– Ma io ne sono più che sicura – ripigliò mia madre – e tutti dicono lo stesso. Me ne giovo tanto anch’io, in vari modi... almeno dovrei... che nessuno n’è più convinto di me; e perciò t’assicuro, mia cara Giovanna, che quando dico la mia opinione, la dico con diffidenza.
– Ammettiamo che io non capisca il ragazzo, Clara – rispose la signorina Murdstone, accomodandosi le catenine sui polsi. – Stabiliamo, di grazia, ch’io non lo capisca affatto. È troppo profondo per me. Ma mio fratello, forse, con la sua penetrazione, può essere in grado di veder con qualche chiarezza nel suo carattere. E credo che mio fratello parlasse appunto di questo quando noi, molto scortesemente, l’abbiamo interrotto.
– Io credo, Clara – disse il signor Murdstone in tono lento e solenne – che nella presente questione vi possano essere giudici migliori e più spassionati di te.
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– Edoardo – rispose mia madre, timidamente – in ogni cosa tu sei giudice migliore di quanto io creda d’essere.
Lo sei tu e lo è Giovanna. Io dicevo soltanto...
– Tu dicevi soltanto qualche cosa di inconsistente e d’avventato – egli rispose. – Non dirlo più, mia cara, e cerca d’essere più prudente.
– Mi rattrista, Davide, dicevo – disse il signor Murdstone, volgendo duramente la testa e gli occhi verso di me
– di osservare che sei di natura antisocievole. Non è possibile che io tolleri che sotto gli occhi miei si sviluppi un carattere così fatto, senza tentare tutti i mezzi per migliorarlo. Tu devi sforzarti di modificarlo. Noi dobbiamo sforzarci di modificartelo.
– Scusatemi, signore – io balbettai – tornando a casa non avevo l’intenzione di mostrarmi di cattivo umore.
– Non ricorrere a una bugia, Davide – egli rispose, e con tanto impeto, che vidi mia madre sporgere il braccio tremante come per interporsi fra noi. – A mostrare la tua ostinazione, ti sei appartato orgogliosamente in camera tua. E hai continuato a rimanervi quando dovevi essere qui. Tu sai ora, una volta per sempre, che voglio che tu stia qui e non lì. Voglio inoltre che tu sia ubbidiente. Tu mi conosci, Davide. Voglio che la mia volontà sia fatta.
La signorina Murdstone parve gorgogliare di soddisfazione.
– Voglio che la tua condotta verso di me – egli continuò 216
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– e verso Giovanna Murdstone, e verso tua madre, sia rispettosa, zelante e docile. Non voglio che, a volontà e a capriccio d’un ragazzo, si fugga questa stanza, come se fosse infetta. Siedi.
Sembrò che desse il comando a un cane, e come un cane obbedii.
– Un’altra cosa – egli disse. – Osservo che ti compiaci di compagnie basse e volgari. Tu non devi allearti con le persone di servizio. La cucina non ti farà migliore in tutti quei punti che hanno bisogno di correzioni.
Della donna che ti protegge, non dico nulla... dacché tu, Clara – volgendosi a mia madre in tono più basso – hai per lei, in forza di vecchie abitudini e illusioni profondamente radicate, delle debolezze non ancora superate.
– La più strana aberrazione! – esclamò la signorina Murdstone.
– Dico soltanto – egli ripigliò, volgendosi a me –
che io disapprovo la tua predilezione per la compagnia di Peggotty, la fantesca, e che la devi abbandonare.
Ora, Davide, tu m’hai compreso, e sai quali saranno le conseguenze alle quali andrai incontro, se non fai di tutto per obbedirmi alla lettera.
Le sapevo bene – forse meglio di quanto egli credesse, riguardo alla mia povera madre – e gli ubbidii alla lettera. Non mi rifugiai più nella mia camera; non andai più da Peggotty; ma me ne stetti tediato nel salotto un 217
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giorno dopo l’altro, in attesa della sera e dell’ora d’andare a letto.
A quale tremendo sforzo non fui assoggettato, sedendo nello stesso atteggiamento per ore ed ore, timoroso di muovere un braccio o una gamba, per non farmi sgridare per la mia irrequietezza dalla signorina Murdstone (che lo faceva anche per meno), e timoroso perfino di guardare in giro per non accendere in lei un’occhiata di malevolenza o di disamina che trovasse una nuova ragione di riprensione nella mia! Che intollerabile noia sedere ascoltando il tic-tac dell’orologio, guardando le lucenti perline d’acciaio che infilava la signorina Murdstone, domandandomi se si sarebbe una buona volta maritata, e se mai, a quale specie d’uomo infelicissimo, contando i reparti nella modanatura della cappa del camino; ed errando lontano, con gli occhi verso il soffitto, fra le volute e i disegni bizzarri della carta sulla parete!
Che passeggiate facevo, andando solitario per fangosi sentieri l’inverno, col cattivo tempo, portandomi da per tutto appresso quel salotto, e con esso il signore e la signorina Murdstone: un carico mostruoso che dovevo pur sostenere, un incubo diurno al quale non era possibile sottrarsi, un peso che m’ingombrava lo spirito, e l’ot-tundeva!
Che pasti facevo silenzioso e imbarazzato, sentendo sempre che v’era una forchetta di troppo, la mia; un appetito di troppo, il mio; una sedia di troppo, la mia; 218
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qualcuno di troppo, io!
Che sere, quando si accendevan le candele, e attenden-dosi che io m’occupassi, m’immergevo, non avendo il coraggio di leggere un libro divertente, in qualche arcigno e tremendo trattato d’aritmetica; quando adattavo le tavole dei pesi e misure a motivi musicali, come quello di «Rule Britania» o «Away with Melancholy»; quando esse non volevano star ferme per essere imparate, ma giravano inutilmente per la mia testa disgraziata, entran-domi da un orecchio e uscendomi dall’altro!
A che sbadigli e a che sopori mi abbandonavo, nonostante ogni sforzo per vincerli! Con che sbalzi mi destavo da quei sonnellini di contrabbando! Che lacuna mi pareva d’essere, alla quale nessuno badava, e che impacciava tutti; e con che sollievo sentivo la signorina Murdstone salutare il primo rintocco delle nove di sera, per mandarmi a letto!
Così si trascinarono i giorni, finché non giunse la mattina che la signorina Murdstone mi disse: «Ecco passato l’ultimo giorno!», dandomi l’ultima tazza di tè delle vacanze.
Non mi dispiaceva di andarmene. Ero caduto quasi in uno stato d’abbrutimento; e mi rianimavo un po’ pensando a Steerforth, benché dietro di lui si profilasse il signor Creakle. Apparve di nuovo Barkis al cancello, e di nuovo la signorina Murdstone disse nel suo tono d’am-219
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