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Guarda s'alcun di noi unqua vedesti, sì che di lui di là novella porti: deh, perché vai? deh, perché non t'arresti?

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Noi fummo tutti già per forza morti, e peccatori infino a l'ultima ora; quivi lume del ciel ne fece accorti, sì che, pentendo e perdonando, fora di vita uscimmo a Dio pacificati, che del disio di sé veder n'accora».

E io: «Perché ne' vostri visi guati, non riconosco alcun; ma s'a voi piace cosa ch'io possa, spiriti ben nati, voi dite, e io farò per quella pace che, dietro a' piedi di sì fatta guida, di mondo in mondo cercar mi si face».

E uno incominciò: «Ciascun si fida del beneficio tuo sanza giurarlo, pur che 'l voler nonpossa non ricida.

Ond' io, che solo innanzi a li altri parlo, ti priego, se mai vedi quel paese che siede tra Romagna e quel di Carlo, che tu mi sie di tuoi prieghi cortese in Fano, sì che ben per me s'adori pur ch'i' possa purgar le gravi offese.

Quindi fu' io; ma li profondi fóri ond' uscì 'l sangue in sul quale io sedea, fatti mi fuoro in grembo a li Antenori, là dov' io più sicuro esser credea: quel da Esti il fé far, che m'avea in ira assai più là che dritto non volea.

Ma s'io fosse fuggito inver' la Mira, quando fu' sovragiunto ad Orïaco, ancor sarei di là dove si spira.

Corsi al palude, e le cannucce e 'l braco m'impigliar sì ch'i' caddi; e lì vid' io 179

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

de le mie vene farsi in terra laco».

Poi disse un altro: «Deh, se quel disio si compia che ti tragge a l'alto monte, con buona pïetate aiuta il mio!

Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; Giovanna o altri non ha di me cura; per ch'io vo tra costor con bassa fronte».

E io a lui: «Qual forza o qual ventura ti travïò sì fuor di Campaldino,

che non si seppe mai tua sepultura?».

«Oh!», rispuos' elli, «a piè del Casentino traversa un'acqua c'ha nome l'Archiano, che sovra l'Ermo nasce in Apennino.

Là 've 'l vocabol suo diventa vano, arriva' io forato ne la gola,

fuggendo a piede e sanguinando il piano.

Quivi perdei la vista e la parola; nel nome di Maria fini', e quivi

caddi, e rimase la mia carne sola.

Io dirò vero, e tu 'l ridì tra ' vivi: l'angel di Dio mi prese, e quel d'inferno gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?

Tu te ne porti di costui l'etterno per una lagrimetta che 'l mi toglie; ma io farò de l'altro altro governo!".

Ben sai come ne l'aere si raccoglie quell' umido vapor che in acqua riede, tosto che sale dove 'l freddo il coglie.

Giunse quel mal voler che pur mal chiede con lo 'ntelletto, e mosse il fummo e 'l vento per la virtù che sua natura diede.

Indi la valle, come 'l dì fu spento, 180

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

da Pratomagno al gran giogo coperse di nebbia; e 'l ciel di sopra fece intento, sì che 'l pregno aere in acqua si converse; la pioggia cadde, e a' fossati venne di lei ciò che la terra non sofferse; e come ai rivi grandi si convenne, ver' lo fiume real tanto veloce

si ruinò, che nulla la ritenne.

Lo corpo mio gelato in su la foce trovò l'Archian rubesto; e quel sospinse ne l'Arno, e sciolse al mio petto la croce ch'i' fe' di me quando 'l dolor mi vinse; voltòmmi per le ripe e per lo fondo, poi di sua preda mi coperse e cinse».

«Deh, quando tu sarai tornato al mondo e riposato de la lunga via»,

seguitò 'l terzo spirito al secondo,

«ricorditi di me, che son la Pia; Siena mi fé, disfecemi Maremma:

salsi colui che 'nnanellata pria

disposando m'avea con la sua gemma».

CANTO VI

[Canto VI, dove si tratta di quella medesima qualitade, dove si purga la predetta mala volontà di vendicare la 'ngiuria, e per questo si ritarda sua confessione, e dove truova e nomina Sordella da Mantua.]

Quando si parte il gioco de la zara, 181

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

colui che perde si riman dolente, repetendo le volte, e tristo impara; con l'altro se ne va tutta la gente; qual va dinanzi, e qual di dietro il prende, e qual dallato li si reca a mente; el non s'arresta, e questo e quello intende; a cui porge la man, più non fa pressa; e così da la calca si difende.

Tal era io in quella turba spessa, volgendo a loro, e qua e là, la faccia, e promettendo mi sciogliea da essa.

Quiv' era l'Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, e l'altro ch'annegò correndo in caccia.

Quivi pregava con le mani sporte

Federigo Novello, e quel da Pisa

che fé parer lo buon Marzucco forte.

Vidi conte Orso e l'anima divisa

dal corpo suo per astio e per inveggia, com' e' dicea, non per colpa commisa; Pier da la Broccia dico; e qui proveggia, mentr' è di qua, la donna di Brabante, sì che però non sia di peggior greggia.

Come libero fui da tutte quante

quell' ombre che pregar pur ch'altri prieghi, sì che s'avacci lor divenir sante, io cominciai: «El par che tu mi nieghi, o luce mia, espresso in alcun testo che decreto del cielo orazion pieghi; e questa gente prega pur di questo: sarebbe dunque loro speme vana,

o non m'è 'l detto tuo ben manifesto?».

Are sens