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– Piccolo Copperfield – disse Steerforth, facendosi innanzi – un momento. Ecco ciò che ho da dirvi, signor Mell, una volta per tutte. Quando vi prendete la libertà di chiamarmi vile o ignobile, o qualche cosa di simile, è bene che sappiate che non siete che un insolente pezzente. Siete sempre un pezzente, lo sapete; ma quando dite così siete un insolente pezzente.

Non son ben certo se egli stesse per avventarsi contro il 176

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signor Mell, o se il signor Mell stesse per avventarsi contro di lui, o se vi fosse una simile intenzione dall’una parte e dall’altra. Ma vidi diffondersi per tutta la scuola una rigidezza che trasformò tutti in statue di marmo, e trovai il signor Creakle in mezzo a noi, con Tungay a lato, mentre la signora e la signorina Creakle guardavano dall’ingresso spaurite. Il signor Mell, coi gomiti sul tavolino e la faccia nelle mani, stette, per alcuni momenti, calmo.

– Signor Mell – disse il signor Creakle, scotendolo per il braccio; e il suo bisbiglio era in quell’istante così intelligibile, che Tungay si dispensò dal ripetere le sue parole:

– voi non avete perso la testa, spero?

– No, signore, no – rispose l’insegnante, mostrando il viso, e scotendo il capo, e stropicciandosi le mani ecci-tatissimo. – No, signore, no. Ho la testa a posto, io... No, signor Creakle, non sono fuor di me... io ragiono ancora, signore... Io... io soltanto avrei voluto che vi foste ricordato un po’ più presto di me, signor Creakle. Sarebbe...

sarebbe stato più gentile, signore, più giusto, signore.

M’avreste risparmiato qualche cosa, signore.

Il signor Creakle, fissando il signor Mell, mise la mano sulla spalla di Tungay, poggiò i piedi sul banco più vicino, e si sedette sul tavolino. Dopo avere, dalla sommità di quel trono, fissato ancora il signor Mell, mentre questi scoteva il capo e si stropicciava le mani, ed era sempre nello stesso stato di grande eccitazione, il 177

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signor Creakle si volse a Steerforth e gli disse:

– Ora, Steerforth, giacché egli non vuol dirmelo, che cosa è stato?

Steerforth eluse per un momento la domanda, guardando in atto di sprezzo e di sfida il suo avversario, e tacendo. Anche in quel momento non potei fare a meno di osservare il suo atteggiamento nobile e fiero; e come in suo confronto il signor Mell apparisse modesto e volgare.

– Allora, che intendeva di dire parlando di beniamini? – disse finalmente Steerforth.

– Beniamini? – ripeté il signor Creakle, mentre le vene della fronte gli si gonfiavano rapidamente. – Chi ha parlato di beniamini?

– Lui – disse Steerforth.

– E di grazia, che intendete con ciò, signore? – domandò il signor Creakle, volgendosi irato al suo assistente.

– Intendevo, signor Creakle – egli rispose a voce bassa – ciò che ho detto; che nessun alunno ha il diritto d’approfittare della sua condizione di favoritismo per umiliarmi.

– Umiliarvi? – disse il signor Creakle, – Luce del cielo! Ma datemi il permesso di domandarvi, signor...

Come-vi-Chiamate; – e qui il signor Creakle incrociò le 178

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braccia, compresa la bacchetta, sul petto, e fece un tal nodo delle sopracciglia che i suoi occhiolini si scorgevano appena; – se quando parlate di favoritismi, mostrate il minimo rispetto per me? Per me, signore – cacciando improvvisamente la testa verso di lui, e tirandola di nuovo indietro – che sono il capo di questo istituto e colui che vi paga?

– Non è stato saggio da parte mia, signore, lo riconosco

– disse il signor Mell. – Non lo avrei detto, se non avessi perduto la pazienza.

Qui intervenne Steerforth.

– Quando mi ha detto che ero ignobile, e quando mi ha detto che ero vile, io l’ho chiamato pezzente. Se non avessi perso la pazienza, forse non l’avrei chiamato pezzente. Ma l’ho fatto, e son pronto ad accettarne le conseguenze.

Certo senza considerare se vi sarebbero state conseguenze di alcuna specie da accettare, gongolai di questo nobile discorso dell’amico Steerforth, che fece impressione anche sugli altri ragazzi, tra i quali vi fu un tacito movimento.

– Mi meraviglio, Steerforth... benché la vostra sincerità vi faccia onore – disse il signor Creakle – vi onora, certo... son sorpreso, Steerforth, debbo dirvi, che voi possiate dare un simile epiteto a una persona impiegata e stipendiata a Salem House.

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Steerforth scoppiò in una piccola risata.

– Questo non vuol dire rispondere alla mia osservazione

– disse il signor Creakle. – M’attendo da voi qualche cosa di più, Steerforth.

Se il signor Mell ai miei occhi appariva modesto di fronte al bel ragazzo, sarebbe addirittura impossibile dire come modesto apparisse al signor Creakle.

– Ch’egli lo neghi – disse Steerforth.

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