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David Copperfield

binson Crusoe. Essi tennero vive la mia fantasia e la mia speranza in qualche cosa oltre quel luogo e quel tempo; essi, e «Le Mille e una Notte» e i «Racconti dei Genî» ; e non mi fecero male, perché se in qualcuno di essi c’era del male, non era per me, non lo capivo. Mi meraviglio, ora, come trovassi il tempo, in mezzo ai miei sforzi e ai miei scerpelloni su oggetti più gravi, di leggere quei libri. E mi sembra strano che riuscissi a consolarmi dei miei piccoli dolori (che erano grandi dolori per me) con l’incarnare, come facevo, i miei personaggi preferiti, e col mettere, come facevo inoltre, il signore e la signorina Murdstone in tutti i cattivi. Fui Tom Jones una settimana. Impersonai la mia idea di Roderick Random per un mese di fila, credo. Derivai un piacere indicibile da alcuni volumi di Viaggi – ho dimenticato quali fossero ora – che erano su quegli scaffali, e ricordo di essere andato in giro per giorni e giorni nel piano che abitavo, armato con una vecchia forma di gambale, come la perfetta incarnazione del Capitano Tal di Tale, della Marina Reale Inglese, in pericolo d’essere assediato dai selvaggi, e risoluto di vendere la sua vita a caro prezzo. Benché schiaffeggiato con la Grammatica latina, il capitano non perdeva la propria dignità. Io la perdevo; ma il capitano era un capitano e un eroe, nonostante tutte le gram-matiche e tutte le lingue del mondo, vive o morte.

Questo era l’unico e costante mio conforto. Ripensandoci, riveggo ancora una bella sera estiva e i ragazzi che si rincorrono nel cimitero, mentre io, seduto sul letto, sono 103

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intento a leggere avidamente. Ogni granaio e ogni fieni-le del vicinato, ogni pietra della chiesa, e ogni zolla del cimitero avevano, nel mio spirito, qualche loro particolare lineamento che li associava a quei libri, come i luoghi da essi celebrati. Vidi Tom Pipes arrampicarsi sul campanile; vidi Strap, col sacco sulle spalle, sostare, innanzi al cancello, per riposarsi; e so che il commodoro Trunnion presiedeva quel suo famoso circolo col signor Pickle nella sala della birreria del nostro villaggio.

Il lettore ora comprende, come comprendo io, che cosa fossi quando giunsi al punto che ora sto per narrare. Una mattina, quando mi presentai nel salotto coi miei libri, trovai mia madre in atteggiamento fermo, e il signor Murdstone occupato a legare qualche cosa intorno alla punta d’una bacchetta – una bacchetta leggera e flessibile che cessò di legare quando entrai e soppesò e agitò in aria.

– Ti dico, Clara – disse il signor Murdstone, – anch’io fui spesso bastonato.

– Sicuro, è vero – disse la signorina Murdstone.

– Certo, mia cara Giovanna – balbettò mia madre, con timidezza. – Ma... credi che facesse bene a Edoardo?

– Credi che a Edoardo facesse male, Clara? – chiese gravemente il signor Murdstone.

– Questo è il punto – disse sua sorella. A questo mia madre rispose:

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– Certo, mia cara Giovanna – e non disse altro.

Una certa apprensione mi avvertì che in quel dialogo io fossi personalmente interessato, e cercai lo sguardo del signor Murdstone, che si fissava nel mio.

– Ora, Davide – egli disse, e gli vidi, mentre parlava, quell’ombra di strabismo: – oggi devi stare molto più attento del solito. – Soppesò di nuovo la bacchetta, e di nuovo la scosse; e dopo questi preparativi, se la mise accanto con uno sguardo abbastanza espressivo, e prese in mano il libro.

Tutto questo, come principio, servì mirabilmente a rin-frescare la mia scioltezza di spirito. Vidi le parole della mia lezione svanire, non a una a una, o riga per riga, ma a interi paragrafi; tentai di fermarli; ma sembrava, se così mi posso esprimere, che avessero calzato un paio di pattini, e s’allontanassero con una scorrevolezza irrefre-nabile.

Avevamo cominciato male, e continuammo peggio. Ero arrivato piuttosto con l’idea di segnalarmi, credendo d’esser molto ben preparato; ma mi ero grossolanamen-te ingannato. Un libro dietro l’altro aggiunse qualche cosa alla mora degli arretrati, mentre la signorina Murdstone fermamente vegliava. E quando arrivammo finalmente ai cinquemila formaggi (mutati in bacchette per quel giorno, rammento) mia madre scoppiò a piangere.

– Clara! – disse la signorina Murdstone, col suo tono 105

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d’ammonimento.

– Credo di non sentirmi bene, mia cara Giovanna – disse mia madre.

Vidi lui strizzar solennemente l’occhio verso la sorella, levandosi e dicendo, nell’atto di dar mano alla bacchetta:

– Ebbene, Giovanna, ci è difficile sperare che Clara sop-porti, con perfetta fermezza, la pena e il tormento che Davide oggi le ha inflitti. Questo sarebbe da stoico. Clara s’è grandemente corroborata e migliorata; ma non potremmo sperar tanto da lei. Davide, vieni di sopra con me.

Mentre egli mi conduceva alla porta, mia madre ci corse appresso. La signorina Murdstone disse:

– Clara, sei veramente una sciocca; – e s’interpose.

Vidi allora mia madre tapparsi le orecchie, e la sentii piangere.

Egli mi conduceva in camera mia, piano e solenne –

son sicuro che godeva di quella parata di giustizia ese-cutiva – e quando vi arrivammo, immediatamente mi strinse la testa sotto un braccio.

– Signor Murdstone! – gli gridai. – Non mi stringete!

Per carità, non mi battete. Mi son sforzato d’imparare la lezione, ma non mi riesce di ripeterla quando siete presente voi e la signorina Murdstone. Davvero non mi rie-106

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sce.

– Bene, non ti riesce! – egli disse. – Proverai con questa!

Mi teneva la testa stretta come in una morsa, ma mi di-vincolai in qualche modo e lo arrestai per un istante, supplicandolo di non battermi. Soltanto per un istante lo arrestai, perché il momento dopo egli mi batteva con gran vigore, e nello stesso momento gli acchiappavo nella bocca, fra i denti, la mano con cui mi teneva, dandole un morso. Sento allegarmi i denti al ricordo.

Egli allora mi batté, come se avesse voluto battermi a morte. In tutto lo strepito che noi facevamo, udii il rumore d’una corsa sulle scale, e piangere – sentii mia madre piangere, e Peggotty. Poi egli se ne andò; e la porta fu chiusa dal di fuori, e io, ardente e febbrile, e lacero, e tristo e miserabilmente rabbioso, ero disteso sul pavimento.

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