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– Mamma – egli rispose – vuoi star zitta? Tu hai paura e non sai quel che ti dici. Umile! – egli ripeté, guardandomi con un ringhio. – Io ho umiliato alcuni di essi per lungo tempo in passato, umile come ero.

Il signor Micawber, affondando elegantemente il collo nella cravatta, subito andò innanzi nella sua composizione.

«Secondo. Heep ha in parecchie occasioni, per quanto mi risulta dalle più sagaci ricerche e informazioni condotte con la massima buona fede, sistematicamente fal-sificata in parecchie registrazioni, e in parecchi libri e documenti la firma del signor W. L’ha specialmente fal-sificata in un caso che può esser da me provato, nella 1340

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maniera seguente, cioè... ».

Di nuovo il signor Micawber si mostrò deliziato di quel formale cumulo di parole, che, comunque ridicolmente sfoggiate nel caso suo, non gli erano interamente proprie. L’ho osservato in molte persone, e mi par che sia nella regola generale. Le persone chiamate a prestar giu-ramento, per esempio, sembrano straordinariamente soddisfatte quando arrivano a parecchie parole che dicono la stessa cosa l’una dopo l’altra, affermando che detestano, abominano, esecrano, e così via. I vecchi anate-mi erano basati sullo stesso principio. Noi parliamo della tirannia delle parole, ma anche noi siamo lieti di ti-rannizzarle; a noi piace di averne una ricca provvista che ci accompagni nelle grandi occasioni; ci pare che ci conferiscano importanza e suonino bene. E così, come non siamo molto difficili sulla qualità dei nostri valletti nelle grandi occasioni, purché portino bene la livrea e facciano numero, non diamo una grande importanza al significato o all’utilità delle parole che usiamo, purché sfilino in pompa magna. E così, come un individuo si caccia in un vespaio quando fa troppo sfoggio di servi in livrea, e così come gli schiavi quando sono troppo numerosi si ribellano contro i loro padroni, io potrei citare una nazione che s’è creata delle grandi difficoltà e se ne creerà altre maggiori col mantenere un corteggio troppo grande di parole.

Il signor Micawber continuò a leggere, leccandosi 1341

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quasi le labbra:

«Per esempio, nella maniera seguente, cioè: Essendo il signor W. infermo, ed essendo nei termini delle probabilità che il suo decesso potesse condurre a qualche scoperta che facesse crollare il dominio di... Heep sulla famiglia W... come io, Wilkins Micawber sottoscritto, affermo... a meno che non si potesse ottenere da sua figlia di rinunziare per affezione filiale a ogni indagine sul passato, il detto... Heep giudicò prudente d’avere un’obbligazione pronta, come fatta dal signor W..., per la summenzionata somma di dodicimila seicentoquattordici sterline, due scellini e nove pence, e relativi interessi, nella quale si affermava che la menzionata somma era stata anticipata da... Heep al signor W... per salvarlo dal disonore, benché realmente la somma non fosse mai stata anticipata. Le firme di questo documento sono state falsificate da... Heep. Egli ha messo il nome del signor W., al disotto di una dichiarazione di W. Micawber. Io ho in mio possesso, di mano sua nel suo taccuino, parecchie simili imitazioni della firma del signor W . , qua e là sfigurate dal fuoco, ma perfettamente leggibili. Io non ho mai in vita mia sottoscritto un atto simile. E ho in mio possesso il documento originale».

Uriah Heep, con un balzo; trasse di tasca un mazzo di chiavi e aperse un certo cassetto; ma poi, mutando improvvisamente parere, si voltò di nuovo verso di noi senza guardarvi.

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«E io ho il documento – lesse di nuovo il signor Micawber, girando gli sguardi intorno, come se fosse il testo d’un sermone – in mio possesso: cioè, l’avevo questa mattina quando ho scritto la presente, ma poi l’ho affidato nelle mani del signor Traddles.

– Verissimo – affermò Traddles.

– Uriah, Uriah! – esclamò la madre. – Sii umile e cerca d’accomodar le cose. Io so che mio figlio sarà umile, signori, se gli darete il tempo di riflettere. Signor Copperfield, certo voi sapete ch’egli è stato sempre molto umile.

Era singolare veder come la madre si aggrappasse al vecchio sistema, mentre il figlio lo respingeva lungi da sé come inutile.

– Mamma – egli disse, mordendo irosamente il fazzoletto che gli avvolgeva la mano – faresti bene a prendere un fucile carico e a spararmelo addosso.

– Ma io ti voglio bene, Uriah! – esclamò la signora Heep. E certamente gli voleva bene, com’egli lo voleva a lei, per quanto possa sembrar strano, giacché essi formavano una coppia bene appaiata. – Io non posso sentirti insultare questo signore, peggiorando la tua condizione. L’ho detto subito al signore, quando m’ha detto per la scala che tutto si era scoperto, che tu saresti stato umile e avresti cercato d’accomodar le cose. Oh, vedete, come sono umile io, signori! Non gli badate!

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– Vedi Copperfield, mamma – egli ribatté iroso, puntando l’indice verso di me, che egli perseguiva con tutta la sua avversione, stimandomi il primo motore della scoperta, della qual cosa non mi curai di disingan-narlo: – vedi Copperfield, ti avrebbe dato cento sterline per sapere meno della metà di quanto tu hai spifferato.

– Non posso far diversamente, Uriah – esclamò sua madre. – Non posso vederti esposto al pericolo dell’alterigia. Sii umile, come sei sempre stato.

