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Poi ripetè più volte la solita operazione; e via via che cavava fuori gli altri pesci, sentiva venirsi l’acquolina in bocca e gongolando diceva:

– Buoni questi naselli!...

– Squisiti questi muggini!...

– Deliziose queste sogliole!...

– Prelibati questi ragnotti!...

– Carine queste acciughe col capo!...

Come potete immaginarvelo, i naselli, i muggini, le sogliole, i ragnotti e le acciughe, andarono tutti alla rin-fusa nella conca, a tener compagnia alle triglie.

L’ultimo che restò nella rete fu Pinocchio.

Appena il pescatore l’ebbe cavato fuori, sgranò dalla Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio maraviglia i suoi occhioni verdi, gridando quasi impaurito:

– Che razza di pesce è questo? Dei pesci fatti a questo modo non mi ricordo di averne mai mangiati!

E tornò a guardarlo attentamente, e dopo averlo guardato ben bene per ogni verso, finì col dire:

– Ho già capito: dev’essere un granchio di mare.

Allora Pinocchio mortificato di sentirsi scambiare per un granchio, disse con accento risentito:

– Ma che granchio e non granchio? Guardi come lei mi tratta! Io per sua regola sono un burattino.

– Un burattino? – replicò il pescatore. – Dico la verità, il pesce burattino è per me un pesce nuovo! Meglio così! Ti mangerò più volentieri.

– Mangiarmi? Ma la vuol capire che io non sono un pesce? O non sente che parlo, e ragiono come lei? – è verissimo, – soggiunse il pescatore, – e siccome vedo che sei un pesce, che hai la fortuna di parlare e di ragio-nare, come me, così voglio usarti anch’io i dovuti riguardi.

– E questi riguardi sarebbero?...

– In segno di amicizia e di stima particolare, lascerò a te la scelta del come vuoi essere cucinato. Desideri essere fritto in padella, oppure preferisci di essere cotto nel tegame colla salsa di pomidoro?

– A dir la verità, – rispose Pinocchio, – se io debbo scegliere, preferisco piuttosto di essere lasciato libero, per potermene tornare a casa mia.

– Tu scherzi? Ti pare che io voglia perdere l’occasione di assaggiare un pesce cosi raro? Non capita mica tutti i giorni un pesce burattino in questi mari. Lascia fare a me: ti friggerò in padella assieme a tutti gli altri pesci, e te ne troverai contento. L’esser fritto in compagnia è sempre una consolazione.

L’infelice Pinocchio, a quest’antifona, cominciò a piangere, a strillare, a raccomandarsi e piangendo dice-Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio va: – Quant’era meglio, che fossi andato a scuola!... Ho voluto dar retta ai compagni, e ora la pago! Ih!... Ih!...

Ih!...

E perché si divincolava come un anguilla e faceva sforzi incredibili, per isgusciare dalle grinfie del pescatore verde, questi prese una bella buccia di giunco, e dopo averlo legato per le mani e per i piedi, come un salame, lo gettò in fondo alla conca cogli altri.

Poi, tirato fuori un vassoiaccio di legno, pieno di farina, si dette a infarinare tutti quei pesci; e man mano che li aveva infarinati, li buttava a friggere dentro la padella.

I primi a ballare nell’olio bollente furono i poveri naselli: poi toccò ai ragnotti, poi ai muggini, poi alle sogliole e alle acciughe, e poi venne la volta di Pinocchio.

Il quale a vedersi così vicino alla morte (e che brutta morte!) fu preso da tanto tremito e da tanto spavento, che non aveva più né voce né fiato per raccomandarsi.

Il povero figliuolo si raccomandava cogli occhi!

Ma il pescatore verde, senza badarlo neppure, lo av-voltolò cinque o sei volte nella farina, infarinandolo così bene dal capo ai piedi, che pareva diventato un burattino di gesso.

Poi lo prese per il capo, e...

Letteratura italiana Einaudi

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Carlo Collodi - Le avventure di PinocchioRitorna a casa della Fata, la quale gli promette che ilgiorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà unragazzo. Gran colazione di caffè-e-latte per festeggiarequesto grande avvenimento.

Mentre il pescatore era proprio sul punto di buttar Pinocchio nella padella, entrò nella grotta un grosso cane condotto là dall’odore acutissimo e ghiotto della frittura.

– Passa via! – gli gridò il pescatore minacciandolo e tenendo sempre in mano il burattino infarinato.

Ma il povero cane aveva una fame per quattro, e mu-golando e dimenando la coda, pareva che dicesse:

«Dammi un boccon di frittura e ti lascio in pace».

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