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Primo Levi - Se questo è un uomo za di valore fra una camicia degna di tal nome e uno straccio pieno di toppe; lo Häftling di cui sopra non avrà difficoltà a trovare un compagno in possesso di una camicia in stato commerciabile, e che non possa valoriz-zarla perché, per ragioni di ubicazione di lavoro, o di linguaggio, o di intrinseca incapacità, non è in relazione con lavoratori civili. Quest’ultimo si accontenterà di un modesto quantitativo di pane per accettare il cambio; infatti il prossimo Wäschetauschen ristabilirà in certo modo il livellamento, ripartendo biancheria buona o cattiva in maniera perfettamente casuale. Ma il primo Häftling potrà contrabbandare in Buna la camicia buona, e venderla al civile di prima (o ad un altro qualunque) per quattro, sei, fino a dieci razioni di pane. Questo cosí elevato margine di guadagno rispecchia la gravità del rischio di uscire dal campo con piú di una camicia indosso, o di rientrarvi senza camicia.
Molte sono le variazioni su questo tema. C’è chi non esita a farsi estrarre le coperture d’oro dei denti per ven-derle in Buna contro pane o tabacco; ma è piú comune il caso che tale traffico abbia luogo per interposta persona. Un «grosso numero», vale a dire un nuovo arrivato, giunto da poco ma già a sufficienza abbrutito dalla fame e dalla tensione estrema della vita in campo, viene notato da un «piccolo numero» per qualche sua ricca protesi dentaria; il «piccolo» offre al «grosso» tre o quattro razioni di pane in contanti per sottoporsi all’estrazione. Se il grosso accetta, il piccolo paga, si porta l’oro in Buna, e, se è in contatto con un civile di fiducia, dal quale non ci siano da temere delazioni o raggiri, può realizzare senz’altro un guadagno di dieci fino a venti e piú razioni, che gli vengono corrisposte gradualmente, una o due al giorno. Notiamo a tale proposito che, contrariamente a quanto avviene in Buna, quattro razioni di pane costituiscono l’importo massimo degli affari che si concludo-no entro il campo, perché quivi sarebbe praticamente Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomo impossibile sia stipulare contratti a credito, sia preserva-re dalla cupidigia altrui e dalla fame propria una quantità superiore di pane.
Il traffico coi civili è un elemento caratteristico dell’Arbeitslager, e, come si è visto, ne determina la vita economica. È d’altronde un reato, esplicitamente con-templato dal regolamento del campo e assimilato ai reati
«politici»; viene perciò punito con particolare severità.
Lo Häftling convinto di «Handel mit Zivilisten», se non dispone di appoggi influenti, finisce a Gleiwitz III, a Ja-nina, a Heidebreck alle miniere di carbone; il che significa la morte per esaurimento nel giro di poche settimane. Inoltre, lo stesso lavoratore civile suo complice può venire denunziato alla competente autorità tedesca, e condannato a trascorrere in Vernichtungslager, nelle stesse nostre condizioni, un periodo variabile, a quanto mi consta, dai quindici giorni agli otto mesi. Gli operai a cui viene applicato questo genere di contrappasso, vengono come noi spogliati all’ingresso, ma i loro effetti personali vengono conservati in un apposito magazzino.
Non vengono tatuati e conservano i loro capelli, il che li rende facilmente riconoscibili, ma per tutta la durata della punizione sono sottoposti allo stesso nostro lavoro e alla nostra disciplina: escluse beninteso le selezioni.
Lavorano in Kommandos particolari, e non hanno contatti di alcun genere con i comuni Häftlinge. Infatti per loro il Lager costituisce una punizione, ed essi, se non morranno di fatica o di malattia, hanno molte probabilità di ritornare fra gli uomini; se potessero comunicare con noi, ciò costituirebbe una breccia nel muro che ci rende morti al mondo, ed uno spiraglio sul mistero che regna fra gli uomini liberi intorno alla nostra condizione. Per noi invece il Lager non è una punizione; per noi non è previsto un termine, e il Lager altro non è che il genere di esistenza a noi assegnato, senza limiti di tempo, in seno all’organismo sociale germanico.
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Primo Levi - Se questo è un uomo Una sezione del nostro stesso campo è destinata appunto ai lavoratori civili, di tutte le nazionalità, che devono soggiornarvi per un tempo piú o meno lungo in espiazione dei loro rapporti illeciti con Häftlinge. Tale sezione è separata dal resto del campo mediante un filo spinato, e si chiama E-Lager, ed E-Häftlinge se ne chiamano gli ospiti. «E» è l’iniziale di «Erziehung», che significa «educazione».
