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David Copperfield

na debole, senza discernimento, quasi una bambina ancora; e ch’egli è un uomo serio e a modo. E si prende –

disse mia madre, con le lagrime che la sua affettuosa natura le spremeva, e nascondendo il viso – si prende la maggior pena per me; e io gli dovrei essere molto grata, devota anche nei pensieri; e quando non lo sono, Peggotty, mi biasimo e mi condanno da me, e dubito del mio stesso cuore, e non so che fare.

Peggotty se ne stava col mento sul piede della calza contemplando in silenzio il fuoco.

– Senti, Peggotty – disse mia madre, mutando di tono –

non ci martoriamo fra noi, perché non potrei sopportarlo. Se ho un’amica sincera al mondo, sei tu, lo so.

Quand’io ti dico sciocca o cattiva o qualche cosa di simile, Peggotty, intendo dire che mi sei una vera amica, come mi sei sempre stata, dalla sera che il signor Copperfield mi portò a casa qui, e tu venisti al cancello a in-contrarmi.,

Peggotty non indugiò a rispondere e a ratificare il trattato di amicizia, col darmi uno dei suoi migliori abbracci.

Credo che anche allora avessi qualche sentore del vero carattere di questa conversazione; ma ora son certo che la buona donna l’avesse creata e sostenuta, semplicemente per dare a mia madre la consolazione di contrad-dirla un poco. L’espediente ebbe il maggior effetto, perché ricordo che per il resto della serata mia madre parve respirasse con più agio, e che Peggotty la osservasse 208

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meno.

Poi che fu bevuto il tè, e attizzato il fuoco, e le candele smoccolate, io lessi a Peggotty un capitolo del libro dei coccodrilli, in memoria del vecchio tempo – ella se l’era tratto di tasca; e non so se ve l’avesse in serbo d’allora –

e poi parlammo di Salem House, che mi riportò a indugiarmi su Steerforth, il mio cavallo di battaglia. Noi eravamo felici; e quella sera, l’ultima della sua specie, e destinata oramai a chiudere quel volume della mia vita, non mi passerà più di mente.

Erano quasi le dieci quando sentimmo un rumor di ruote. Ci levammo tutti, e mia madre mi disse in fretta che giacché era tardi, e che il signore e la signorina Murdstone vedevano di buon occhio che i ragazzi andassero presto a letto, avrei fatto meglio d’andare a coricarmi.

La baciai, e salii con la candela in camera mia, prima ch’essi entrassero. Parve alla mia immaginazione infantile, mentre salivo verso la camera dov’ero stato prigioniero, ch’essi portassero una fredda raffica in casa, spaz-zandone, come una piuma, l’affettuoso sentimento familiare.

Mi sentivo impacciato ad andar giù a colazione la mattina, giacché dal giorno memorando del mio delitto, non avevo più posato gli sguardi sul signor Murdstone. Però, siccome dovevo pur andarvi, mi recai da basso, dopo aver fatto due o tre volte metà del percorso ed esser ritornato altrettante volte in spunta di piedi in camera mia.

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Finalmente mi presentai nel salotto.

Egli stava in piedi con la schiena contro il focolare, mentre la signorina Murdstone preparava il tè. Mi guardò fisso mentre entravo, senza mostrare affatto di riconoscermi.

Dopo un momento d’imbarazzo, m’inoltrai verso di lui, dicendo:

– Vi domando perdono, signore. Sono molto pentito di ciò che feci, e spero vorrete perdonarmi.

– Son lieto, di apprendere che sei pentito, Davide – egli rispose.

La mano che mi porse era quella che avevo addentata.

Non potei impedire al mio sguardo di posarsi un istante su una macchia rossa di quella mano, ma non così rossa come diventai io, incontrando sul viso di lui una sinistra espressione.

– Come state, signorina? – dissi alla signorina Murdstone.

– Ah, poveretta me! – sospirò la signorina Murdstone, offrendomi il cucchiaino del tè, invece della mano. –

Quanto dureranno le vacanze?

– Un mese, signorina.

– A cominciar da quando?

– Da oggi, signorina.

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– Ah! – disse la signorina Murdstone. – Allora, ecco un giorno già passato.

Il calendario delle vacanze ella lo tenne così, ogni mattina annullando un giorno precisamente allo stesso modo.

Con una certa ciera rannuvolata finché non giunse a dieci, ma quando poté toccare le due cifre, diventò più speranzosa, e come il tempo passava, persino faceta.

In quel primo giorno io ebbi la disgrazia di farla piombare, benché di solito non andasse soggetta a simili debolezze, in uno stato di violenta costernazione. Andai nella stanza dov’ella si tratteneva con mia madre; e con gran cura mi presi in braccio il bimbo (che aveva solo pochi mesi) dal seno di mia madre. Immediatamente la signorina Murdstone cacciò uno strillo tale, che mancò poco non lasciassi cadere il piccino.

Are sens

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