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Add to favorite 🔥 🔥 "Il barone rampante" di Italo Calvino

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Dopo l’estate si stabilisce con la moglie a Roma, in un 4

appartamento in via di Monte Brianzo. La famiglia comprende anche Marcelo, il figlio che Chichita ha avuto sedici anni prima dal marito precedente. Ogni due settimane si reca a Torino per le riunioni einaudiane e per sbrigare la corrispondenza.

Appare sul «Menabò» numero 7 il saggio L’antitesi operaia, che avrà scarsa eco. Nella raccolta Una pietra sopra (1980) Calvino lo presenterà come «un tentativo di inserire nello sviluppo del mio discorso (quello dei miei precedenti saggi sul «Menabò») una ricognizione delle diverse valutazioni del ruolo storico della classe operaia e in sostanza di tutta la problematica della sinistra di quegli anni [...] forse l’ultimo mio tentativo di comporre gli elementi più diversi in un disegno unitario e armonico».

Ripubblica con una fondamentale prefazione Il sentiero dei nidi di ragno. Escono sul «Caffè» quattro cosmicomiche.

1965

Nasce a Roma la figlia Giovanna. «Fare l’esperienza della paternità per la prima volta dopo i quarant’anni dà un grande senso di pienezza, ed è oltretutto un inaspettato divertimento» (lettera del 24 novembre a Hans Magnus Enzensberger).

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Pubblica Le Cosmicomiche. Con lo pseudonimo Tonio Cavilla, cura un’edizione ridotta e commentata del Barone rampante nella collana

«Letture per la scuola media». Esce il dittico La nuvola di smog e La formica argentina (in precedenza edite nei Racconti).

Interviene con due articoli («Rinascita», 30 gennaio e «Il Giorno», 3

febbraio) nel dibattito sul nuovo italiano «tecnologico», aperto da Pier Paolo Pasolini.

1966

Il 12 febbraio muore Vittorini. «É difficile associare l’idea della morte - e fino a ieri quella della malattia - alla figura di Vittorini.

Le immagini della negatività esistenziale, fondamentali per tanta parte della letteratura contemporanea, non erano le sue: Elio era sempre alla ricerca di nuove immagini di vita. E sapeva suscitarle negli altri» [Conf 66]. Un anno dopo, in un numero monografico del

“Menabò” dedicato allo scrittore siciliano, pubblicherà l’ampio saggio Vittorini: progettazione e letteratura.

Dopo la scomparsa di Vittorini la posizione di Calvino nei riguardi dell’attualità muta: subentra, come dichiarerà in seguito, una presa di distanza, con un cambiamento di ritmo. «Una vocazione di topo di 6

biblioteca che prima non avevo mai potuto seguire [...] adesso ha preso il sopravvento, con mia piena soddisfazione, devo dire. Non che sia diminuito il mio interesse per quello che succede, ma non sento più la spinta a esserci in mezzo in prima persona. É soprattutto per via del fatto che non sono più giovane, si capisce. Lo stendhalismo, che era stata la filosofia pratica della mia giovinezza, a un certo punto è finito.

Forse è solo un processo del metabolismo, una cosa che viene con l’età, ero stato giovane a lungo, forse troppo, tutt’a un tratto ho sentito che doveva cominciare la vecchiaia, sì proprio la vecchiaia, sperando magari d’allungare la vecchiaia cominciandola prima» [Cam 73].

La presa di distanza non è però una scontrosa chiusura all’esterno.

Nel settembre invia a un editore inglese un contributo al volume Authors take sides on Vietnam («In un mondo in cui nessuno può essere contento di se stesso o in pace con la propria coscienza, in cui nessuna nazione o istituzione può pretendere d’incarnare un’idea universale e neppure soltanto la propria verità particolare, la presenza della gente del Vietnam è la sola che dia luce»).

1967

In luglio si trasferisce con la famiglia a Parigi, in una villetta sita in 7

Square de Châtillon, col proposito di restarvi cinque anni. Vi abiterà invece fino al 1980, compiendo peraltro frequenti viaggi in Italia, dove trascorre anche le estati.