Egli rimase per un po’ a mordere il fazzoletto, e poi mi disse con un ghigno:

– Avete qualche altra cosa da dire? Continuate. Perché mi guardate?

Il signor Micawber tosto riprese la lettura, lieto di ridarsi a un compito da cui derivava tanta soddisfazione.

«Terzo. E ultimo. Io ora sono in grado di dimostrare, coi registri falsificati di... Heep, e con le annotazioni au-tentiche di... Heep, a cominciare dal taccuino parzial-mente distrutto (che non sapevo che fosse nel momento che fu scoperto dalla signora Micawber... il giorno che entrammo nel nostro odierno domicilio... in fondo alla casa destinata a ricevere le ceneri del nostro focolare domestico), che le debolezze, i difetti, le stesse virtù, i sentimenti paterni e i sentimenti d’onore del disgraziato signor W. sono stati da anni sfruttati e fatti servire da...

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Heep ai suoi delittuosi disegni. Che il signor W. è stato da anni raggirato, e depredato in tutte le possibili maniere, per l’ingrandimento finanziario di Heep, subdolo, cu-pido ed avaro. Che il principale oggetto di... Heep era, dopo il lucro, di esercitare un assoluto dominio sul signore e la signorina W., senza dir nulla degli altri suoi fini su quest’ultima. Che il suo ultimo atto, soltanto da pochi mesi perpetrato, fu d’indurre il signor W., a rinunziare alla sua parte nella società e perfino a fargli una cessione di tutti i suoi mobili, per un vitalizio da esser pagato esattamente e fedelmente da Heep alla scadenza d’ogni trimestre. Che queste reti, a cominciare da pauro-se e false registrazioni di beni di cui il signor W. era de-positario, in un periodo in cui il signor W. s’era lanciato in imprudenti e mal calcolate speculazioni e non poteva avere in mano il denaro di cui era moralmente e legalmente responsabile, e a continuare con finti prestiti a interesse rovinoso, in realtà fatti dallo stesso... Heep con lo stesso denaro del signor W., s’intricarono gradatamente in così fatto modo che il signor W. non vide altra salvezza che nel mostro in forma umana – il signor Micawber fece gran caso del mostro in forma umana, come d’una frase nuova e originale – che, rendendosi indispensabile, aveva lavorato alla distruzione d’una famiglia. Tutto questo io dimostrerò, e probabilmente anche di più».

Io bisbigliai poche parole ad Agnese, che piangeva, piangeva di gioia e di tristezza al mio fianco, e vi fu un 1345

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movimento accanto a noi, come se il signor Micawber avesse finito. Egli disse, con molta gravità: «Vi chiedo scusa», e continuò, con un misto d’estremo abbattimento e di fervida gioia, la perorazione della sua lettera.

«Ora ho finito. Non mi rimane che da concretare queste accuse, e poi sparire, con la mia sventurata famiglia, da un panorama nel quale sembra che noi costituiamo un ingombro. Sarà subito fatto. Si può ragionevolmente prevedere che il nostro bambino, il più fragile membro della famiglia, sarà il primo a sparire d’inanizione; e che i nostri due gemelli lo seguiranno. Così sia. Quanto a me, il pellegrinaggio a Canterbury mi ha giovato molto: la prigione per debiti e la miseria faranno il resto. Io confido che le fatiche d’una lunga e ardua investigazione, seguita con tanta penosa lentezza nelle sue minime tracce, in mezzo alle mie incessanti occupazioni, ai miei opprimenti timori, allo spuntar del giorno e al calar della sera e fra le ombre notturne e sotto l’occhio sospettoso di uno che sarebbe superfluo chiamare Demonio – insieme con l’angoscia per la miseria in cui sarebbe caduta la mia famiglia, dopo che le avessi condotte a termine, saranno come lo spargimento di poche gocce di acqua dolce sulla mia pira funerea. Non chiedo di più. Soltanto, per spirito di giustizia, si dica di me, come di quel valo-roso eroe navale, col quale non ho la prevenzione di pa-ragonarmi, che ciò che ho fatto, l’ho fatto, non per interessi egoistici e venali, ma per

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«L’Inghilterra, la patria e la bellezza.

E rimango, per la vita, ecc:, ecc.».

«WILKINS MICAWBER».

Con molta commozione, ma con pari soddisfazione, il signor Micawber piegò la lettera e la consegnò con un inchino a mia zia, come un documento che le sarebbe piaciuto di conservare.

Esisteva, come avevo già osservato al tempo della mia prima visita colà, una cassaforte nella stanza. La chiave era nella serratura. Uriah parve in preda a un improvviso sospetto. Con un’occhiata a Micawber, si slanciò verso la cassaforte, e l’aprì rumorosamente. Era vuota.

– Dove sono i registri? – egli esclamò, con una spaven-tevole espressione. – Qualche ladro mi ha rubato i registri!

Il signor Micawber si picchiò con la riga.

– Sono stato io, quando come al solito m’avete dato la chiave, e l’ho aperta questa mattina.

– Non ve ne date pensiero – disse Traddles. – Sono in mio possesso. Li custodirò gelosamente nella qualità 1347

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che già v’ho detto.

– E voi ricettate la roba rubata? – esclamò Uriah.

– In queste circostanze – rispose Traddles – sì.

Qual non fu il mio stupore quando vidi mia zia, che era stata fino a quel momento perfettamente calma e attenta, balzare su Uriah Heep, e afferrarlo per il bavero con ambe le mani.

Are sens