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A cena nessuno parlava.

Sembrava che ci stava il morto in casa. Io e mia sorella mangiavamo seduti a tavola.

Mamma lavava i piatti. "Quando avete finito andate a letto senza fiatare.

Ha chiesto Maria: "E la televisione?

"Niente televisione. Tra un po' torna vostro padre e se vi trova alzati sono dolori.

Ho chiesto: "E' ancora molto arrabbiato?

"Sì.

"Che ha detto?

"Ha detto che se continui così, il prossimo anno ti porta dai frati.

Appena facevo una cosa sbagliata papà mi voleva mandare dai frati.

Salvatore e la madre ogni tanto andavano al monastero di San Biagio perché lo zio era frate guardiano. Un giorno avevo chiesto a Salvatore come si stava dai frati.

"Di merda," mi aveva risposto. "Stai tutto il giorno a pregare e la sera ti chiudono in una stanza e se ti scappa la pipì non la puoi fare e ti fanno tenere i sandali pure se fa freddo.

Io li odiavo i frati, ma sapevo che non ci sarei andato mai perché papà li odiava più di me e diceva che erano dei maiali.

Ho messo il piatto nell'acquaio. "A papà non gli passa mai più?

Mamma ha detto: "Se ti trova che dormi forse gli passa.

Mamma non sedeva mai a tavola con noi.

Ci serviva e mangiava in piedi. Con il piatto poggiato sopra il frigorifero.

Parlava poco, e stava in piedi. Lei stava sempre in piedi. A cucinare. A lavare.

A stirare. Se non stava in piedi, allora dormiva. La televisione la stufava.

Quando era stanca si buttava sul letto e moriva.

Al tempo di questa storia mamma aveva trentatré anni. Era ancora bella.

Aveva lunghi capelli neri che le arrivavano a metà schiena e li teneva sciolti.

Aveva due occhi scuri e grandi come mandorle, una bocca larga, denti forti e bianchi e un mento a punta. Sembrava araba. Era alta, formosa, aveva il petto grande, la vita stretta e un sedere che faceva venire voglia di toccarglielo e i fianchi larghi.

Quando andavamo al mercato di Lucignano vedevo come gli uomini le ap-piccicavano gli occhi addosso. Vedevo il fruttivendolo che dava una gomitata a quello del banco accanto e le guardavano il sedere e poi alzavano la testa al cielo. Io la tenevo per mano, mi attaccavo alla gonna.

E' mia, lasciatela in pace, avrei voluto urlare.

"Teresa, tu fai venire i cattivi pensieri," le diceva Severino, quello che portava l'autocisterna.

A mamma queste cose non interessavano. Non le vedeva. Quelle occhiate voraci le scivolavano addosso. Quelle sbirciate nella v del vestito non le facevano né caldo né freddo.

Non era una smorfiosa.

Dall'afa non si respirava. Eravamo a letto. Al buio.

"Conosci un animale che comincia con un frutto?" mi ha chiesto Maria.

"Come?

"Un animale che comincia con un frutto.

Ho cominciato a pensarci. "Tu lo sai?

"Sì.

"E chi te l'ha detto?

"Barbara.

Non mi veniva niente. "Non esistono.

"Esistono, esistono.

Ci ho provato. "Il pescatore.

"Non è un animale. Non vale.

Are sens

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