trescando alzato, l'umile salmista, e più e men che re era in quel caso.
Di contra, effigïata ad una vista d'un gran palazzo, Micòl ammirava sì come donna dispettosa e trista.
I' mossi i piè del loco dov' io stava, per avvisar da presso un'altra istoria, che di dietro a Micòl mi biancheggiava.
Quiv' era storïata l'alta gloria
del roman principato, il cui valore mosse Gregorio a la sua gran vittoria; i' dico di Traiano imperadore;
e una vedovella li era al freno,
di lagrime atteggiata e di dolore.
Intorno a lui parea calcato e pieno di cavalieri, e l'aguglie ne l'oro sovr' essi in vista al vento si movieno.
La miserella intra tutti costoro
pareva dir: «Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch'è morto, ond' io m'accoro»; ed elli a lei rispondere: «Or aspetta tanto ch'i' torni»; e quella: «Segnor mio», come persona in cui dolor s'affretta,
«se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov' io, la ti farà»; ed ella: «L'altrui bene a te che fia, se 'l tuo metti in oblio?»; ond' elli: «Or ti conforta; ch'ei convene ch'i' solva il mio dovere anzi ch'i' mova: giustizia vuole e pietà mi ritene».
Colui che mai non vide cosa nova
produsse esto visibile parlare,
novello a noi perché qui non si trova.
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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Mentr' io mi dilettava di guardare l'imagini di tante umilitadi,
e per lo fabbro loro a veder care,
«Ecco di qua, ma fanno i passi radi», mormorava il poeta, «molte genti: questi ne 'nvïeranno a li alti gradi».
Li occhi miei, ch'a mirare eran contenti per veder novitadi ond' e' son vaghi, volgendosi ver' lui non furon lenti.
Non vo' però, lettor, che tu ti smaghi di buon proponimento per udire
come Dio vuol che 'l debito si paghi.
Non attender la forma del martìre: pensa la succession; pensa ch'al peggio oltre la gran sentenza non può ire.
Io cominciai: «Maestro, quel ch'io veggio muovere a noi, non mi sembian persone, e non so che, sì nel veder vaneggio».
Ed elli a me: «La grave condizione di lor tormento a terra li rannicchia, sì che ' miei occhi pria n'ebber tencione.
Ma guarda fiso là, e disviticchia col viso quel che vien sotto a quei sassi: già scorger puoi come ciascun si picchia».
O superbi cristian, miseri lassi, che, de la vista de la mente infermi, fidanza avete ne' retrosi passi,
non v'accorgete voi che noi siam vermi nati a formar l'angelica farfalla, che vola a la giustizia sanza schermi?
Di che l'animo vostro in alto galla, poi siete quasi antomata in difetto, sì come vermo in cui formazion falla?
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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________
Come per sostentar solaio o tetto, per mensola talvolta una figura
si vede giugner le ginocchia al petto, la qual fa del non ver vera rancura nascere 'n chi la vede; così fatti vid' io color, quando puosi ben cura.
Vero è che più e meno eran contratti secondo ch'avien più e meno a dosso; e qual più pazïenza avea ne li atti, piangendo parea dicer: 'Più non posso'.
CANTO XI
[Canto XI, nel quale si tratta del sopradetto primo girone e de'
superbi medesimi, e qui si purga la vana gloria ch'è uno de' rami de la superbia; dove nomina il conte Uberto da Santafiore e messer Provenzano Salvani di Siena e molti altri.]
«O Padre nostro, che ne' cieli stai, non circunscritto, ma per più amore ch'ai primi effetti di là sù tu hai, laudato sia 'l tuo nome e 'l tuo valore da ogne creatura, com' è degno
di render grazie al tuo dolce vapore.
Vegna ver' noi la pace del tuo regno, ché noi ad essa non potem da noi, s'ella non vien, con tutto nostro ingegno.