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come convien ch'igualmente risplenda.

Or, come ai colpi de li caldi rai de la neve riman nudo il suggetto e dal colore e dal freddo primai, così rimaso te ne l'intelletto

voglio informar di luce sì vivace, 325

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

che ti tremolerà nel suo aspetto.

Dentro dal ciel de la divina pace si gira un corpo ne la cui virtute l'esser di tutto suo contento giace.

Lo ciel seguente, c'ha tante vedute, quell' esser parte per diverse essenze, da lui distratte e da lui contenute.

Li altri giron per varie differenze le distinzion che dentro da sé hanno dispongono a lor fini e lor semenze.

Questi organi del mondo così vanno, come tu vedi omai, di grado in grado, che di sù prendono e di sotto fanno.

Riguarda bene omai sì com' io vado per questo loco al vero che disiri, sì che poi sappi sol tener lo guado.

Lo moto e la virtù d'i santi giri, come dal fabbro l'arte del martello, da' beati motor convien che spiri; e 'l ciel cui tanti lumi fanno bello, de la mente profonda che lui volve prende l'image e fassene suggello.

E come l'alma dentro a vostra polve per differenti membra e conformate a diverse potenze si risolve,

così l'intelligenza sua bontate

multiplicata per le stelle spiega, girando sé sovra sua unitate.

Virtù diversa fa diversa lega

col prezïoso corpo ch'ella avviva, nel qual, sì come vita in voi, si lega.

Per la natura lieta onde deriva,

326

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

la virtù mista per lo corpo luce

come letizia per pupilla viva.

Da essa vien ciò che da luce a luce par differente, non da denso e raro; essa è formal principio che produce, conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro».

CANTO III

[Canto terzo, nel quale si tratta di quello medesimo cielo de la Luna e di certi spiriti che appariro in esso; e solve qui una questione: cioè se li spiriti che sono in cielo di sotto vorrebbero esser più sù ch'elli siano.]

Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto, di bella verità m'avea scoverto,

provando e riprovando, il dolce aspetto; e io, per confessar corretto e certo me stesso, tanto quanto si convenne leva' il capo a proferer più erto; ma visïone apparve che ritenne

a sé me tanto stretto, per vedersi, che di mia confession non mi sovvenne.

Quali per vetri trasparenti e tersi, o ver per acque nitide e tranquille, non sì profonde che i fondi sien persi, tornan d'i nostri visi le postille debili sì, che perla in bianca fronte non vien men forte a le nostre pupille; tali vid' io più facce a parlar pronte; 327

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

per ch'io dentro a l'error contrario corsi a quel ch'accese amor tra l'omo e 'l fonte.

Sùbito sì com' io di lor m'accorsi, quelle stimando specchiati sembianti, per veder di cui fosser, li occhi torsi; e nulla vidi, e ritorsili avanti

dritti nel lume de la dolce guida, che, sorridendo, ardea ne li occhi santi.

«Non ti maravigliar perch' io sorrida», mi disse, «appresso il tuo püeril coto, poi sopra 'l vero ancor lo piè non fida, ma te rivolve, come suole, a vòto: vere sustanze son ciò che tu vedi, qui rilegate per manco di voto.

Però parla con esse e odi e credi; ché la verace luce che le appaga

da sé non lascia lor torcer li piedi».

E io a l'ombra che parea più vaga di ragionar, drizza'mi, e cominciai, quasi com' uom cui troppa voglia smaga:

«O ben creato spirito, che a' rai di vita etterna la dolcezza senti che, non gustata, non s'intende mai, grazïoso mi fia se mi contenti

del nome tuo e de la vostra sorte».

Ond' ella, pronta e con occhi ridenti:

«La nostra carità non serra porte a giusta voglia, se non come quella che vuol simile a sé tutta sua corte.

I' fui nel mondo vergine sorella; e se la mente tua ben sé riguarda, non mi ti celerà l'esser più bella, 328

Dante Alighieri - La Divina Commedia ____________________________________________________

ma riconoscerai ch'i' son Piccarda, che, posta qui con questi altri beati, beata sono in la spera più tarda.

Li nostri affetti, che solo infiammati son nel piacer de lo Spirito Santo, letizian del suo ordine formati.

E questa sorte che par giù cotanto, però n'è data, perché fuor negletti li nostri voti, e vòti in alcun canto».

Ond' io a lei: «Ne' mirabili aspetti vostri risplende non so che divino che vi trasmuta da' primi concetti: però non fui a rimembrar festino; ma or m'aiuta ciò che tu mi dici, sì che raffigurar m'è più latino.

Ma dimmi: voi che siete qui felici, disiderate voi più alto loco

per più vedere e per più farvi amici?».

Con quelle altr' ombre pria sorrise un poco; da indi mi rispuose tanto lieta,

ch'arder parea d'amor nel primo foco:

Are sens