il brindisi non possono essere descritti. Si levarono e s’abbassarono, più e più volte, come le onde dell’oceano. Finalmente si fece silenzio e WILKINS MICAWBER si levò per ringraziare. Noi non tenteremo, date le condizioni relativamente imperfette delle risorse del nostro stabilimento, di sforzarci di seguire il nostro distinto concittadino a traverso i periodi morbidamente fluenti del suo magnifico e forbito discorso. Ci basti osservare che questo fu un capolavoro d’eloquenza; e che quei brani, in cui egli particolarmente rimontò alle origini della sua fortunata carriera, avvertendo la parte più giovane dell’uditorio di non contrarre obbligazioni pecuniarie che non si possono pagare, strapparono lagrime agli occhi più virili. Altri brindisi furono fatti al dottor Mell, alla signora Micawber (che ringraziò con un bell’inchino dalla porta laterale, dove una via lattea di giovani bellezze erano salite sulle sedie per assistere e far più adorna quella commovente scena); alla signora Ridger Begs (ex-signorina Micawber); alla signora Mell; a Wilkins Micawber, juniore (che fece morir dalle risa tutta l’assemblea col notare spiritosamente che egli non poteva ringraziare con un discorso, e ché si riservava di farlo, col loro permesso, con una canzone); alla famiglia della signora Micawber (ben nota, è inutile dirlo, nella madre patria), ecc., ecc., ecc. S’iniziarono poi le danze.
Fra i devoti di Tersicore, che si divertirono finché Febo non diede l’annuncio della partenza, si distinsero particolarmente Wilkins Micawber, juniore, e l’amabile e 1550
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compita signorina Elena, quarta figlia del dottor Mell».
Ritrovavo lì con piacere il nome del dottor Mell, ed ero felice di scoprire, in buone condizioni, il signor Mell, una volta maltrattato maestro assistente del nostro magistrato di Middlesex, quando il pescatore Peggotty m’indicò un’altra parte del giornale e i miei occhi si fissaro-no sul mio nome, e io lessi quanto segue:
«A DAVIDE COPPERFIELD
«L’EMINENTE AUTORE.
«Mio caro signore,
«Molti anni sono trascorsi, da che non ho più avuto l’occasione di contemplare ocularmente quei lineamenti che ora son familiari alla mente di una parte considerevole del mondo civile.
«Ma, mio caro signore, benché io sia spogliato (dalla forza di circostanze sulle quali non ho impero) della società personale dell’amico e compagno della mia giovinezza, non ho mancato di seguire il suo altissimo volo.
Né io sono stato impedito
Benché i mari si stacchino mugghiando (BURNS) dal partecipare ai festini intellettuali che egli ci ha prodigati.
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Charles Dickens David Copperfield
«Io perciò non posso permettere la partenza da questo luogo di una persona che noi mutuamente rispettiamo e stimiamo, senza, mio caro signore, cogliere questa pubblica occasione per ringraziarvi, in mio nome, e, non temo d’aggiungerlo, in nome di tutti gli abitanti di Port Middlebay, al piacere dei quali voi contribuite così potentemente.
«Avanti, mio caro signore! Voi non siete ignoto qui, voi siete stimato. Sebbene «lontani», noi non siamo né «in-differenti», né «melanconici», né (posso aggiungere)
«pigri». Avanti, mio caro signore, nel vostro volo d’aquila! Gli abitanti di Port Middlebay possono almeno aspirare a seguirlo con gioia, con piacere, con istruzione!
«Fra gli occhi levati verso di voi da questa parte del glo-bo, sarà sempre trovato, finché avrà luce e vita
«L’occhio
«Appartenente a
«WILKINS MICAWBER
«Magistrato... »
Scoprii, dando un’occhiata alle altre pagine del giornale, che il signor Micawber era uno dei suoi corrispondenti più diligenti e stimati. V’era un’altra lettera di lui nello stesso giornale, relativa alla costruzione d’un ponte.
1552
Charles Dickens David Copperfield
V’era l’annuncio di una collezione di simili lettere sue, da esser pubblicata fra breve, in un bel volume con «notevoli aggiunte», e, a quanto mi parve, anche l’articolo di fondo era suo.
Parlammo molto del signor Micawber, molte altre sere, nel tempo che il pescatore Peggotty si trattenne a Londra. Questi stette con noi per tutto il tempo del suo sog-giorno – che credo fosse un po’ meno d’un mese – e sua sorella e mia zia vennero in casa nostra a vederlo. Quando se ne andò, io e Agnese ci recammo ad accompagnarlo fin sul bastimento; e non gli diremo mai più addio sulla terra.
Ma prima di ripartire, andammo insieme a Yarmouth per vedere Una piccola lapide che io avevo fatto mettere nel cimitero, in memoria di Cam. Mentre, pregato da lui, copiavo la semplice iscrizione che vi era incisa, egli si chinò a raccogliere un ciuffetto d’erba dalla tomba, con un po’ di terra.
— Per l’Emilia – egli disse, mettendoselo in petto. –
Gliel’ho promesso, signorino Davy.
1553
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LXIV.
UN ULTIMO SGUARDO AL PASSATO
Ed ora finisce la mia storia scritta. Do uno sguardo al passato, ancora una volta – per l’ultima volta – prima di chiudere questi fogli.
Mi veggo con Agnese al fianco, percorrere il cammino della vita. Mi veggo circondato dai nostri figli e dai nostri amici; e odo il suono di molte voci care lungo la via.
Quali sono i visi che distinguo meglio nella folla? Ecco, tutti quelli che si son voltati alla mia domanda.
Ecco mia zia, con gli occhiali più forti, già vecchia di ottanta anni e più, ma impettita ancora e capace di fare a piedi, senza titubare, un tratto di sei miglia in tempo d’inverno.
Sempre con lei, ecco Peggotty, la mia cara vecchia domestica, anche lei con gli occhiali, che la sera si mette a cucire accanto alla lampada, non dimenticando mai il moccolo di candela, la fettuccia della misura nella cas-settina, e la scatola da lavoro con la veduta di San Paolo sul coperchio.
Le guance e le braccia di Peggotty, così dure e rosse nei 1554