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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio nissima pedata nell’uscio della casa. Il colpo fu così forte, che il piede penetrò nel legno fino a mezzo: e quando il burattino si provò a ricavarlo fuori, fu tutta fatica inutile: perché il piede c’era rimasto conficcato dentro, come un chiodo ribadito.
Figuratevi il povero Pinocchio ! Dovè passare tutto il resto della notte con un piede in terra e con quell’altro per aria.
La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì.
Quella brava bestiola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata!
– Che cosa fate con codesto piede conficcato nell’uscio? – domandò ridendo al burattino.
– E’ stata una disgrazia. Vedete un po’, Lumachina bella, se vi riesce di liberarmi da questo supplizio.
– Ragazzo mio, così ci vuole un legnaiolo, e io non ho mai fatto la legnaiola.
– Pregate la Fata da parte mia!...
– La Fata dorme e non vuol essere svegliata.
– Ma che cosa volete che io faccia inchiodato tutto il giorno a questa porta?
– Divertiti a contare le formicole che passano per la strada.
– Portatemi almeno qualche cosa da mangiare, perché mi sento rifinito.
– Subito! – disse la Lumaca.
Difatti dopo tre ore e mezzo Pinocchio la vide tornare con un vassoio d’argento in capo. Nel vassoio c’era un pane, un pollastro arrosto e quattro albicocche ma-ture.
– Ecco la colazione che vi manda la Fata, – disse la Lumaca.
Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio Alla vista di quella grazia di Dio, il burattino sentì consolarsi tutto.
Ma quale fu il suo disinganno, quando incominciando a mangiare, si dovè accorgere che il pane era di gesso, il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro, colorite al naturale.
Voleva piangere, voleva darsi alla disperazione, voleva buttar via il vassoio e quel che c’era dentro: ma invece, o fosse il gran dolore o la gran languidezza di stomaco, fatto sta che cadde svenuto.
Quando si riebbe, si trovò disteso sopra un sofà, e la Fata era accanto a lui.
– Anche per questa volta ti perdono, – gli disse la Fata, – ma guai a te se me ne fai un’altra delle tue!...
Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto sempre bene. E mantenne la parola per tutto il resto dell’anno. Difatti, agli esami delle vacanze, ebbe l’onore di essere il più bravo della scuola; e i suoi portamenti, in generale, furono giudicati così lodevoli e soddisfacenti, che la Fata, tutta contenta, gli disse:
– Domani finalmente il tuo desiderio sarà appagato!
– Cioè?
– Domani finirai di essere un burattino di legno, e diventerai un ragazzo perbene.
Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio, a questa notizia tanto sospirata, non potrà mai figurarsela. Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invita-ti per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grande avvenimento: e la Fata aveva fatto preparare dugento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati di sotto e di sopra.
Quella giornata prometteva d’essere molto bella e molto allegra, ma...
Disgraziatamente, nella vita dei burattini c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa.
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Carlo Collodi - Le avventure di PinocchioPinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte dinascosto col suo amico Lucignolo per il Paese deiBalocchi.
Com’è naturale, Pinocchio chiese subito alla Fata il permesso di andare in giro per la città a fare gli inviti: e la Fata gli disse:
– Vai pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati di tornare a casa prima che faccia notte. Hai capito?
– Fra un’ora prometto di essere bell’e ritornato, – replicò il burattino.
– Bada, Pinocchio! I ragazzi fanno presto a promet-tere: ma il più delle volte, fanno tardi a mantenere.
– Ma io non sono come gli altri: io, quando dico una cosa, la mantengo.
– Vedremo. Caso poi tu disubbidissi, tanto peggio per te.
– Perché?