Finisce di tradurre I fiori blu di Raymond Queneau. Alla poliedrica attività del bizzarro scrittore francese rinviano vari aspetti del Calvino maturo: il gusto della comicità estrosa e paradossale (che non sempre s’identifica con il divertissement), l’interesse per la scienza e per il gioco combinatorio, un’idea artigianale della letteratura in cui convivono sperimentalismo e classicità.

Da una conferenza sul tema Cibernetica e fantasmi ricava il saggio Appunti sulla narrativa come processo combinatorio, che pubblica su

«Nuova Corrente». Sulla stessa rivista e su «Rendiconti» escono rispettivamente La cariocinesi e Il sangue, il mare, entrambi poi raccolti nel volume Ti con zero.

1968

Il nuovo interesse per la semiologia è testimoniato dalla partecipazione ai due seminari di Barthes su Sarrasine di Balzac all’Ecole des Hautes Etudes della Sorbona, e a una settimana di studi semiotici all’Università di Urbino, caratterizzata dall’intervento di 8

Greimas.

A Parigi frequenta Queneau, che lo presenterà ad altri membri dell’ Oulipo ( Ouvroir de littérature potentielle, emanazione del Collège de Pataphysique di Alfred Jarry), fra i quali Georges Perec, Franois Le Lionnais, Jacques Roubaud, Paul Fournel. Per il resto, nella capitale francese i suoi contatti sociali e culturali non saranno particolarmente intensi: «Forse io non ho la dote di stabilire dei rapporti personali con i luoghi, resto sempre un po’ a mezz’aria, sto nelle città con un piede solo. La mia scrivania è un po’ come un’isola: potrebbe essere qui come in un altro paese [...] facendo lo scrittore una parte del mio lavoro la posso svolgere in solitudine, non importa dove, in una casa isolata in mezzo alla campagna, o in un’isola, e questa casa di campagna io ce l’ho nel bel mezzo di Parigi. E così, mentre la vita di relazione connessa col mio lavoro si svolge tutta in Italia, qui ci vengo quando posso o devo stare solo» [EP 74].

Come già nei riguardi dei movimenti giovanili di protesta dei primi anni Sessanta, segue la contestazione studentesca con interesse, ma senza condividerne atteggiamenti e ideologia.

Il suo «contributo al rimescolio di idee di questi anni» [Cam 73] è legato piuttosto alla riflessione sul tema dell’utopia. Matura così la 9

proposta di una rilettura di Fourier, che si concreta nel ‘71 con la pubblicazione di un’originale antologia di scritti: «É dell’indice del volume che sono particolarmente fiero: il mio vero saggio su Fourier è quello» [Four 71].

Rifiuta il premio Viareggio per Ti con zero («Ritenendo definitivamente conclusa epoca premi letterari rinuncio premio perché non mi sento di continuare ad avallare con mio consenso istituzioni ormai svuotate di significato stop. Desiderando evitare ogni clamore giornalistico prego non annunciare mio nome fra vincitori stop.

Credete mia amicizia»); accetterà invece due anni dopo il premio Asti, nel ‘72 il premio Feltrinelli e quello dell’Accademia dei Lincei, poi quello della Città di Nizza, il Mondello e altri.

Pubblica presso il Club degli Editori di Milano La memoria del mondo e altre storie cosmicomiche.

1969

Nel volume Tarocchi. Il mazzo visconteo di Bergamo e New York di Franco Maria Ricci appare Il castello dei destini incrociati. Prepara la seconda edizione di Ultimo viene il corvo. Sul «Caffè» appare La decapitazione dei capi.

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Cura per l’editore Zanichelli, in collaborazione con Giambattista Salinari, La lettura. Antologia per la scuola media. Di concezione interamente calviniana sono i capitoli Osservare e Descrivere, nei quali si propone un’idea di descrizione come esperienza conoscitiva,

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