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Add to favorite Se questo è un uomo – Primo Levi

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Parlare con Henri è utile e gradevole; accade anche, qualche volta, di sentirlo caldo e vicino, pare possibile una comunicazione, forse perfino un affetto; sembra di percepire il fondo umano, dolente e consapevole della sua non comune personalità. Ma il momento appresso il suo sorriso triste si raggela in una smorfia fredda che pa-re studiata allo specchio; Henri domanda cortesemente scusa (»... j’ai quelque chose à faire», «... j’ai quelqu’un à voir»), ed eccolo di nuovo tutto alla sua caccia e alla sua lotta: duro e lontano, chiuso nella sua corazza, nemico di tutti, inumanamente scaltro e incomprensibile come il Serpente della Genesi.

Da tutti i colloqui con Henri, anche dai piú cordiali, sono sempre uscito con un leggero sapore di sconfitta; col sospetto confuso di essere stato anch’io, in qualche Letteratura italiana Einaudi 104

Primo Levi - Se questo è un uomo modo inavvertito, non un uomo di fronte a lui, ma uno strumento nelle sue mani.

Oggi so che Henri è vivo. Darei molto per conoscere la sua vita di uomo libero, ma non desidero rivederlo.

Letteratura italiana Einaudi 105

Primo Levi - Se questo è un uomo ESAME DI CHIMICA

Il Kommando 98, detto Kommando Chimico, avrebbe dovuto essere un reparto di specialisti.

Il giorno in cui fu dato l’annuncio ufficiale della sua costituzione, uno sparuto gruppo di quindici Häftlinge si radunò intorno al nuovo Kapo, in piazza dell’Appello, nel grigiore dell’alba.

Fu la prima delusione: era ancora un «triangolo verde», un delinquente professionale, l’Arbeitsdienst non aveva giudicato necessario che il Kapo del Kommando Chimico fosse un chimico. Inutile sprecare il fiato a fargli domande, non avrebbe risposto, o risposto a urli e pedate. Peraltro rassicurava il suo aspetto non troppo robusto e la statura inferiore alla media.

Fece un breve discorso in sguaiato tedesco da caser-ma, e la delusione fu confermata. Quelli erano dunque i chimici: bene, lui era Alex, e se loro pensavano di essere entrati in paradiso sbagliavano. In primo luogo, fino al giorno dell’inizio della produzione il Kommando 98

non sarebbe stato che un comune Kommandotrasporti addetto al magazzino del Cloruro di Magnesio. Poi, se credevano, per essere degli Intelligenten, degli intellet-tuali, di farsi gioco di lui, Alex, un Reichsdeutscher, ebbene, Herrgottsacrament, gli avrebbe fatto vedere lui, gli avrebbe... (e, il pugno chiuso e l’indice teso, tagliava l’aria di traverso nel gesto di minaccia dei tedeschi); e finalmente, non dovevano pensare di ingannare nessuno, se qualcuno si era presentato come chimico senza esser-lo; un esame, sissignori, in uno dei prossimi giorni; un esame di chimica, davanti al triumvirato del Reparto Polimerizzazione: il Doktor Hagen, il Doktor Probst, il Doktor Ingenieur Pannwitz.

Col che, meine Herren, si era già perso abbastanza tempo, i Kommandos 96 e 97 si erano già avviati, avanti Letteratura italiana Einaudi 106

Primo Levi - Se questo è un uomo marsch, e, per cominciare, chi non avesse camminato al passo e allineato avrebbe avuto a che fare con lui.

Era un Kapo come tutti gli altri Kapos.

Uscendo dal Lager, davanti alla banda musicale e al posto di conta delle SS, si marcia per cinque, col berretto in mano, le braccia immobili lungo i fianchi e il collo rigido, e non si deve parlare. Poi ci si mette per tre, e allora si può tentare di scambiare qualche parola attraverso l’acciottolio delle diecimila paia di zoccoli di legno.

Chi sono questi miei compagni chimici? Vicino a me cammina Alberto, è studente del terzo anno, anche questa volta siamo riusciti a non separarci. Il terzo alla mia sinistra non l’ho mai visto, sembra molto giovane, è pal-lido come la cera, ha il numero degli olandesi. Anche le tre schiene davanti a me sono nuove. Indietro è pericoloso voltarsi, potrei perdere il passo o inciampare; pure provo per un attimo, ho visto la faccia di Iss Clausner.

Finché si cammina non c’è tempo di pensare, bisogna badare di non togliere gli zoccoli a quello che zoppica davanti e di non farseli togliere da quello che zoppica dietro; ogni tanto c’è un cavo da scavalcare, una pozzanghera vi-scida da evitare. So dove siamo di qui sono già passato col mio Kommando precedente, è la H-Strasse, la strada dei magazzini. Lo dico ad Alberto: si va veramente al Cloruro di Magnesio, almeno questa non è stata una storia.

Siamo arrivati, scendiamo in un vasto interrato umido e pieno di correnti d’aria; è questa la sede del Kommando, quella che qui si chiama Bude. Il Kapo ci divide in tre squadre; quattro a scaricare i sacchi dal vagone, sette a trasportarli giú, quattro a impilarli nel magazzino.

