Mamma ha sempre avuto le mani pesanti. I suoi sculaccioni erano lenti e precisi e facevano un rumore sordo, come un battipanni sul tappeto.
"Ti ho cercato dappertutto". E uno. "Nessuno sapeva niente". E due. "Mi fa-rai morire.
Dove vai tutto il giorno?" E tre. "Avranno pensato che sono una madre che non vale niente". E quattro. "Che non sono buona a educare i figli.
"Basta!" urlavo io. "Basta! Ti prego, ti prego, mamma!
Alla radio una voce cantava. «Croce. Croce e delizia. Delizia al cor».
Me lo ricordo come fosse ieri. Per tutta la vita, quando ho ascoltato la Tra-viata, mi sono rivisto con il sedere all'aria, sulle gambe di mia madre che, seduta composta sul divano, mi gonfiava di botte.
"Che facciamo?" mi ha chiesto Salvatore.
Eravamo seduti sulla panchina e tiravamo i sassi contro uno scaldabagno buttato nel grano. Chi lo colpiva faceva punto. Gli altri, in fondo alla strada, giocavano a nascondino.
La giornata era stata ventosa, ma ora, al crepuscolo, l'aria si era fermata, c'era afa, e dietro i campi si era appoggiata una striscia di nuvole livide e stanche.
Ho lanciato troppo lontano. "Non lo so. In bicicletta non ci posso andare, mi fa male il culo. Mia madre mi ha picchiato.
"Perché?
"Perché torno tardi a casa. A te, tua madre ti picchia?
Salvatore ha lanciato e ha colpito lo scaldabagno con un bel toc. "Punto!
Tre a uno". Poi ha scosso la testa. "No. Non ce la fa. E' troppo grossa.
"Beato te. Mia madre invece è fortissima e può correre più veloce di una bicicletta.
Si è messo a ridere. "Impossibile.
Ho raccolto un sasso più piccolo e l'ho scagliato.
A questo giro l'ho quasi preso. "Te lo giuro. Una volta, a Lucignano, dovevamo prendere il pullman.
Quando siamo arrivati era appena partito. Mamma si è messa a correre così veloce che l'ha raggiunto e ha cominciato a dare pugni sulla porta. Si sono fermati.
"Mia madre se si mette a correre muore.
"Senti," ho detto. "Ti ricordi quando la signorina Destani ci ha raccontato la storia del miracolo di Lazzaro?
"Sì.
"Secondo te quando è risorto, Lazzaro sapeva di essere morto?
Salvatore ci ha pensato su. "No. Secondo me pensava di essersi ammalato.
"Ma come faceva a camminare? Il corpo dei morti è tutto duro. Ti ricordi quel gatto che abbiamo trovato com'era duro.
"Quale gatto?" ha tirato e ha preso lo scaldabagno di nuovo. Aveva una mi-ra infallibile.
"Il gatto nero, vicino al torrente... Ti ricordi?
"Sì, mi ricordo. Il Teschio lo ha spezzato in due.
"Se uno è morto e si risveglia, non cammina proprio normale e diventa pazzo perché gli è marcito il cervello e dice cose strane, non credi?
"Penso di sì.
"Secondo te si può rianimare un morto o solo Gesù Cristo in persona ci può riuscire?
Salvatore si è grattato la testa. "Non lo so. Mia zia mi ha raccontato una storia vera. Che una volta il figlio di uno è stato investito da una macchina ed è morto tutto maciullato. Il padre non riusciva più a vivere, stava male, piangeva tutto il giorno, è andato da un mago e gli ha dato tutti i soldi per resu-scitargli il figlio. Il mago ha detto: «Vai a casa e aspetta. Tuo figlio tornerà stanotte».
Il padre si è messo ad aspettare, ma quello non tornava, alla fine se n'è andato a letto. Si stava addormentando quando ha sentito dei passi in cucina.
Si è alzato tutto felice e ha visto il figlio, era tutto maciullato e non aveva un braccio e aveva la testa spaccata, con il cervello che gli colava e diceva che lo odiava perché lo aveva lasciato in mezzo alla strada per andare con le donne ed era colpa sua se era morto.
"E allora?
"E allora il padre ha preso la benzina e gli ha dato fuoco.
"Ha fatto bene". Ho lanciato e finalmente ho fatto centro. "Punto! Quattro a due.
Salvatore si è piegato a cercare un sasso. "Ha fatto bene, sì.
"Ma secondo te è una storia vera?
"No.