Micawber erano, credo, così assuefatti a tutte le loro difficoltà, che sembrava loro di naufragare, nel momento che venivano tratti a riva. Tutta la loro elasticità di carattere era scomparsa, e non li vidi mai più infelici di quella sera; di modo che quando la campana dell’uscita sonò, e il signor Micawber m’accompagnò fino al casot-to delle guardie, e si separò da me con una benedizione, ebbi paura di lasciarlo così solo, e mi sentii vivamente angosciato.
Ma a traverso la confusione e l’abbattimento in cui eravamo, inaspettatamente per me, precipitati, comprendevo chiaramente che il signore e la signora Micawber con la loro famiglia dovevano andar via da Londra, e che la nostra separazione era prossima. Fu durante il mio ritorno a casa quella sera, e nelle ore insonni che seguirono a letto, che per la prima volta mi sorse un pensiero – non so dire come mi saltasse in testa – un pensiero che dopo si concretò in una salda risoluzione.
M’ero assuefatto ai Micawber, ed avevo così intimamente partecipato alle loro disgrazie, e mi sentivo così tristemente solo senza di loro, che al pensiero d’esser costretto a cercarmi un nuovo alloggio e di imbattermi ancora una volta in gente sconosciuta, avevo l’impressione, con la conoscenza e l’esperienza datemi dal mio genere di vita, d’esser trasportato alla deriva. Tutte le ferite crudeli dei miei sentimenti; tutta la vergogna e l’angoscia che mi dilaniavano divennero più strazianti; e ri-309
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tenni che in quelle condizioni la vita fosse insopportabile.
Che non vi fosse alcuna speranza di salvezza, se la salvezza non fosse venuta da me stesso, sapevo benissimo.
Raramente avevo notizie della signorina Murdstone, e non mai del signor Murdstone; ma due o tre fagottini d’abiti fatti o rammendati m’erano arrivati, per mezzo del signor Quinion, e in ciascuno era stato inserito un pezzo di carta ove si diceva che G. M. sperava che D. C.
si dedicasse con buona volontà al lavoro e facesse completamente il proprio dovere – e non il minimo cenno che io potessi esser mai altro che la perfetta bestia da soma che ero quasi diventato.
Il giorno seguente mi dimostrò, mentre il mio spirito era nella prima agitazione di ciò che aveva ideato, che la signora Micawber non aveva parlato a vanvera della loro partenza. Fissarono la loro dimora nella casa dov’io abitavo, per una settimana; e quindi dovevano partire per Plymouth. Lo stesso signor Micawber venne al magazzino, nel pomeriggio, a dire al signor Quinion, facendogli di me le più ampie lodi, che certo meritavo, che mi doveva lasciare il giorno della sua partenza. E il signor Quinion, fece chiamare Tipp, il vetturale, che era ammogliato e aveva una camera da appigionare, e trattò con lui per il mio alloggio – con nostro mutuo accordo, com’egli aveva ragione di credere; perché io non dissi nulla della risoluzione da me presa.
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Passai le serate col signore e la signora Micawber, durante gli ultimi giorni della loro permanenza sotto il mio stesso tetto; e credo che di giorno in giorno ci legassimo di affetto sempre maggiore. L’ultima domenica m’invi-tarono a desinare con loro, e mangiammo costate di maiale in salsa e un budino. La sera innanzi avevo comprato un cavallo di legno, come regalo della partenza al piccolo Wilkins Micawber – il ragazzo – e una bambola alla piccola Emma. Avevo anche dato uno scellino al-l’orfana, che veniva congedata.
Benché fossimo sensibilmente rattristati della imminente separazione, passammo una bella giornata.
– Non potrò mai, Copperfield – disse la signora Micawber – ripensare al periodo in cui mio marito si dibatteva negli imbarazzi, senza ricordarmi di te. La tua condotta è stata sempre della massima delicatezza e bontà. Tu non sei stato mai un pensionante, ma un amico.
– Mia cara – disse il signor Micawber – Copperfield –
perché così egli era solito chiamarmi da qualche tempo
– ha un cuore che soffre delle sventure dei suoi simili quando sono dietro una nuvola, e una testa che ragiona, e una mano che... insomma, un’intelligenza che sa trar vantaggio dagli oggetti di cui si può fare a meno.
Espressi la mia riconoscenza per questa lode, e dissi d’esser molto addolorato di doverci separare.
– Mio giovane e carissimo amico – disse il signor Mica-311
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wber; – io sono più vecchio di te; ho già qualche esperienza della vita, e ho già qualche esperienza, insomma, generalmente parlando, delle difficoltà. In questo momento, e finché non si volti la carta (cosa, che, posso dire, sto aspettando d’ora in ora), non ho da offrirti altro che i miei consigli. Pure mette conto di seguire i miei consigli anche perché... insomma, perché neppur io li ho seguiti e sono – e qui il signor Micawber, che era tutto sorridente e radioso, a un tratto si fermò e s’accigliò –
quel miserabile che tu puoi vedere.
– Mio caro Micawber! – esclamò sua moglie.
– Ripeto – rispose il signor Micawber, smarrendosi e di bel nuovo sorridendo – quel miserabile che tu puoi vedere. Il mio consiglio si è, di non far domani quello che puoi far oggi. La procrastinazione è un furto fatto alla vita. Acciuffa la fortuna per i capelli.
– La massima del mio povero papà – osservò la signora Micawber.
– Mia cara – disse il signor Micawber – tuo padre era una brava persona, tutto considerato, e Dio mi scampi e liberi dal dirne male. Si dica pure quel che si vuole, noi non faremo mai... insomma, la conoscenza di un altro come lui. Nonostante la sua età aveva così belle gambe per le uose e un paio d’occhi in grado di leggere il carattere più minuto senza lenti. Ma egli, mia cara, applicò la sua massima al nostro matrimonio, che fu celebrato così 312
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prematuramente, che ancora non mi sono riavuto dalle spese.
Il signor Micawber guardò obliquamente la signora Micawber, e aggiunse: «Non che io sia pentito; al contrario, amor mio». Dopo di che assunse per un minuto o due un atteggiamento grave.
– L’altro mio consiglio, Copperfield – disse il signor Micawber – lo conosci. Rendita annua, venti sterline, spesa annua, diciannove sterline, diciannove scellini e sei pence: risultato, felicità. Rendita annua, venti sterline, spesa annua venti sterline, zero e sei: risultato, miseria. Il fiore è appassito, la foglia ingiallita, il dio del giorno tramontato sulla fosca scena, e... insomma sei per sempre sbaragliato. Come me!
A far più evidente il suo esempio, il signor Micawber tracannò un bicchiere di ponce con aria di grande soddisfazione, e si mise a fischiare una canzone di caccia.
Non mancai di assicurarlo che mi sarei scolpito in mente quei precetti, benché non ce ne fosse bisogno, giacché in quel momento m’avevano visibilmente commosso. La mattina dopo raggiunsi tutta la famiglia al-l’ufficio della diligenza, e la vidi, desolato, occupare i posti dell’imperiale, al di dietro.
– Copperfield – disse la signora Micawber – Dio ti benedica! Io non potrò mai dimenticar nulla, e non vor-313
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rei, se lo potessi!