Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio
– E la mia mamma?... – Le mamme non sanno mai nulla, – risposero quei malanni.
– Sapete che cosa farò? – disse Pinocchio. –
Il Pesce-cane voglio vederlo per certe mie ragioni...
ma anderò a vederlo dopo la scuola.
– Povero giucco! – ribattè uno del branco. –
Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo? Appena s’è annoiato, piglia il dirizzone per un’altra parte, e allora chi s’è visto s’è visto.
– Quanto tempo ci vuole di qui alla spiaggia? – domandò il burattino.
– Fra un’ora, siamo bell’e andati e tornati.
– Dunque, via! e chi più corre, è più bravo! – gridò Pinocchio.
Dato cosi il segnale della partenza, quel branco di monelli, coi loro libri e i loro quaderni sotto il braccio, si messero a correre attraverso ai campi; e Pinocchio era sempre avanti a tutti: pareva che avesse le ali ai piedi.
Di tanto in tanto, voltandosi indietro, canzonava i suoi compagni rimasti a una bella distanza, e nel vederli, ansanti, trafelati, polverosi e con tanto di lingua fuori, se la rideva proprio di cuore. Lo sciagurato in quel momento non sapeva a quali paure e a quali orribili disgrazie andava incontro!...
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Carlo Collodi - Le avventure di PinocchioGran combattimento fra Pinocchio e i suoi compagni:uno dè quali essendo rimasto ferito, Pinocchio vienearrestato dai carabinieri.
Giunto che fu sulla spiaggia, Pinocchio dette subito una grande occhiata sul mare; ma non vide nessun Pesce-cane.
Il mare era tutto liscio come un gran cristallo da specchio.
– O il Pesce-cane dov’è? – domandò, voltandosi ai compagni.
– Sarà andato a far colazione, – rispose uno di loro, ridendo.
– O si sarà buttato sul letto per far un sonnellino, –
soggiunse un altro, ridendo più forte che mai.
Da quelle risposte sconclusionate e da quelle risatac-ce grulle, Pinocchio capì che i suoi compagni gli avevano fatto una brutta celia, dandogli ad intendere una cosa che non era vera; e pigliandosela a male, disse a loro con voce di bizza:
– E ora? Che sugo ci avete trovato a darmi ad intendere la storiella del Pesce-cane?
– Il sugo c’è sicuro!... – risposero in coro quei monelli.
– E sarebbe?...
– Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi. Non ti vergogni a mostrarti tutti i giorni così preciso e cosi diligente alle lezioni? Non ti vergogni a studiar tanto, come fai?
– E se io studio, che cosa ve ne importa?
– A noi ce ne importa moltissimo perché ci costringi a fare una brutta figura col maestro...
– Perché?
– Perché gli scolari che studiano fanno sempre scomparire quelli, come noi, che non hanno voglia di studia-Letteratura italiana Einaudi
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Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio re. E noi non vogliamo scomparire! Anche noi abbiamo il nostro amor proprio!...
– E allora che cosa devo fare per contentarvi?
– Devi prendere a noia, anche tu, la scuola, la lezione e il maestro, che sono i nostri tre grandi nemici.
– E se io volessi seguitare a studiare?
– Noi non ti guarderemo più in faccia, e alla prima occasione ce la pagherai!...
– In verità mi fate quasi ridere, – disse il burattino con una scrollatina di capo.
– Ehi, Pinocchio! – gridò allora il più grande di quei ragazzi, andandogli sul viso. – Non venir qui a fare lo smargiasso: non venir qui a far tanto il galletto!... Perché se tu non hai paura di noi, noi non abbiamo paura di te! Ricordati che tu sei solo e noi siamo in sette.
– Sette come i peccati mortali, – disse Pinocchio con una gran risata.
– Avete sentito? Ci ha insultati tutti! Ci ha chiamati col nome di peccati mortali!...
– Pinocchio! chiedici scusa dell’offesa... se no, guai a te!...
– Cucù! – fece il burattino, battendosi coll’indice sulla punta del naso, in segno di canzonatura.
– Pinocchio! la finisce male!...
– Cucù!
– Ne toccherai quanto un somaro!...
– Cucù!
– Ritornerai a casa col naso rotto!...
– Cucù!