Pubblica su «Nuova Corrente» La gallina di reparto, frammento del romanzo inedito La collana della regina, e su «Nuovi Argomenti» La nuvola di smog. Appare il grande volume antologico dei Racconti, a cui verrà assegnato l’anno seguente il premio Bagutta.
Collabora al settimanale «Italia domani» e alla rivista di Antonio Giolitti «Passato e Presente», partecipando per qualche tempo al dibattito per una nuova sinistra socialista.
Per alcuni anni intrattiene rapporti con il gruppo «Cantacronache», scrivendo tra il ‘58 e il ‘59 testi per quattro canzoni di Liberovici ( Canzone triste, Dove vola l’avvoltoio, Oltre il ponte e Il padrone del mondo), e una di Fiorenzo Carpi ( Sul verde fiume Po). Scriverà anche le parole per una canzone di Laura Betti, La tigre, e quelle di Turin-la-nuit, musicata da Piero Santi.
1959
9
Esce Il cavaliere inesistente.
Chiude - con il numero 3 dell’anno ottavo - il «Notiziario Einaudi».
Inizia le pubblicazioni «Il menabò di letteratura»: «Vittorini lavorava da Mondadori a Milano, io lavoravo da Einaudi a Torino. Siccome durante tutto il periodo dei “Gettoni” ero io che dalla redazione torinese tenevo i contatti con lui, Vittorini volle che il mio nome figurasse accanto al suo come condirettore del “Menabò”. In realtà la rivista era pensata e composta da lui, che decideva l’impostazione d’ogni numero, ne discuteva con gli amici invitati a collaborare, e raccoglieva la maggior parte dei testi» [Men 73].
Declina un’offerta di collaborazione al quotidiano socialista
«Avanti!».
In settembre viene messo in scena alla Fenice di Venezia il racconto mimico Allez-hop, musicato da Luciano Berio. A margine della produzione narrativa e saggistica e dell’attività giornalistica ed editoriale, Calvino coltiva infatti lungo l’intero arco della sua carriera l’antico interesse per il teatro, la musica e lo spettacolo in generale, tuttavia con sporadici risultati compiuti.
A novembre, grazie a un finanziamento della Ford Foundation, parte per un viaggio negli Stati Uniti che lo porta nelle principali 0
località del paese. Il viaggio dura sei mesi: quattro ne trascorre a New York. La città lo colpisce profondamente, anche per la varietà degli ambienti con cui entra in contatto. Anni dopo dirà che New York è la città che ha sentito sua più di qualsiasi altra. Ma già nella prima delle corrispondenze scritte per il settimanale «ABC» scriveva: «Io amo New York, e l’amore è cieco. E muto: non so controbattere le ragioni degli odiatori con le mie [...] In fondo, non si è mai capito bene perché Stendhal amasse tanto Milano. Farò scrivere sulla mia tomba, sotto il mio nome, “newyorkese”?» (11 giugno 1960).
1960
Raccoglie la trilogia araldica nel volume dei Nostri antenati, accompagnandola con un’importante introduzione.
Appare, sul «Menabò» numero 2, il saggio Il mare dell’oggettività.
1961
La sua notorietà va sempre più consolidandosi. Di fronte al moltiplicarsi delle offerte, appare combattuto fra disponibilità curiosa ed esigenza di concentrazione: «Da un po’ di tempo, le richieste di 1
collaborazioni da tutte le parti - quotidiani, settimanali, cinema, teatro, radio, televisione -, richieste una più allettante dell’altra come compenso e risonanza, sono tante e così pressanti, che io - combattuto fra il timore di disperdermi in cose effimere, l’esempio di altri scrittori più versatili e fecondi che a momenti mi dà il desiderio d’imitarli ma poi invece finisce per ridarmi il piacere di star zitto pur di non assomigliare a loro, il desiderio di raccogliermi per pensare al “libro”
e nello stesso tempo il sospetto che solo mettendosi a scrivere qualunque cosa anche “alla giornata” si finisce per scrivere ciò che rimane - insomma, succede che non scrivo né per i giornali, né per le occasioni esterne né per me stesso» (lettera a Emilio Cecchi, 3
novembre). Tra le proposte rifiutate, quella del «Corriere della sera».
Raccoglie le cronache e le impressioni del suo viaggio negli Stati Uniti in un libro, Un ottimista in America, che però decide di non pubblicare quando è già in bozze.
In settembre partecipa alla prima marcia della pace Perugia-Assisi, promossa da Aldo Capitini.
1962
In aprile a Parigi fa conoscenza con Esther Judith Singer, detta 2
Chichita, traduttrice argentina che lavora presso organismi internazionali come l’Unesco e l’International Atomic Energy Agency (attività che proseguirà fino al 1984, in qualità di free lance). In questo periodo Calvino si dice affetto da «dromomania»: si sposta di continuo fra Roma (dove ha un pied-à-terre), Torino, Parigi e San Remo.
«I liguri sono di due categorie: quelli attaccati ai propri luoghi come patelle allo scoglio che non riusciresti mai a spostarli; e quelli che per casa hanno il mondo e dovunque siano si trovano come a casa loro.
Ma anche i secondi, e io sono dei secondi [...] tornano regolarmente a casa, restano attaccati al loro paese non meno dei primi» [Bo 60].
Inizia con il quotidiano milanese «Il Giorno» una collaborazione sporadica che si protrarrà per diversi anni.
Sul n. 5 del «Menabò» vede la luce il saggio La sfida al labirinto, sul numero 1 di «Questo e altro» il racconto La strada di San Giovanni.
1963
É l’anno in cui prende forma in Italia il movimento della cosiddetta neoavanguardia; Calvino, pur senza condividerne le istanze, ne segue gli sviluppi con interesse. Dell’attenzione e della distanza di Calvino 3
verso le posizioni del Gruppo ‘63 è significativo documento la polemica con Angelo Guglielmi seguita alla pubblicazione della Sfida al labirinto.
Pubblica nella collana «Libri per ragazzi» la raccolta Marcovaldo ovvero Le stagioni in città. Illustrano il volume (cosa di cui Calvino si dichiarerà sempre fiero) 23 tavole di Sergio Tofano. Escono La giornata d’uno scrutatore e l’edizione in volume autonomo della Speculazione edilizia.
Compie lunghi soggiorni in Francia.
1964
Il 19 febbraio a L’Avana sposa Chichita.
«Nella mia vita ho incontrato donne di grande forza. Non potrei vivere senza una donna al mio fianco. Sono solo un pezzo d’un essere bicefalo e bisessuato, che è il vero organismo biologico e pensante»
[RdM 80].
Il viaggio a Cuba gli dà l’occasione di visitare i luoghi natali e la casa dove abitavano i genitori. Fra i vari incontri, un colloquio personale con Ernesto «Che» Guevara.