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Letteratura italiana Einaudi
Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sí o per un no.
Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome
Senza piú forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomoPer mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitzsolo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, datala crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito diallungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi,concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita esospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitriodei singoli.
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci,non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull’inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formularenuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti peruno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano. Amolti, individui o popoli, può accadere di ritenere, piú omeno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico».
Per lo piú questa convinzione giace in fondo agli animi co-me una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuarie incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma ine-spresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodottodi una concezione del mondo portata alle sue conseguenzecon rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, leconseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo.
Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturalidel libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione esso è nato già fin dai giorni di Lager. Il bisogno diraccontare agli «altri», di fare gli «altri» partecipi, avevaassunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da riva-leggiare con gli altri bisogni elementari: il libro è statoscritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogoquindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomosuccessione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro diraccordo e di fusione è stato svolto su piano ed è posteriore.
Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è in-ventato.
primo levi
Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomo IL VIAGGIO
Ero stato catturato dalla Milizia fascista il 13 dicembre 1943. Avevo ventiquattro anni, poco senno, nessuna esperienza, e una decisa propensione, favorita dal regime di segregazione a cui da quattro anni le leggi razziali mi avevano ridotto, a vivere in un mio mondo scarsamente reale, popolato da civili fantasmi cartesiani, da sincere amicizie maschili e da amicizie femminili esangui. Colti-vavo un moderato e astratto senso di ribellione.
Non mi era stato facile scegliere la via della montagna, e contribuire a mettere in piedi quanto, nella opi-nione mia e di altri amici di me poco piú esperti, avrebbe dovuto diventare una banda partigiana affiliata a
«Giustizia e Libertà». Mancavano i contatti, le armi, i quattrini e l’esperienza per procurarseli; mancavano gli uomini capaci, ed eravamo invece sommersi da un dilu-vio di gente squalificata, in buona e in mala fede, che ar-rivava lassú dalla pianura in cerca di una organizzazione inesistente, di quadri, di armi, o anche solo di protezio-ne, di un nascondiglio, di un fuoco, di un paio dl scarpe.
A quel tempo, non mi era stata ancora insegnata la dottrina che dovevo piú tardi rapidamente imparare in Lager, e secondo la quale primo ufficio dell’uomo è perse-guire i propri scopi con mezzi idonei, e chi sbaglia paga; per cui non posso che considerare conforme a giustizia il successivo svolgersi dei fatti. Tre centurie della Milizia, partite in piena notte per sorprendere un’altra banda, di noi ben piú potente e pericolosa, annidata nella valle con-tigua, irruppero in una spettrale alba di neve nel nostro rifugio, e mi condussero a valle come persona sospetta.
Negli interrogatori che seguirono, preferii dichiarare la mia condizione di «cittadino italiano di razza ebraica», poiché ritenevo che non sarei riuscito a giustificare altrimenti la mia presenza in quei luoghi troppo appar-Letteratura italiana Einaudi
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Primo Levi - Se questo è un uomo tati anche per uno «sfollato», e stimavo (a torto, come si vide poi) che l’ammettere la mia attività politica avrebbe comportato torture e morte certa. Come ebreo, venni inviato a Fossoli, presso Modena, dove un vasto campo di internamento, già destinato ai prigionieri di guerra inglesi e americani, andava raccogliendo gli appartenenti alle numerose categorie di persone non gradite al neona-to governo fascista repubblicano.
Al momento del mio arrivo, e cioè alla fine del gennaio 1944, gli ebrei italiani nel campo erano centocinquanta circa, ma entro poche settimane il loro numero giunse a oltre seicento. Si trattava per lo piú di intere fa-miglie, catturate dai fascisti o dai nazisti per loro impru-denza, o in seguito a delazione. Alcuni pochi si erano consegnati spontaneamente, o perché ridotti alla disperazione dalla vita randagia, o perché privi di mezzi, o per non separarsi da un congiunto catturato, o anche, assur-damente, per «mettersi in ordine con la legge». V’erano inoltre un centinaio di militari jugoslavi internati, e alcuni altri stranieri considerati politicamente sospetti.