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quella fosse una supposizione assolutamente fantastica, e che Pidger fosse del tutto innocente di un simile sentimento, al quale: – per quanto seppi in appresso – non aveva dato mai un’espressione pur che fosse. Ma tanto la signorina Lavinia quanto la signorina Clarissa avevano, però, la persuasione ch’egli avrebbe dichiarato la sua passione, se la sua giovinezza non fosse stata imma-turamente troncata (a sessant’anni circa) da un’ingestione abbondante di liquori, e da un rimedio peggiore del male: l’abuso delle acque di Bath. Esse avevano anche il sospetto che si fosse trattato d’amore non rivelato, benché un ritratto di lui che era rimasto in casa mostrasse un naso cremisi, che non dava affatto a divedere d’aver sofferto di quell’amore nascosto.

– Noi non vogliamo risalire – disse la signorina Lavinia

– alla storia passata di questa faccenda. La morte del nostro povero fratello Francesco ha cancellato tutto.

– Noi non avevamo – disse la signorina Clarissa l’abitudine di frequenti rapporti con nostro fratello Francesco; ma fra noi non v’era una divisione o una separazione vera e propria. Francesco andava per la sua strada; noi andavamo per la nostra. Consideravamo che per la felicità nostra e sua fosse meglio così. E infatti fu così.

Ciascuna delle due sorelle si sporgeva un po’ per parlare, scoteva il capo dopo aver parlato, e poi rientrava, rigida e come inamidata, nel proprio silenzio. La signorina Clarissa non moveva mai le braccia. A volte vi stam-1059

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burellava delle ariette con le dita – minuetti e marce, credo – ma non le moveva mai. – La condizione di nostra nipote, o la sua supposta condizione, è mutata molto dopo la morte di nostro fratello Francesco – disse la signorina Lavinia – e perciò noi consideriamo che le opinioni di nostro fratello riguardo alla posizione di lei non abbiano più lo stesso valore. Noi non abbiamo alcuna ragione di dubitare, signor Copperfield, che voi siate un giovane di molte buone qualità e d’eccellente carattere; e che voi abbiate una simpatia... . o siate pienamente persuaso d’aver una simpatia... per nostra nipote.

Risposi, come facevo sempre quando mi se n’offriva l’occasione che nessuno aveva mai voluto a un’altra il bene che io volevo a Dora. Traddles mi prestò man forte con un mormorìo d’approvazione.

La signorina Lavinia stava per aggiungere qualche cosa; ma la signorina Clarissa, che sembrava continuamente spronata dal desiderio di alludere a suo fratello Francesco, interruppe di nuovo:

– Se la mamma di Dora – ella disse – quando sposò nostro fratello Francesco avesse subito detto che non v’era posto per la famiglia alla sua mensa, sarebbe stato meglio per il bene di tutti.

– Sorella Clarissa – disse la signorina Lavinia – ora non serve ricordare queste cose.

– Sorella Lavinia – disse la signorina Clarissa – questa è 1060

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una circostanza che si riferisce strettamente al soggetto.

Non m’arrischierei di entrare nella parte del soggetto, della quale tu sola sei competente a parlare. Ma d’altro canto ho un’opinione mia personale. Sarebbe stato meglio, per il bene di tutti, se la mamma di Dora, nel giorno che sposò nostro fratello Francesco., avesse rivelato sinceramente le sue intenzioni. Avremmo allora saputo come comportarci. Avremmo detto: «Fateci il piacere di non invitarci, in nessuna occasione», e ogni possibilità di malintesi sarebbe stata evitata.

Quando la signorina Clarissa ebbe scosso il capo, la signorina Lavinia riprese a parlare, riferendosi di nuovo alla lettera, a traverso l’occhialetto. Entrambe avevano due occhietti rotondi e scintillanti che erano come occhi di uccelli. In complesso non eran gran che diverse dagli uccelli, ché avevano nelle loro maniere brevi, vive, su-bitanee, e nel raggiustarsi e attillarsi certo modo leggiadro e rapido di canarini.

La signorina Lavinia, come ho detto, riprese:

– Voi domandate a mia sorella Clarissa e a me, signor Copperfield, il permesso di visitarci come fidanzato di nostra nipote.

