– Non ho nulla da dire, signore – io risposi tranne che tutta la colpa è mia. Dora...
– La signorina Spenlow, se non vi dispiace – disse suo padre, maestosamente.
– ... fu indotta e persuasa da me – continuai inghiotten-do quella più fredda denominazione – ad acconsentire a questi sotterfugi, e io amaramente ne faccio ammenda.
– Voi vi siete comportato malissimo, signore – disse il signor Spenlow, passeggiando su e giù sul tappeto, e ge-sticolando con tutto il corpo, invece di muovere soltanto la testa, data la rigidezza della sua cravatta e della sua 978
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spina dorsale. – Voi avete commesso un’azione sconveniente e riprovevole. Quando io conduco un gentiluomo in casa mia, abbia egli diciannove, ventinove o novanta-nove anni, ve lo conduco in tutta buona fede. Se egli abusa della mia fiducia, commette un’azione disonorevole, signor Copperfield.
– Lo comprendo, signore, vi assicuro – risposi. – Ma non ci ho pensato neppur per un momento. Io voglio tanto bene alla signorina Spenlow...
– Sciocchezze! – disse il signor Spenlow, diventando rosso. – Vi prego di non venirmi a dire in faccia che voi volete bene a mia figlia, signor Copperfield.
– Potrei difendere la mia condotta, se non le volessi bene, signore? – risposi con grande umiltà.
– Potete difendere la vostra condotta se le volete bene, signore? – disse il signor Spenlow, arrestandosi improvvisamente sul tappeto. – Avete considerato i vostri anni, e gli anni di mia figlia, signor Copperfield? Avete considerato ciò che significa distruggere la fiducia che deve sussistere fra me e mia figlia? Avete considerato la posizione sociale di mia figlia, le speranze che io posso va-gheggiare per il suo avvenire, le intenzioni che ho per lei sul conto del mio patrimonio? Avete considerato nulla di tutto questo, signor Copperfield?
– Forse molto poco, signore – risposi, parlandogli umiliato e addolorato; – ma vi prego di credere che io ho 979
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considerato la mia condizione sociale. Quando io ve ne parlai, noi eravamo già promessi.
– Vi prego – disse il signor Spenlow, molto più rassomigliante a Pulcinella che non l’avessi mai visto, mentre batteva con grande energia una mano sull’altra – di non parlarmi di promesse, signor Copperfield.
La signorina Murdstone, altrimenti incommovibile, fece sentire una breve risata sdegnosa.
– Quando vi parlai delle mie condizioni mutate, signore
– cominciai di nuovo, per sostituire con una nuova espressione ciò che lo irritava – quel sotterfugio nel quale mi dispiace d’aver attirato la signorina Spenlow, era cominciato. Da che le mie condizioni sono mutate, io mi son sforzato, stimolando ogni mia energia, di mi-gliorarle. Son sicuro che vi riuscirò un giorno. Volete voi darmi tempo... qualunque periodo di tempo? Noi siamo entrambi così giovani, signore...
– Voi avete ragione – interruppe il signor Spenlow, scotendo parecchie volte il capo e aggrottando le ciglia –
siete entrambi ragazzi. La cosa è una sciocchezza. Mettiamo termine a questa sciocchezza. Portatevi via quelle lettere, e gettatele nel fuoco. Datemi le lettere della signorina Spenlow da gettare nel fuoco; e benché i nostri rapporti avvenire debbano, come certo sapete, limitarsi a quelli dell’ufficio, noi ci obbligheremo di non far più parola del passato. Su, signor Copperfield, voi non man-980
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cate di buon senso: questa è la miglior condotta da seguire.
No. Non potevo pensare di acconsentire alla sua proposta. Mi dispiaceva, ma v’era una ragione superiore al buon senso. L’amore era al di sopra di tutte le considerazione sociali, e io amavo follemente Dora, e Dora mi amava. Non dissi esattamente così; attenuai il mio pensiero più che mi fu possibile; ma la mia risposta lo conteneva e mi mostrai risoluto. Non credo che facessi una figura ridicola; ma so che fui risoluto.
– Benissimo, signor Copperfield – disse il signor Spenlow: – cercherò di persuadere mia figlia.
La signorina Murdstone, con un suono espressivo, una lunga aspirazione che non era né un sospiro né un gemito, ma rassomigliava ad entrambi, espresse la sua opinione che si dovesse far questo prima.
– Cercherò – disse il signor Spenlow, corroborato da quell’aiuto – di persuadere mia figlia. Rifiutate di prendervi quelle lettere, signor Copperfield?
Sì. Gli dissi che speravo che m’avrebbe scusato, ma non era possibile che io le potessi accettare dalla signorina Murdstone.
– Neanche da me? – disse il signor Spenlow.
No, risposi col più profondo rispetto; neanche da lui.
– Benissimo! – disse il signor Spenlow.
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Nell’istante di silenzio che seguì, non sapevo se andarmene o rimanere. Finalmente, mi diressi tranquillamente verso la porta con l’intenzione di dire che forse avrei risposto meglio al suo desiderio andandomene, quando egli mi disse con le mani nelle tasche del soprabito, che le contenevano a fatica, e con ciò che direi, dopo tutto, un’aria decisamente pia:
– Probabilmente non ignorate, signor Copperfield, che io a questo mondo non sono assolutamente sprovvisto di beni di fortuna, e che mia figlia è la mia più cara e prossima parente?
Risposi subito dicendogli che speravo che l’errore, nel quale m’aveva trascinato la disperata natura del mio amore, non lo avrebbe indotto a credere che io avessi l’anima venale.
– Non alludo alla cosa da questo lato – disse il signor Spenlow. – Sarebbe meglio per voi, e tutti noi, se voi foste venale, signor Copperfield... Voglio dire, se foste più accorto e meno disposto a subire le illusioni di queste follie giovanili. No. Dico semplicemente, con uno scopo assolutamente diverso, che voi probabilmente non ignorate che io ho qualche cosa da lasciare a mia figlia.
Certo che non lo ignoravo.