Tutte le combinazioni finora delineate sono fondate sul contrabbando di materiale appartenente al Lager.
Per questo le SS sono cosí rigorose nel reprimerlo: l’oro stesso dei nostri denti è di loro proprietà, poiché, strappato dalle mascelle dei vivi o dei morti, tutto finisce presto o tardi nelle loro mani. È dunque naturale che esse si adoperino affinché l’oro non esca dal campo.
Ma contro il furto in sé, la direzione del campo non ha alcuna prevenzione. Lo dimostra l’atteggiamento di ampia connivenza, manifestato dalle SS nei riguardi del contrabbando inverso.
Qui le cose generalmente sono piú semplici. Si tratta di rubare o ricettare qualcuno degli svariati attrezzi, utensili, materiali, prodotti ecc., coi quali veniamo quo-tidianamente in contatto in Buna per ragioni di lavoro; introdurlo in campo la sera, trovare il cliente, ed effet-tuare il baratto contro pane o zuppa. Questo traffico è intensissimo: per certi articoli, che pure sono necessari alla vita normale del Lager, questa, del furto in Buna, è l’unica e regolare via di approvvigionamento. Tipici i ca-si delle scope, della vernice, del filo elettrico, del grasso da scarpe. Valga come esempio il traffico di quest’ultima merce.
Come abbiamo altrove accennato, il regolamento del campo prescrive che ogni mattina le scarpe vengano un-te e lucidate, e ogni Blockältester è responsabile di fronte alle SS dell’ottemperanza alla disposizione da parte di tutti gli uomini della sua baracca. Si potrebbe quindi Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomo pensare che ogni baracca goda di una periodica assegnazione di grasso da scarpe, ma cosí non è: il meccanismo è un altro. Occorre premettere che ogni baracca riceve, a sera, un’assegnazione di zuppa che è alquanto piú alta della somma delle razioni regolamentari; il di piú viene ripartito secondo l’arbitrio del Blockältester, il quale ne ricava, in primo luogo, gli omaggi per i suoi amici e pro-tetti, in secondo, i compensi dovuti agli scopini, alle guardie notturne, ai controllori dei pidocchi e a tutti gli altri funzionari-prominenti della baracca. Quello che ancora avanza (e ogni accorto Blockältester fa sí che sempre ne avanzi) serve precisamente per gli acquisti.
Il resto si intende: quegli Häftlinge a cui capita in Bu-na l’occasione di riempirsi la gamella di grasso od olio da macchina (o anche altro: qualunque sostanza nera-stra e untuosa si considera rispondente allo scopo), giunti alla sera in campo, fanno sistematicamente il giro delle baracche, finché trovano il Blockältester che è sprovvisto dell’articolo o intende farne scorta. Del resto ogni baracca ha per lo piú il suo fornitore abituale, col quale è stato pattuito un compenso fisso giornaliero, a condizione che egli fornisca il grasso ogni volta che la riserva stia per esaurirsi.
Tutte le sere, accanto alle porte dei Tagesräume, stazionano pazientemente i capannelli dei fornitori: fermi in piedi per ore e ore sotto la pioggia o la neve, parlano concitatamente sottovoce di questioni relative alle variazioni dei prezzi e del valore del buonopremio. Ogni tanto qualcuno si stacca dal gruppo, fa una breve visita in Borsa, e torna con le ultime notizie.
Oltre a quelli già nominati, innumerevoli sono gli articoli reperibili in Buna che possono essere utili al Block, o graditi al Blockältester, o suscitare l’interesse o la curiosità dei prominenti. Lampadine, spazzole, sapone comune e per barba, lime, pinze, sacchi, chiodi; si smercia l’alcool metilico, buono per farne beveraggi, e la benzi-Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomo na, buona per i rudimentali acciarini, prodigi dell’industria segreta degli artigiani del Lager.
In questa complessa rete di furti e controfurti, ali-mentati dalla sorda ostilità fra i comandi SS e le autorità civili della Buna, una funzione di prim’ordine è esplicata dal Ka-Be. Il Ka-Be è il luogo di minor resistenza, la val-vola da cui piú facilmente si possono evadere i regola-menti ed eludere la sorveglianza dei capi. Tutti sanno che sono gli infermieri stessi quelli che rilanciano sul mercato, a basso prezzo, gli indumenti e le scarpe dei morti, e dei selezionati che partono nudi per Birkenau; sono gli infermieri e i medici che esportano in Buna i sulfamidici di assegnazione, vendendoli ai civili contro generi alimentari.
