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Charles Dickens

David Copperfield

Fui costretto a meditare un poco prima di capire che intendesse il pescatore Peggotty con questa immagine, che esprimeva il giro completo d’una notizia. Lo ringraziai cordialmente; e dissi, con la coscienza di diventar rosso in viso, che speravo che anche l’Emilietta fosse cambiata da quando solevamo raccogliere conchiglie e sassolini sulla spiaggia.

– Sta diventando una donna, sta diventando – disse il pescatore Peggotty, – Domandate a lui.

Intendeva Cam, che raggiava di piacere, e diceva di sì sul sacco dei gamberi.

– Che bel viso! – disse il pescatore Peggotty, e il suo risplendeva come il sole.

– E come è istruita! – disse Cam.

– E che bella scrittura! – disse il pescatore Peggotty. –

Nera come il catrame; e così grande che si può vederla da un miglio distante.

Era veramente delizioso vedere a quale entusiasmo si ispirasse il pescatore Peggotty parlando della sua predi-letta figliola adottiva. Mi sta ancora innanzi con la faccia gioviale e villosa irradiata da un amore caldo e da un orgoglio che non so descrivere. Gli occhi onesti gli si accendono e scintillano, come se nella loro profondità s’agitasse qualche cosa di radioso. Il vasto petto gli si gonfia di soddisfazione. Egli, nella sua gravità, stringe insieme le mani grandi e forti ed accentua ciò che dice 188

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con un braccio che sembra un maglio alla mia vista di pigmeo.

Cam era come lui grave. Oserei asserire che essi avrebbero detto molto più dell’Emilietta, se non fossero stati intimoriti dall’inatteso arrivo di Steerforth, il quale, vedendomi in un angolo a colloquio con due estranei, interruppe una canzone che stava canticchiando, e disse:

«Non sapevo che tu fossi qui, piccolo Copperfield!»

(perché non s’era nella solita stanza delle visite), e fece per andarsene.

Io non son certo se fosse per l’orgoglio di avere un amico come Steerforth, o per il desiderio di spiegargli com’era che avessi un amico come il pescatore Peggotty, che, mentre se n’andava, lo richiamai e gli dissi umilmente (santo Cielo, come ricordo tutto chiaramente tanto tempo dopo!):

– Non te n’andare, Steerforth, per piacere. Questi sono due pescatori di Yarmouth... della brava gente... impa-rentata con la mia governante... Son venuti da Gravesend per vedermi.

– Ah, sì? – disse Steerforth, tornando indietro. – Son contento di conoscerli. Come state?

V’era una disinvoltura nei suoi modi – modi facili e vivaci senza traccia di boria – che credo ancora egli avesse in sé un fascino misterioso. Ancora credo che nel suo portamento, nella sua vivacità, nella sua voce intonata, 189

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nel bel viso e nella persona, egli portasse un’ingenita potenza d’attrattiva, un incanto al quale era naturale cedere e al quale pochi potevano resistere. Osservai subito come egli riuscisse gradito ad entrambi, e come entrambi fossero disposti ad aprirgli i loro cuori.

– Voi dovete farlo sapere a casa mia, signor Peggotty –

dissi io – quando mandate la lettera, che Steerforth è molto buono con me, e che io non so come farei senza di lui.

– Che discorsi! – disse ridendo Steerforth. – Voi non dovete dir nulla di simile.

– E se Steerforth capiterà una volta nel Norfolk o nel Suffolk, signor Peggotty – io dissi – mentre ci sarò io, state pur certo che lo condurrò a Yarmouth a veder casa vostra. Tu non hai mai visto una casa simile, Steerforth.

È fatta con un battello.

– Con un battello, veramente? – disse Steerforth. – È

proprio la casa che ci voleva per un bel marinaio come lui.

– Proprio, proprio, signore – disse Cam, ridendo. – Avete ragione, signorino! Sì, sì, è proprio così.