– Se nostro fratello Francesco – disse la signorina Clarissa, interrompendo di nuovo, se posso chiamare interruzione un modo di fare così calmo – si compiacque di circondarsi dell’atmosfera del Doctor’s Commons, e 1061

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solo di quella del Doctor’s Commons, avevamo noi il diritto o la facoltà di opporci? No, certo. Noi non abbiamo mai cercato d’imporci a nessuno. Ma perché non dirlo? Nostro fratello Francesco e sua moglie erano padroni di scegliersi la compagnia che meglio loro piaceva. Mia sorella e io eravamo padrone di sceglierci la nostra. Potevamo trovarcela da noi, credo!

Siccome queste parole erano rivolte a Traddles e a me, Traddles e io tentammo di dare una specie di risposta. Quella di Traddles fu impercettibile. E la mia credo che dicesse che la cosa era onorevole per tutti. Che cosa poi significasse, non so.

– Sorella Lavinia – disse la signorina Clarissa, con l’animo oramai più leggero – Puoi continuare, cara.

La signorina Lavinia continuò:

– Signor Copperfield, mia sorella Clarissa e io abbiamo considerato lungamente la vostra lettera; e non abbiamo ommesso di mostrarla finalmente a nostra nipote, e di discuterla con lei. Noi non abbiamo alcun dubbio che voi credete di volerle molto bene.

– Se io credo – cominciai con entusiasmo: – oh!...

Ma la signorina Clarissa mi diede uno sguardo (proprio lo sguardo d’un canarino) per dirmi che non dovevo interromper l’oracolo, ed io mi scusai.

– L’affezione – disse la signorina Lavinia, dando un’oc-1062

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chiata alla sorella, quasi per chiedere la sua approvazione, e ottenendola in forma d’un piccolo cenno del capo a ogni frase – l’affezione solida, l’omaggio, la devozione, non si esprimono facilmente. La loro voce è fioca.

Modesto e riservato, l’amore si nasconde, e attende pazientemente. È come il frutto che aspetta di maturare. A volte tutta una vita si dilegua, e rimane ancora a maturare nell’ombra.

Naturalmente, in quel momento non capivo che la sua fosse un’allusione alle prove ch’ella immaginava nel disgraziato Pidger; ma vidi, dalla gravità con la quale la signorina Clarissa scoteva il capo, la grande importanza ch’ella dava a queste parole.

– Le leggere... perché io le chiamo, in confronto con tali sentimenti... le leggere inclinazioni dei giovanetti –

proseguì la signorina Lavinia – sono polvere paragonata alle rocce. È per la difficoltà di sapere se abbiano una probabilità di durata o un qualsiasi solido fondamento, che mia sorella Clarissa e io siamo rimaste indecise sul da fare, signor Copperfield e signor...

– Traddles – disse il mio amico, vedendosi fissato.

– Domando scusa. Dell’Inner Temple, credo? – disse la signorina Clarissa, dando un’altra occhiata alla mia lettera.

Traddles disse: «Appunto», e si fece rosso.

Ora, benché non avessi ricevuto ancora nessun espresso 1063

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incoraggiamento, pensavo di scorgere nelle due minuscole sorelle, e specialmente nella signorina Lavinia, un’intensa gioia di questo nuovo e fecondo soggetto d’interesse domestico, una disposizione a trarne il massimo vantaggio, una preparazione a vezzeggiarlo, che splendeva d’un raggio di buona speranza. Mi sembrava di comprendere che la signorina Lavinia avrebbe ricava-ta una straordinaria soddisfazione nel sorvegliare due giovani innamorati come me e Dora; e che la signorina Clarissa avrebbe goduto quasi la stessa soddisfazione nel vederla sorvegliarci, dandosi di tanto in tanto il piacere di dissertare sulla sezione particolare del soggetto che s’era riservata. Questo mi diede l’ardire di dichiarare col più veemente ardore che io volevo bene a Dora più di quanto sapessi dire o altri potesse credere; che tutti i miei sapevano quanto io le volessi bene; che mia zia, Agnese, Traddles, tutti mi conoscevano, tutti sapevano come le volessi bene, e quanto profondo fosse il mio amore. Per attestare la verità di quanto dicevo, me ne appellai a Traddles; e Traddles, accendendosi, come se s’immergesse in una discussione parlamentare, veramente assunse un nobile atteggiamento; confermando le mie parole con belle e rotonde frasi, e in una maniera pratica e piena di buon senso, che fece la più favorevole impressione.

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