Gli infermieri poi traggono ingente guadagno dal traffico dei cucchiai. Il Lager non fornisce cucchiaio ai nuovi arrivati, benché la zuppa semiliquida non possa venir consumata altrimenti. I cucchiai vengono fabbricati in Buna, di nascosto e nei ritagli di tempo, dagli Häftlinge che lavorano come specializzati in Kommandos di fabbri e lattonieri: si tratta di rozzi e massicci arnesi, ricavati da lamiere lavorate a martello, spesso col manico affilato, in modo che serva in pari tempo da coltello per affettare il pane. I fabbricanti stessi li vendono direttamente ai nuovi arrivati: un cucchiaio semplice vale mezza razione, un cucchiaio-coltello tre quarti di razione di pane. Ora, è legge che in Ka-Be si possa entrare col cucchiaio, non però uscirne. Ai guariti, all’atto del rilascio e prima della vestizione, il cucchiaio viene sequestrato dagli infermieri, e da loro rimesso in vendita sulla Borsa. Aggiungendo ai cucchiai dei guariti quelli dei morti e dei selezionati, gli infermieri vengono a percepire ogni giorno il ricavato della vendita di una cinquantina di cucchiai. Per contro, i degenti rilasciati sono costretti a rientrare al lavoro collo svantaggio iniziale di mezza razione di pane da stan-ziarsi per l’acquisto di un nuovo cucchiaio.
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Primo Levi - Se questo è un uomo Infine, il Ka-Be è il principale cliente e ricettatore dei furti consumati in Buna: della zuppa destinata al Ka-Be, ben venti litri ogni giorno sono preventivati come fondo-furti per l’acquisto dagli specialisti degli articoli piú svariati. C’è chi ruba tubo sottile di gomma, che viene utilizzato in Ka-Be per gli enteroclismi e le sonde gastri-che; chi viene a offrire matite e inchiostri colorati, ri-chiesti per la complicata contabilità della fureria del Ka-Be; e termometri, e vetreria, e reagenti chimici, che escono dai magazzini della Buna nelle tasche degli Häftlinge e trovano impiego nell’infermeria come materiale sanitario.
E non vorrei peccare di immodestia aggiungendo che è stata nostra, di Alberto e mia, l’idea di rubare i rotoli di carta millimetrata dei termografi del Reparto Essicca-zione, e di offrirli al Medico Capo del Ka-Be, suggeren-dogli di impiegarli sotto forma di moduli per i diagram-mi polso-temperatura.
In conclusione: il furto in Buna, punito dalla Direzione civile, è autorizzato e incoraggiato dalle SS; il furto in campo, represso severamente dalle SS, è considerato dai civili una normale operazione di scambio; il furto fra Häftlinge viene generalmente punito, ma la punizione colpisce con uguale gravità il ladro e il derubato.
Vorremmo ora invitare il lettore a riflettere, che cosa potessero significare in Lager le nostre parole «bene» e
«male», «giusto» e «ingiusto»; giudichi ognuno, in base al quadro che abbiamo delineato e agli esempi sopra esposti, quanto del nostro comune mondo morale potesse sussistere al di qua del filo spinato.
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Primo Levi - Se questo è un uomo I SOMMERSI E I SALVATI
Questa, di cui abbiamo detto e diremo, è la vita ambi-gua del Lager. In questo modo duro, premuti sul fondo, hanno vissuto molti uomini dei nostri giorni, ma ciascuno per un tempo relativamente breve; per cui ci si potrà forse domandare se proprio metta conto, e se sia bene, che di questa eccezionale condizione umana rimanga una qualche memoria.
A questa domanda ci sentiamo di rispondere afferma-tivamente. Noi siamo infatti persuasi che nessuna umana esperienza sia vuota di senso e indegna di analisi, e che anzi valori fondamentali, anche se non sempre positivi, si possano trarre da questo particolare mondo di cui narriamo. Vorremmo far considerare come il Lager sia stato, anche e notevolmente, una gigantesca esperienza biologica e sociale.
Si rinchiudano tra i fili spinati migliaia di individui diversi per età, condizione, origine, lingua, cultura e co-stumi, e siano quivi sottoposti a un regime di vita costante, controllabile, identico per tutti e inferiore a tutti i bisogni: è quanto di piú rigoroso uno sperimentatore avrebbe potuto istituire per stabilire che cosa sia essenziale e che cosa acquisito nel comportamento dell’animale-uomo di fronte alla lotta per la vita.