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Egli è stato così buono da accondiscendere a prendere il tè con noi, e noi gli siamo grati per la sua compagnia; e anche a voi, signore, per la vostra gentilezza.

– Signora – rispose il signor Micawber, con un inchino – voi siete molto buona. E che fai ora, Copperfield? Sei sempre nel commercio dei vini?

Io ardevo dal desiderio di condur via il signor Micawber; e risposi, col cappello in mano e certo, col viso pieno di rossore, che ero studente alla scuola del dottor Strong.

– Studente? – disse il signor Micawber, inarcando le sopracciglia. – Sono straordinariamente felice d’appren-459

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derlo. Benché uno spirito come quello del mio amico Copperfield – a Uriah e alla signora Heep – non richieda quella coltura che, senza la sua conoscenza degli uomini e delle cose richiederebbe, pur nondimeno è un suolo ricco e fecondo di vegetazione nascosta... insomma –

disse il signor Micawber, sorridendo, con un altro trasporto confidenziale – è un intelletto capace di farsi una cultura classica del più alto grado.

Uriah, avviticchiandosi le lunghe mani l’una sull’altra, fece una spettrale contorsione dalla cintura in su, per manifestare il suo concorso in questo giudizio.

– Vogliamo andare a trovare la signora Micawber, signor Micawber? – dissi per strapparlo di lì.

– Se vuoi favorirmi, Copperfield – rispose il signor Micawber, levandosi. – Non mi perito di confessare, in presenza di questi nostri amici, che io sono una persona che ha, per molti anni, lottato contro l’urgenza di necessità pecuniarie d’ogni sorta. – Ero certo che egli avrebbe detto qualche cosa di questo genere; si vantava sempre delle sue difficoltà pecuniarie. – A volte son stato superiore alle mie difficoltà. A volte le mie difficoltà m’hanno... insomma, m’hanno atterrato. Vi sono state delle volte in cui le ho fatte barcollare con una serie di sca-paccioni; vi son state delle volte che son state troppe per una persona sola, e ho dovuto cedere, e dire alla signora Micawber, con le parole di Catone: «Platone, tu ragioni bene, tutto è finito, io non posso dar più battaglia». Ma 460

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in nessun momento della mia vita – disse il signor Micawber – ho provato un maggior grado di soddisfazione di quando confidavo i miei affanni (se così posso chiamare le mie difficoltà, derivanti principalmente da citazioni d’uscieri e da cambiali a due o quattro mesi) nel seno del mio amico Copperfield.

Il signor Micawber concluse questa bella tirata col dire:

– Signor Heep, buona sera. Signora Heep, vostro servo

– e poi con l’uscire con me nel più elegante atteggiamento, facendo con le scarpe un gran rumore sul lastrico e canticchiando un’arietta fra i denti.

Il signor Micawber s’era allogato in un alberghetto, e occupava una cameretta attigua alla sala comune, e fortemente impregnata di fumo di tabacco. Credo che fosse al di sopra della cucina, perché un odor tepido di grasso saliva dalle fessure del pavimento, e stillava una specie di sudor vaporoso sulle pareti. Era inoltre attigua al banco di assaggio, e vi arrivava il sentor dei liquori e il tintinnìo dei bicchieri. Ivi, sdraiata su un piccolo divano, sotto un quadro rappresentante una corsa di cavalli, la testa accanto al fuoco e i piedi in contatto del vaso di mostarda su una credenzina della parete opposta, stava la signora Micawber, alla quale per prima cosa si volse il signor Micawber, dicendo: «Mia cara, permetti che ti presenti un allievo del dottor Strong».

Osservai, a proposito, che benché il signor Micaw-461

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ber mostrasse d’avere più che mai una nozione alquanto confusa della mia età e della mia condizione, egli ricordava sempre, come un titolo di nobiltà, che io ero allievo del dottor Strong.

La signora Micawber si mostrò sorpresa, ma fu lietissima di rivedermi. Anch’io ero lietissimo di rivederla, e, dopo un affettuoso saluto da ambe le parti, ci sedemmo sul piccolo canapè accanto a lei.

– Mia cara – disse il signor Micawber – se tu vorrai trattenere Copperfield sulle nostre condizioni odierne, le quali non dubito egli vorrà conoscere, io andrò frattanto a dare un’occhiatina al giornale per veder se m’imbatto in qualche cosa fra gli annunci.

– Io credevo che foste a Plymouth, signora – dissi alla signora Micawber, mentr’egli usciva.

– Mio caro signorino Copperfield – essa rispose – a Plymouth ci siamo andati.

– Per esser sul posto – accennai.

– Appunto – disse la signora Micawber – per essere sul posto. Ma la verità è che non si vogliono gl’ingegni nell’amministrazione delle Gabelle. La influenza locale della mia famiglia non valse a ottenere un impiego in quel ramo a un uomo della forza del signor Micawber.

Si preferisce di non avere un uomo della forza del signor Micawber, il quale non farebbe che dimostrare tutta la insufficienza degli altri. E poi – disse la signora 462

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Micawber – non ti nasconderò,mio caro signorino Copperfield, che il ramo della mia famiglia stabilito a Plymouth, quando seppe che il signor Micawber era accompagnato da me, e dal piccolo Wilkins e da sua sorella, e dai gemelli, non lo accolse con quell’ardore ch’egli si sarebbe aspettato, dopo che da poco era stato liberato dalla prigione. Infatti – disse la signora Micawber, abbassando la voce – ma resti fra noi... il ricevimento che ci venne fatto fu freddo.

– Veramente! – dissi.

– Sì – disse la signora Micawber. – È veramente penoso conoscere l’umanità sotto un simile aspetto, signorino Copperfield, ma il nostro ricevimento fu decisamente freddo. Non v’è neppur un’ombra di dubbio. Di-fatti, il ramo della mia famiglia stabilito a Plymouth diventò assolutamente ostile al signor Micawber, dopo neppure una settimana della nostra residenza colà.

Dissi, e lo pensavo, che quei suoi parenti avrebbero dovuto vergognarsi.

– E pure fu così – continuò la signora Micawber. – In simili circostanze che poteva fare un uomo delle qualità del signor Micawber? Non gli rimaneva che una via.

Farsi prestare da quel ramo della mia famiglia il denaro per tornare a Londra, e tornarvi a costo di qualunque sacrificio.

– Allora, siete tornati, signora? – io dissi.

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– Abbiamo preso la via del ritorno – rispose la signora Micawber. – D’allora ho consultato altri rami della mia famiglia sul miglior partito da seguire per il signor Micawber... perché io sostengo che egli debba risolversi a qualche cosa, signorino Copperfield – aggiunse dimo-strativa mente la signora Micawber. – È chiaro che una famiglia di sei persone, senza contare la domestica, non può vivere d’aria.

– Certo, signora – dissi.

– Gli altri rami della mia famiglia – proseguì la signora Micawber – son d’opinione che li signor Micawber dovrebbe immediatamente volgere la sua attenzione ai carboni.

– A che cosa, signora?

– Ai carboni – disse la signora Micawber. – Al commercio dei carboni. Mio marito fu indotto a credere, dopo aver assunto informazioni, che un uomo del suo ingegno potesse avere occasione di svilupparsi nel commercio dei carboni di Meadway. Allora, come mio marito disse molto giustamente, il primo passo da fare era chiaro: venire a vedere il Meadway. E siamo venuti a vederlo.

Dico «noi», signorino Copperfield, perché io non abbandonerò mai – disse la signora Micawber commossa –

mai e poi mai il signor Micawber.

Con un mormorio espressi la mia approvazione e la mia ammirazione.

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