Era grande, vecchio e facile da salire. Sognavamo di costruirci sopra una casa. Con la porta, il tetto, la scala di corda e tutto il resto. Ma non eravamo mai riusciti a trovare le assi, i chiodi, il genio. Una volta il Teschio ci aveva incastrato una rete di letto. Ma ci si stava scomodissimi. Ti graffiava. Ti strappava i vestiti. E se ti muovevi troppo finivi pure di sotto.
Da qualche tempo però nessuno ci saliva sul carrubo. A me invece continuava a piacermi. Ci stavo bene lassù all'ombra, nascosto tra le foglie. Si vedeva lontano, era come essere in cima al pennone di una nave. Acqua Traverse era una macchiolina, un punto sperduto nel grano. E potevi sorvegliare la strada che andava a Lucignano. Da lì vedevo il telone verde del camion di papà prima di chiunque altro.
Mi sono arrampicato al mio solito posto, a cavalcioni di un grosso ramo che si biforcava, e ho deciso che a casa non sarei più tornato.
Se papà non mi voleva, se mi odiava, non mi importava, sarei rimasto lì.
Potevo vivere senza famiglia, come gli orfani.
«Io non ti voglio. Vattene via!»
Va bene, mi sono detto. Però quando non tornerò più starai malissimo. E
allora verrai qua sotto a chiedermi di tornare ma io non tornerò e tu mi pre-
gherai e io non tornerò e capirai che hai sbagliato e che tuo figlio non torna e vive sul carrubo.
Mi sono tolto la maglietta, ho poggiato la schiena contro il legno, la testa nelle mani e ho guardato la collina del bambino. Era lontana, in fondo alla pianura, e il sole le tramontava accanto. Era un disco arancione che stingeva di rosa sulle nuvole e sul cielo.
"Michele, scendi!
Mi sono risvegliato e ho aperto gli occhi.
Dov'ero?
Ci ho messo un po' a rendermi conto che stavo appollaiato sul carrubo.
"Michele!
Sotto l'albero, sulla Graziella, c'era Maria. Ho sbadigliato. "Che vuoi?" Mi sono stiracchiato.
Avevo la schiena rotta.
E' smontata dalla bicicletta. "Mamma ha detto che devi tornare a casa.
Mi sono rimesso la maglietta. Incominciava a fare freddo. "No. Non torno più, diglielo. Io rimango qua!
"Mamma ha detto che è pronta la cena.
Era tardi. C'era ancora un po' di luce ma entro mezz'ora sarebbe calata la notte. Questa cosa non mi piaceva tanto.
"Dille che io non sono più figlio loro e che solo tu sei figlia loro.
Mia sorella ha aggrottato le sopracciglia. "E non sei neanche più fratello mi-o? "No.
"Allora ho la stanza da sola e mi posso prendere anche i giornalini?
"No, questo non c'entra.
"Ha detto mamma che se non vieni tu, viene lei e ti piglia a mazzate". Mi ha fatto segno di scendere.
"Che me ne frega. Tanto non può salire sull'albero.
"Sì che può. Mamma si arrampica.
"E io le tiro le pietre.
E' montata in sella. "Guarda che si arrabbia.
"Papà dov'è?
"Non c'è.
"Dov'è?
"E' andato fuori. Torna tardi.
"Dov'è andato?
"Non lo so. Vieni?
Avevo una fame terribile. "Che ci sta da mangiare?
"Il purè e l'uovo," ha detto allontanandosi.
Il purè e l'uovo. Mi piacevano tantissimo tutti e due. Soprattutto quando li mischiavo insieme e diventavano una pappa deliziosa.
Sono saltato giù dal carrubo. "Vabbe', vengo, solo per questa sera però.