Domani io parto.
– Giovanna Murdstone – disse suo fratello – taci! Come osi insinuare che non conosci il mio carattere meglio di quanto vuoi darmi a intendere?
– No – continuò la mia povera madre con evidente svan-92
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taggio e con molte lagrime – non voglio che nessuno se ne vada. Sarei veramente infelice se qualcuno se ne dovesse andare. Io non domando molto. Non sono irragionevole. Soltanto, qualche volta vorrei esser consultata.
Io sono gratissima a chi m’aiuta; soltanto qualche volta vorrei essere consultata per semplice formalità. Un tempo, Edoardo, ti piaceva la mia inesperienza e la mia ingenuità... lo dicevi tu stesso... ma ora invece, ti mostri così severo, che sembra che tu mi odî.
– Edoardo – ripeté la signorina Murdstone, – è tempo di finirla. Io domani me ne vado.
– Giovanna Murdstone – tonò il signor Murdstone: –
vuoi star zitta, sì o no? Che ardire è il tuo?
La signorina Murdstone liberò dalla prigione il suo fazzoletto, e se lo tenne innanzi agli occhi.
– Clara – egli continuò, fissando mia madre – tu mi sor-prendi, tu mi sbalordisci! Sì, io ero soddisfatto al pensiero di sposare una donna semplice e inesperta e di for-marle il carattere, e d’infondere in lei un po’ di quella fermezza e di quella decisione delle quali aveva bisogno. Ma quando Giovanna Murdstone è abbastanza buona da venirmi in aiuto in questo sforzo, e di assumere, per amor mio, l’ufficio come di governante e quando n’ha in compenso dell’ingratitudine...
– Oh, per carità, per carità, Edoardo – esclamò mia madre; – non m’accusare d’ingratitudine! Io so di non esse-93
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re ingrata. Nessuno me l’ha detto mai. Ho molti difetti, ma questo no. Oh, no, caro!
– Quando Giovanna Murdstone è ricompensata, io dico
– egli continuò, dopo aver aspettato che mia madre tacesse – con l’ingratitudine, quel mio sentimento si modifica e si raffredda.
– No, amor mio, non dir questo! – implorò mia madre, angosciosamente. – Oh, no, Edoardo! Non posso sentirti parlar così. Posso esser tutto, ma sono affezionata. So d’essere affezionata. Non lo direi, se non fossi certa d’esserlo. Domandalo a Peggotty. Son certa che ti dirà che sono affezionata.
– Su di me, Clara – disse il signor Murdstone – un semplice sfoggio di debolezza non ha la minima importanza. Tu perdi il fiato.
– Per carità, vogliamoci bene – disse mia madre. – Io non potrei sopportare la durezza e la freddezza. Son così angosciata! Io ho moltissimi difetti, lo so, e tu sei molto buono, Edoardo, con la tua forza di spirito, per cercar di correggermeli. Giovanna, io non ho nulla da osservare.
Sarei disperata, se tu pensassi di andartene... – Mia madre era troppo spossata per poter continuare.
– Giovanna Murdstone – disse il signor Murdstone a sua sorella – non è nelle nostre consuetudini, credo, scambiarci amare parole. Non per colpa mia è avvenuto, stasera, questo straordinario incidente. Neppure per colpa 94
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tua. Vi sei stata trascinata da un’altra persona. Cerchiamo di dimenticarlo. E siccome questa – egli aggiunse, dopo queste magnanime parole – non è una scena per il ragazzo... Davide, va’ a letto.
Per le lagrime che mi velavano gli occhi, potei appena trovar la porta. Ero afflitto dall’angoscia di mia madre; ma uscii a tentoni, e a tentoni salii fino alla mia camera buia, senza neanche aver l’animo di dir buona sera a Peggotty e di farmi dare una candela. Quando ella venne a cercarmi, qualche ora dopo, e mi svegliò, mi disse che mia madre era andata a letto piangendo, e che il signore e la signorina Murdstone erano rimasti soli nel salotto.
