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Salvatore mi piaceva. Mi piaceva come rimaneva sempre tranquillo e non si offendeva ogni cinque minuti. Con il Teschio prima di dire una cosa dovevi pensarci tre volte.

Ho pedalato fino alla fontana.

Maria aveva preso la bacinella smaltata e la usava come piscina per le Barbie.

Ne aveva due, una normale e una tutta nera con un braccio squagliato e senza capelli.

Ero stato io a ridurla così. Una sera avevo visto alla televisione la storia di Giovanna d'Arco e avevo acchiappato la Barbie e l'avevo gettata nel fuoco urlando: "Brucia! Strega! Brucia!" Quando mi ero accorto che bruciava veramente, l'avevo afferrata per un piede e l'avevo buttata dentro la pentola del minestrone.

Mamma mi aveva levato la bicicletta per una settimana e mi aveva obbligato a mangiarmi tutto il minestrone da solo. Maria aveva implorato di com-prargliene un'altra. "Alla tua festa. Per ora gioca con questa. Prenditela con quell'idiota di tuo fratello". E Maria si era adattata. La Barbie bella si chiamava Paola e quella bruciata Poverella.

"Ciao, Maria," le ho detto smontando dalla bicicletta.

Si è messa una mano sulla fronte per ripararsi dal sole. "Papà ti ha cercato... Mamma è arrabbiata.

"Lo so.

Ha preso Poverella e l'ha messa nella piscina.

"La fai sempre arrabbiare.

"Io vado su.

"Papà ha detto che deve parlare con Sergio e non vuole che stiamo in mezzo.

"Ma io ho fame...

Ha preso un'albicocca dalla tasca dei pantaloni. "La vuoi?

"Sì". Era calda e moscia, ma l'ho divorata e ho sputato l'osso lontano.

Papà è uscito sul terrazzino, mi ha visto e mi ha chiamato. "Michele, vieni qua". Era in camicia e pantaloncini.

Non ci volevo parlare. "Non posso, ho da fare!

Mi ha fatto segno di salire su. "Vieni qua.

Ho poggiato la bicicletta contro il muro e ho salito le scale a testa bassa, rassegnato.

Papà si è seduto sull'ultimo gradino. "Mettiti qui, vicino a me". Ha tirato fuori un pacchetto di Nazionali dalla tasca della camicia, ha preso una sigaretta, l'ha infilata nel bocchino e se l'è accesa.

"Dobbiamo parlare io e te.

Non mi sembrava tanto arrabbiato.

Siamo rimasti in silenzio. A guardare, oltre i tetti, i campi gialli.

"Fa caldo, eh?" mi ha chiesto.

"Molto.

Ha cacciato una nuvola di fumo. "Dove te ne vai tutto il giorno, si può sapere?

"Da nessuna parte.

"Non è vero. Da qualche parte vai.

"A fare dei giretti qui intorno.

"Da solo?

"Sì.

"Che c'è? Non ti piace stare con gli amici tuoi?

"No, mi piace. E' che mi piace pure stare da solo.

Ha fatto segno di sì con la testa, gli occhi persi nel vuoto. L'ho guardato.

Sembrava più vecchio, tra i capelli neri ne spuntava qualcuno bianco, le guance gli si erano scavate e sembrava che non dormiva da una settimana.

"Hai fatto arrabbiare tua madre.

Ho strappato un rametto di rosmarino da un vaso e ho cominciato a rigi-rarmelo tra le mani. "Non l'ho fatto apposta.

"Ha detto che non vuoi dormire con Sergio.

"Non mi va...

Are sens

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