Questi siamo io con Alberto, Iss e l’olandese.

Finalmente si può parlare, e a ciascuno di noi quello che Alex ha detto sembra il sogno di un pazzo.

Con queste nostre facce vuote, con questi crani tosati, con questi abiti di vergogna, fare un esame di chimica. E

sarà in tedesco, evidentemente; e dovremo comparire Letteratura italiana Einaudi 107

Primo Levi - Se questo è un uomo davanti a un qualche biondo Ario Doktor sperando che non dovremo soffiarci il naso, perché forse lui non saprà che noi non possediamo fazzoletto, e non si potrà certo spiegarglielo. E avremo addosso la nostra vecchia compagna fame, e stenteremo a stare immobili sulle ginocchia, e lui sentirà certamente questo nostro odore, a cui ora siamo avvezzi, ma che ci perseguitava i primi giorni: l’odore delle rape e dei cavoli crudi cotti e digeriti.

Cosí è, conferma Clausner. Hanno dunque i tedeschi tanto bisogno di chimici? O è un nuovo trucco, una nuova macchina «pour faire chier les Juifs?» Si rendono conto della prova grottesca e assurda che ci viene richiesta, a noi non piú vivi, noi già per metà dementi nella squallida attesa del niente?

Clausner mi mostra il fondo della sua gamella. Là do-ve gli altri incidono il loro numero, e Alberto ed io abbiamo inciso il nostro nome, Clausner ha scritto: «Ne pas chercher à comprendre».

Benché noi ci pensiamo non piú di qualche minuto al giorno, e anche allora in uno strano modo staccato ed esterno, noi sappiamo bene che finiremo in selezione. Io so che non sono della stoffa di quelli che resistono, sono troppo civile, penso ancora troppo, mi consumo al lavoro.

Ed ora so anche che mi salverò se diventerò Specialista, e diventerò Specialista se supererò un esame di chimica.

Oggi, questo vero oggi in cui io sto seduto a un tavolo e scrivo, io stesso non sono convinto che queste cose so-no realmente accadute.

Passarono tre giorni, tre dei soliti immemorabili giorni, cosí lunghi mentre passavano e cosí brevi dopo che erano passati, e già tutti si erano stancati di credere all’esame di chimica

Il Kommando era ridotto a dodici uomini: tre erano scomparsi nel modo consueto di laggiú, forse nella ba-Letteratura italiana Einaudi 108

Primo Levi - Se questo è un uomo racca accanto, forse cancellati dal mondo. Dei dodici, cinque non erano chimici; tutti e cinque avevano subito chiesto ad Alex di ritornare ai loro precedenti Kommandos. Non evitarono le percosse, ma inaspettatamente e da chissà quale autorità, fu deciso che rimanessero, ag-gregati come ausiliari al Kommando Chimico.

Venne Alex nella cantina del Cloromagnesio e chiamò fuori noi sette, per andare a sostenere l’esame. Ecco noi, come sette goffi pulcini dietro la chioccia, seguire Alex su per la scaletta del Polymerisations-Buro. Siamo sul piane-rottolo, una targhetta sulla porta con i tre nomi famosi.

Alex bussa rispettosamente, si cava il berretto, entra; si sente una voce pacata; Alex riesce: – Ruhe, ietzt. Warten

–. Aspettare in silenzio.

Di questo siamo contenti. Quando si aspetta, il tempo cammina liscio senza che si debba intervenire per cac-ciarlo avanti, mentre invece quando si lavora ogni minuto ci percorre faticosamente e deve venire laboriosamente espulso. Noi siamo sempre contenti di aspettare, siamo capaci di aspettare per ore con la completa ottusa inerzia dei ragni nelle vecchie tele.

Alex è nervoso, passeggia su e giú, e noi ogni volta ci scostiamo al suo passaggio. Anche noi, ciascuno a suo modo, siamo inquieti; solo Mendi non lo è. Mendi è rabbino; è della Russia Subcarpatica, di quel groviglio di popoli in cui ciascuno parla almeno tre lingue, e Mendi ne parla sette. Sa moltissime cose, oltre che rabbino è sionista militante, glottologo, è stato partigiano ed è dot-tore in legge; non è chimico ma vuol tentare ugualmen-te, è un piccolo uomo tenace, coraggioso e acuto.

Bálla ha una matita e tutti gli stanno addosso. Non siamo sicuri se saremo ancora capaci di scrivere, vorremmo provare.

Kohlenwasserstoffe, Massenwirkungsgesetz. Mi affio-rano i nomi tedeschi dei composti e delle leggi: provo Letteratura italiana Einaudi 109

Primo Levi - Se questo è un uomo gratitudine verso il mio cervello, non mi sono piú occu-pato molto di lui eppure mi serve ancora cosí bene.

Ecco Alex. Io sono un chimico: che ho a che fare con questo Alex? Si pianta sui piedi davanti a me, mi riassetta ruvidamente il colletto della giacca, mi cava il berretto e me lo ricalca in capo, poi fa un passo indietro, squadra il risultato con aria disgustata e volta le spalle bofon-chiando: – Was fur ein Muselmann Zugang! – che nuovo acquisto scalcinato!

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