Discendendo la mattina più presto del solito, mi fermai fuori della porta del salotto, sentendo la voce di mia madre. Essa supplicava solennemente e umilmente il perdono della signorina Murdstone, che glielo accordò; e allora avvenne una perfetta riconciliazione. D’allora non seppi mai che mia madre desse il suo parere in qualche cosa, senza prima appellarsi al signor Murdstone, o senza prima accertarsi con qualche infallibile mezzo dell’opinione della signorina Murdstone; e non vidi mai la signorina Murdstone, quando era di cattivo umore (sua infermità usuale), muovere la mano verso il sacco, come in procinto di estrarne le chiavi e rassegnarle a mia madre, senza veder mia madre terribilmente sgomenta.
Il color fosco, che era nel sangue dei Murdstone, oscurava la religione dei Murdstone, che era collerica e au-95
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stera. Ho pensato, poi, che quella caratteristica fosse una conseguenza necessaria della fermezza del signor Murdstone, la quale non gli permetteva di lasciar sfuggire nessuno alle pene più rigorose che si potessero con qualunque pretesto applicare. Comunque, ricordo benissimo le terribili mutrie con le quali si usava d’andare in chiesa, e l’aria mutata del luogo. Arriva la domenica temuta, e io m’avvio al vecchio banco prima degli altri, come un prigioniero ben custodito condotto al servizio religioso per i condannati. Ecco la signorina Murdstone, in una gonna di velluto nero che sembra tagliata in un drappo mortuario, immediatamente appresso; poi mia madre; poi il marito. Non v’è più Peggotty, come una volta.
Ecco la signorina Murdstone che biascia le risposte al servizio religioso e rafforza le tremende parole con crudele compiacenza. Ecco, gira gli occhi neri intorno intorno, quando dice: «Miserabili peccatori», come se stesse facendo l’appello di tutti i fedeli. Ecco che a volte sorprendo qualche occhiata di mia madre, la quale muove timidamente le labbra fra i suoi due custodi, che le fanno un mormorìo nelle orecchie da un lato e l’altro, come il brontolìo d’un tuono lontano. Ecco con subita-neo timore mi domando se è mai probabile che il nostro vecchio pastore possa aver torto e il signore e la signorina Murdstone ragione, e se tutti gli angeli del Cielo possano essere angeli distruttori. Ecco che se muovo un dito o allento un muscolo della faccia, mi sento nelle costole, che ne dolorano, il libro di preghiere della signori-96
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na Murdstone.
Sì, ecco ancora, durante il nostro ritorno a casa, noto alcuni vicini che guardano me e mia madre, e si bisbiglia-no qualche cosa. Mentre i tre passano a braccetto, e io rimango un po’ indietro solo, ecco che seguo qualcuno di quegli sguardi, e mi domando se realmente il passo di mia madre sia così leggero come a me sembra, e se realmente la gaiezza della sua bellezza sia quasi svanita.
Ecco, mi domando se qualcuno dei vicini ricordi, come ricordo io, che noi solevamo tornare a casa insieme, mia madre e io; e in tutta l’uggiosa e oscura giornata non faccio che domandarmi la stessa cosa.
S’era parlato qualche volta di mandarmi in convitto. Il signore e la signorina Murdstone avevano avviato il discorso, e mia madre aveva naturalmente fatto buon viso alla proposta. Nulla, però, era stato ancora stabilito.
Mi sarà dato di dimenticar mai quelle lezioni? Erano presiedute nominalmente da mia madre; ma in realtà dal signor Murdstone e dalla sorella che non mancavano mai, e coglievano il destro per impartire a mia madre molte lezioni di quella sciagurata fermezza, che era il tormento delle nostre due vite. Credo che fossi trattenuto a casa a bella posta. Avevo imparato abbastanza facilmente, e con abbastanza buona volontà, quando aveva vissuto solo mia madre. Ho ancora un vago ricordo del tempo in cui apprendevo l’alfabeto sulle sue ginocchia.