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Di bere e di mangiar n'accende cura l'odor ch'esce del pomo e de lo sprazzo che si distende su per sua verdura.

E non pur una volta, questo spazzo girando, si rinfresca nostra pena: io dico pena, e dovria dir sollazzo, ché quella voglia a li alberi ci mena che menò Cristo lieto a dire 'Elì', quando ne liberò con la sua vena».

E io a lui: «Forese, da quel dì

nel qual mutasti mondo a miglior vita, cinqu' anni non son vòlti infino a qui.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Se prima fu la possa in te finita di peccar più, che sovvenisse l'ora del buon dolor ch'a Dio ne rimarita, come se' tu qua sù venuto ancora?

Io ti credea trovar là giù di sotto, dove tempo per tempo si ristora».

Ond' elli a me: «Sì tosto m'ha condotto a ber lo dolce assenzo d'i martìri la Nella mia con suo pianger dirotto.

Con suoi prieghi devoti e con sospiri tratto m'ha de la costa ove s'aspetta, e liberato m'ha de li altri giri.

Tanto è a Dio più cara e più diletta la vedovella mia, che molto amai, quanto in bene operare è più soletta; ché la Barbagia di Sardigna assai ne le femmine sue più è pudica

che la Barbagia dov' io la lasciai.

O dolce frate, che vuo' tu ch'io dica?

Tempo futuro m'è già nel cospetto, cui non sarà quest' ora molto antica, nel qual sarà in pergamo interdetto a le sfacciate donne fiorentine

l'andar mostrando con le poppe il petto.

Quai barbare fuor mai, quai saracine, cui bisognasse, per farle ir coperte, o spiritali o altre discipline?

Ma se le svergognate fosser certe di quel che 'l ciel veloce loro ammanna, già per urlare avrian le bocche aperte; ché, se l'antiveder qui non m'inganna, prima fien triste che le guance impeli 266

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

colui che mo si consola con nanna.

Deh, frate, or fa che più non mi ti celi!

vedi che non pur io, ma questa gente tutta rimira là dove 'l sol veli».

Per ch'io a lui: «Se tu riduci a mente qual fosti meco, e qual io teco fui, ancor fia grave il memorar presente.

Di quella vita mi volse costui

che mi va innanzi, l'altr' ier, quando tonda vi si mostrò la suora di colui»,

e 'l sol mostrai; «costui per la profonda notte menato m'ha d'i veri morti

con questa vera carne che 'l seconda.

Indi m'han tratto sù li suoi conforti, salendo e rigirando la montagna

che drizza voi che 'l mondo fece torti.

Tanto dice di farmi sua compagna

che io sarò là dove fia Beatrice; quivi convien che sanza lui rimagna.

Virgilio è questi che così mi dice», e addita'lo; «e quest' altro è quell' ombra per cuï scosse dianzi ogne pendice lo vostro regno, che da sé lo sgombra».

CANTO XXIV

[Canto XXIV nel quale si tratta del sopradetto sesto girone e di quelli che si purgano del predetto peccato e vizio de la gola; e predicesi qui alcune cose a venire de la città lucana.]

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Né 'l dir l'andar, né l'andar lui più lento facea, ma ragionando andavam forte, sì come nave pinta da buon vento; e l'ombre, che parean cose rimorte, per le fosse de li occhi ammirazione traean di me, di mio vivere accorte.

E io, continüando al mio sermone, dissi: «Ella sen va sù forse più tarda che non farebbe, per altrui cagione.

Ma dimmi, se tu sai, dov' è Piccarda; dimmi s'io veggio da notar persona tra questa gente che sì mi riguarda».

«La mia sorella, che tra bella e buona non so qual fosse più, trïunfa lieta ne l'alto Olimpo già di sua corona».

Sì disse prima; e poi: «Qui non si vieta di nominar ciascun, da ch'è sì munta nostra sembianza via per la dïeta.

Questi», e mostrò col dito, «è Bonagiunta, Bonagiunta da Lucca; e quella faccia di là da lui più che l'altre trapunta ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: dal Torso fu, e purga per digiuno l'anguille di Bolsena e la vernaccia».

Molti altri mi nomò ad uno ad uno; e del nomar parean tutti contenti, sì ch'io però non vidi un atto bruno.

Vidi per fame a vòto usar li denti Ubaldin da la Pila e Bonifazio

che pasturò col rocco molte genti.

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Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

Vidi messer Marchese, ch'ebbe spazio già di bere a Forlì con men secchezza, e sì fu tal, che non si sentì sazio.

Ma come fa chi guarda e poi s'apprezza più d'un che d'altro, fei a quel da Lucca, che più parea di me aver contezza.

El mormorava; e non so che «Gentucca»

sentiv' io là, ov' el sentia la piaga de la giustizia che sì li pilucca.

Are sens