"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi

Add to favorite Le avventure di Pinocchio" di Carlo Collodi

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

– Ora il cucù te lo darò io! – gridò il più ardito di quei monelli. – Prendi intanto quest’acconto e serbalo per la cena di stasera.

E nel dir così gli appiccicò un pugno sul capo.

Ma fu, come si suol dire, botta e risposta; perché il burattino, come c’era da aspettarselo, rispose con un Letteratura italiana Einaudi

98

Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio altro pugno: e lì, da un momento all’altro, il combattimento diventò generale e accanito.

Pinocchio, sebbene fosse solo, si difendeva come un eroe. Con quei suoi piedi di legno durissimo lavorava così bene, da tener sempre i suoi nemici a rispettosa distanza. Dove i suoi piedi potevano arrivare e toccare, ci lasciavano sempre un livido per ricordo.

Allora i ragazzi, indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo, pensarono bene di metter mano ai proiettili, e sciolti i fagotti dè loro libri di scuola, cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari, le Grammatiche, i Giannettini, i Minuzzoli, i Racconti del Thouar, il Pulcino della Baccini e altri libri scolasti-ci: ma il burattino, che era d’occhio svelto e ammalizzi-to, faceva sempre civetta a tempo, sicché i volumi, pas-sandogli di sopra al capo, andavano tutti a cascare nel mare.

Figuratevi i pesci! I pesci, credendo che quei libri fossero roba da mangiare, correvano a frotte a fior d’acqua; ma dopo avere abboccata qualche pagina o qualche frontespizio, la risputavano subito facendo con la bocca una certa smorfia, che pareva volesse dire:

«Non è roba per noi: noi siamo avvezzi a cibarci molto meglio!»

Intanto il combattimento s’inferociva sempre più, quand’ecco che un grosso Granchio, che era uscito fuori dell’acqua e s’era adagio adagio arrampicato fin sulla spiaggia, gridò con una vociaccia di trombone infreddato:

– Smettetela, birichini che non siete altro! Queste guerre manesche fra ragazzi e ragazzi raramente vanno a finir bene. Qualche disgrazia accade sempre!...

Povero Granchio! Fu lo stesso che avesse predicato al vento. Anzi quella birba di Pinocchio, voltandosi indietro a guardarlo in cagnesco, gli disse sgarbatamente:

– Chetati, Granchio dell’uggia!... Faresti meglio a Letteratura italiana Einaudi

99

Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio succiare due pasticche di lichene per guarire da codesta infreddatura di gola. Vai piuttosto a letto e cerca di su-dare!

In quel frattempo i ragazzi, che avevano finito oramai di tirare tutti i loro libri, occhiarono lì a poca distanza il fagotto dei libri del burattino, e se ne impadronirono in men che non si dice.

Fra questi libri, v’era un volume rilegato in cartonci-no grosso, colla costola e colle punte di cartapecora.

Era un Trattato di Aritmetica. Vi lascio immaginare se era peso dimolto!

Uno di quei monelli agguantò quel volume e, presa di mira la testa di Pinocchio, lo scagliò con quanta forza aveva nel braccio: ma invece di cogliere il burattino, colse nella testa uno dei compagni; il quale diventò bianco come un panno lavato, e non disse altro che queste parole:

– O mamma mia, aiutatemi... perché muoio!

Poi cadde disteso sulla rena del lido.

Alla vista di quel morticino, i ragazzi spaventati si dettero a scappare a gambe e in pochi minuti non si videro più.

Ma Pinocchio rimase lì, e sebbene per il dolore e per lo spavento, anche lui fosse più morto che vivo, nondi-meno corse a inzuppare il suo fazzoletto nell’acqua del mare e si pose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola. E intanto piangendo dirottamente e disperandosi, lo chiamava per nome e gli diceva:

– Eugenio!... povero Eugenio mio!... apri gli occhi, e guardami!... Perché non mi rispondi? Non sono stato io, sai, che ti ho fatto tanto male! Credilo, non sono stato io!... Apri gli occhi, Eugenio...

Se tieni gli occhi chiusi, mi farai morire anche me...

O Dio mio! come farò ora a tornare a casa?... Con che coraggio potrò presentarmi alla mia buona mamma? Che sarà di me?... Dove fuggirò?... Dove Letteratura italiana Einaudi

100

Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio andrò a nascondermi?... Oh! quant’era meglio, mille volte meglio che fossi andato a scuola!... Perche ho dato retta a questi compagni, che sono la mia dannazione?...

E il maestro me l’aveva detto!... e la mia mamma me lo aveva ripetuto: «Guardati dai cattivi compagni!»-. Ma io sono un testardo... un caparbiaccio... lascio dir tutti, e poi fo sempre a modo mio!... E dopo mi tocca a scon-tarle... E così, da che sono al mondo, non ho mai avuto un quarto d’ora di bene. Dio mio! Che sarà di me, che sarà di me, che sarà di me?...

E Pinocchio continuava a piangere, e berciare, a darsi pugni nel capo e a chiamar per nome il povero Eugenio: quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si avvicinavano.

Si voltò: erano due carabinieri

– Che cosa fai così sdraiato per terra? – domandarono a Pinocchio.

– Assisto questo mio compagno di scuola.

– Che gli è venuto male?

– Par di sì!..

– Altro che male! – disse uno dei carabinieri, chinan-dosi e osservando Eugenio da vicino. – Questo ragazzo è stato ferito in una tempia: chi è che l’ha ferito?

– Io no, – balbettò il burattino che non aveva più fiato in corpo.

– Se non sei stato tu, chi è stato dunque che l’ha ferito?

– Io no, – ripetè Pinocchio.

– E con che cosa è stato ferito?

– Con questo libro. – E il burattino raccattò di terra il Trattato di Aritmetica, rilegato in cartone e cartapecora, per mostrarlo al carabiniere.

– E questo libro di chi è?

– Mio.

– Basta così: non occorre altro. Rizzati subito e vieni via con noi.

Letteratura italiana Einaudi

101

Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio

– Ma io...

– Via con noi!

– Ma io sono innocente...

Are sens