Il pescatore Peggotty non era meno soddisfatto del nipote, benché la modestia gli vietasse di ripetere a voce alta quel complimento.

– Ecco, signore – egli disse inchinandosi e ridendo, e 190

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premendo insieme i due capi della cravatta sul petto – vi ringrazio, signore, vi ringrazio. – Mi sforzo di fare meglio che posso nel mio mestiere, signore.

– I migliori fra gli uomini non fanno di più, signor Peggotty – disse Steerforth, che sapeva già il suo nome.

– E ciò che fate anche voi, signore – disse il pescatore Peggotty, scotendo il capo – e ciò che fate, lo fate bene... benissimo. Vi ringrazio, signore. Vi sono riconoscente della vostra buona accoglienza. Io son rozzo, signore, ma disposto a servirvi... in tutti i modi, son disposto a servirvi, sì, voi mi comprendete. La mia casa non è gran che, ma è tutta a vostra disposizione se venite col signorino Davy a vederla. Io sono un lumacone, sono – disse il signor Peggotty, intendendo dire ch’era una lumaca, e che era lento ad andarsene, giacché aveva tentato di uscire alla fine di ogni sua sentenza, ed era, in un modo o nell’altro, tornato indietro; – ma io vi auguro bene a tutti e due, e vi auguro d’essere felici.

Cam fece eco a queste parole, e noi ci separammo nella maniera più cordiale. Fui quasi tentato quella sera di parlare a Steerforth dell’Emilietta, ma non ebbi l’ardire di pronunciar quel nome, per tema ch’egli ridesse di me. Ricordo che pensai molto, e con qualche inquietudine, a ciò che m’aveva detto il signor Peggotty, ch’ella stava diventando una donna; ma giudicai che era una stupidità.

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Inosservati trasportammo i crostacei in camera nostra, e quella sera imbandimmo una magnifica cena. Ma Traddles non poté uscirne salvo. Era troppo disgraziato per cavarsela da una cena come qualunque altro. Gli venne male durante la notte – era veramente depresso – per non poter digerire il granchio; e dopo che gli furono somministrate delle droghe nere e delle pillole azzurre in una quantità che Dempre (figlio d’un medico) disse capace di abbattere l’organismo d’un cavallo, si guadagnò, per essersi rifiutato di fare la minima confessione, una solenne bastonatura e sei capitoli del Testamento Greco.

Il resto del semestre è un guazzabuglio nei ricordi di quella vita di tristezza e di pene; nei ricordi della state che svanisce e della stagione che muta; delle gelide mattine all’ora della sveglia, e del freddo odore delle buie sere, all’ora di andare a letto: della scuola scarsamente illuminata che non era che una gigantesca macchina da brividi; della vicenda del manzo allesso e del manzo arrosto, e del castrato allesso col castrato arrosto; dei gru-mi del pane e del burro; di libri gualciti, di lavagne rotte, di quaderni bagnati di lagrime, di vergate, di rigature, di tagli di capelli, di domeniche piene di sole, di budini che sapevano di sego, e d’una sudicia atmosfera d’inchiostro che circondava tutto.

Ricordo bene, però, come la lontana idea delle vacanze, ché parve per un tempo immenso un puntino immobile, 192

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cominciasse ad avvicinarsi, e a crescere e crescere.

Come dal contar per mesi, cominciassi a contar per settimane, e poi per giorni; e come allora cominciassi a temere che io non sarei stato richiamato a casa, e come poi, apprendendo da Steerforth che ero stato richiamato e che ci sarei certamente andato, avessi il triste presentimento che mi sarebbe potuto capitar la disgrazia di rompermi una gamba. E poi quel giorno sospirato, finalmente, mutò presto il suo posto, dalla settimana dopo la prossima, alla prossima, a questa, a posdomani, a domani, a oggi, a stasera – al momento che ero già nella diligenza di Yarmouth diretto a casa.

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