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– Neghi d’essere un pezzente, Steerforth! – esclamò il signor Creakle. – Ebbene, dove va mendicando?

– Se non è un pezzente lui, lo sarà una sua cara parente

– disse Steerforth. – È la stessa cosa.

Egli mi volse un’occhiata, e la mano del signor Mell mi carezzò pianamente sulla spalla. Una fiamma m’accese il viso e un rimorso mi punse il cuore; ma gli occhi del signor Mell erano fissati su Steerforth. Egli continuava a carezzarmi pianamente sulla spalla, ma fissava Steerforth.

– Giacché attendete che io mi giustifichi, signor Creakle

– disse Steerforth – e spieghi ciò che voglio dire... ecco che ho da dire: che sua madre vive di carità in un ospizio.

Il signor Mell lo fissava sempre, carezzandomi pianamente sulla spalla, e si disse con un fil di voce, se ben lo intesi: «Sì, me l’ero immaginato».

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Il signor Creakle si volse al suo assistente, con un grave cipiglio e una cortesia non sincera:

– Ora che avete sentito ciò che dice Steerforth, signor Mell, abbiate, di grazia, la bontà di smentirlo innanzi a tutta la scuola.

– Egli non può essere smentito, signore, dice la pura verità – rispose il signor Mell in mezzo a un silenzio se-polcrale; – ciò che ha detto è perfettamente vero.

– Siate così buono allora da dichiarare pubblicamente, vi prego – disse il signor Creakle, atteggiando la testa da un lato, e facendo con gli occhi il giro della scuola; – se una cosa simile sia mai venuta a mia conoscenza prima di questo momento.

– Credo non la sapeste in maniera diretta.

– Come, non la sapeste in maniera diretta? – disse il signor Creakle. – Come, disgraziato?

– Credo che non abbiate mai supposto che le mie condizioni fossero molto prospere – rispose l’insegnante. –

Voi sapete qual è la mia posizione qui, e qual è stata sempre.

– Temo, se volete accennare a questo – disse il signor Creakle con le vene della fronte più gonfie che mai –

che voi siate stato in una posizione addirittura falsa, e che abbiate scambiato questo istituto con una scuola di carità. Signor Mell, non ci resta che separarci. E più pre-181

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sto sarà, meglio.

– In questo momento stesso – rispose il signor Mell, al-zandosi.

– Come vi piace – disse il signor Creakle.

– Io vi lascio, signor Creakle, e tutti voi – disse il signor Mell, dando un’occhiata in giro, e di nuovo carezzandomi pianamente sulla spalla. – Giacomo Steerforth, il migliore augurio che possa farvi, è che vi possiate vergo-gnare un giorno di ciò che avete fatto oggi. Per ora mi dispiacerebbe di avervi amico, o amico di qualcuno a cui volessi bene.

Ancora una volta mi mise la mano sulla spalla; e poi pigliandosi il flauto e pochi libri dal tavolino, e lasciando-vi la chiave per il suo successore, uscì di scuola col suo fardello sotto il braccio. Il signor Creakle ci tenne allora un discorsetto, per mezzo di Tungay, ringraziando Steerforth per aver tenute alte (benché forse con troppo ardore) la indipendenza e la rispettabilità di Salem House; e finì stringendo la mano a Steerforth, mentre noi accla-mavamo con tre evviva – non sapevo per quale dei due, ma forse per Steerforth – gridando anch’io con calore, ma con la coscienza di far male. Il signor Creakle poi castigò Tommaso Traddles che s’era messo a piangere, invece di gridare evviva, per la partenza del signor Mell; e se ne ritornò al suo divano, o al suo letto o a chi sa che.

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Lasciati soli, ci guardammo imbarazzati l’un l’altro. Per conto mio, sentivo tanto rimorso e pentimento per la parte avuta in ciò ch’era accaduto, che nulla avrebbe potuto impedirmi di piangere; ma per tema che Steerforth, il quale spesso mi guardava, potesse interpretarlo come un atto di tepida amicizia – o, direi piuttosto, date le nostre diverse età e il mio sentimento di soggezione per lui, come un atto di poco riguardo – riuscii a frenare la commozione che m’angosciava. Infatti egli, irritatissimo con Traddles, si dichiarò contento che le avesse prese.

Il povero Traddles, che aveva superato la fase di disperazione sul tavolino, e stava come il solito rilevando pian piano il capo con una fioritura di scheletri, disse che a lui non importava nulla, ma che, a ogni modo, il signor Mell era stato trattato male.

– Chi lo ha trattato male? – disse Steerforth.

– Proprio tu – rispose Traddles.

– Che cosa ho fatto? – disse Steerforth.

– Che hai fatto? – ribatté Traddles. – L’hai umiliato nel suo amor proprio e gli hai fatto perdere il posto.

– Il suo amor proprio! – ripeté Steerforth sdegnosamente. – Il suo amor proprio se ne avvantaggerà, scommetto. Il suo amor proprio non è come il tuo, signorina Traddles. Quanto al posto... che era importantissimo, vero?... credi forse che non scriverò a casa, perché gli si faccia avere del denaro?

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