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"E perché?

"Bravo. Perché? Non lo so. Non ci aveva una lira. Non lo so proprio. Non ci dormo la notte. Ma la stronza l'ha pagata... Le ho... Vabbe', lasciamo perdere, che è tardi. Buona notte.

Ha buttato la sigaretta dalla finestra e si è messo a dormire e dopo due minuti dormiva e dopo tre russava.

6.

Quando mi sono svegliato il vecchio non c'era più. Aveva lasciato il letto di-sfatto, un pacchetto di Dunhill accartocciato sul davanzale, le mutande per terra e la bottiglia d'acqua mezza vuota.

Era caldo. Le cicale strillavano.

Mi sono alzato e ho guardato in cucina. Mamma stirava e ascoltava la radio.

Mia sorella giocava a terra. Ho chiuso la porta.

La valigia del vecchio era sotto il letto. L'ho aperta e ho guardato dentro.

Vestiti. Una boccetta di profumo. Una bottiglia di Stock 84. Una stecca di sigarette. Una cartellina con dentro un mazzetto di fotografie. La prima era di un ragazzo alto e magro, vestito con una tuta blu da meccanico. Sorrideva.

Assomigliava al vecchio. Francesco, quello che si era buttato di sotto con l'uccello di fuori.

Nella cartellina c'erano anche dei ritagli di giornale. Parlavano della morte di Francesco. C'era pure una foto di sua moglie. Sembrava una ballerina della televisione. Ho trovato anche un quaderno di scuola a righe con la copertina

di plastica colorata. L'ho aperto. Nella prima pagina c'era scritto: questo quaderno appartiene a Filippo Carducci. Quarta C.

Le prime pagine erano strappate. L'ho sfogliato. C'erano dei dettati, dei riassunti e un tema.

Racconta cosa hai fatto domenica.

Domenica è tornato mio papà. Mio papà vive in America molto spesso e torna ogni tanto. Ha una villa con la piscina e il trampolino e ci sono gli orsetti lavatori. Vivono nel giardino, Io ci devo andare. In America lui ci sta per la-voro e quando torna mi porta sempre i regali. Questa volta mi ha portato delle ||: specie di racchette da tennis che si mettono sotto i piedi e così si può camminare sulla neve. Senza si affonda e si può anche morire. Quando andrò in montagna le dovrò usare quando vado sulla neve. Papà mi ha detto che queste racchette le usano gli eschimesi.

Gli eschimesi vivono sul ghiaccio al Polo Nord e hanno anche le case di ghiaccio. Dentro non hanno il frigorifero perché non servirebbe a niente.

Mangiano molte foche e qualche volta i pinguini. Ha detto che una volta mi ci porta. Io gli ho chiesto se può venire anche Peppino con noi. Peppino è il no-stro giardiniere e deve tagliare tutte le piante e quando è inverno deve toglie-re tutte le foglie dal prato. Peppino ha almeno cento anni e appena vede una pianta la taglia. Si stanca molto e la sera deve mettere i piedi nell'acqua calda. Se viene con noi al Polo Nord non deve fare niente. lì non ci sono piante c'è solo la neve e può riposarsi. Papà ha detto che ci deve pensare se può venire anche Peppino con noi. Dopo essere andati all'aeroporto siamo andati a mangiare al ristorante. io, mio papà e mia mamma. Loro hanno parlato di dove devo fare le medie. Se devo stare a Pavia oppure in America. Io non ho detto niente ma preferisco Pavia dove vanno tutti i miei compagni. In America posso giocare con gli orsetti lavatori. Dopo pranzo siamo tornati a casa ho mangiato un'altra volta e sono andato a letto. Questo ho fatto domenica. I compiti li avevo già fatti sabato.

Ho chiuso il quaderno di Filippo e l'ho infilato nella cartellina.

In fondo alla valigia c'era un asciugamano arrotolato. L'ho aperto e dentro c'era una pistola. Sono rimasto a fissarla. Era grande, aveva il calcio di legno ed era nera. L'ho sollevata. Era pesantissima. Forse era carica. L'ho rimessa a posto.

«Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato», cantavano alla radio.

Mamma ballava e intanto stirava e cantava anche lei. "Quando già credevo di esserci riuscito son caduto.

Era di buon umore. Da una settimana era peggio di un cane rabbioso e ora cantava tutta contenta con la sua voce rauca e maschile. "Una frase sciocca, un volgare doppio senso, mi ha allarmato...

Sono uscito dalla mia camera abbottonandomi i pantaloncini. Lei mi ha sorriso. "Eccolo qua!

Quello che non dormiva con gli ospiti... Buon giorno! Vieni a darmi un bacio. Grande, lo voglio.

Voglio vedere quanto grande lo riesci a dare.

"Mi acchiappi?

"Si. Ti acchiappo.

Ho preso la rincorsa e le sono saltato in braccio e lei mi ha afferrato al volo e mi ha stampato un bacio sulla guancia. Poi mi ha stretto e mi ha fatto girare. Io pure le ho dato un sacco di baci.

"Anch'io! Anch'io!" ha strillato Maria. Ha lanciato le bambole in aria e si è avvinghiata a noi.

"Tocca a me. Tocca a me. Togliti," le ho detto.

"Michele, non fare così". Mamma ha preso anche Maria. "Tutti e due!" E ha cominciato a girare per la stanza cantando a squarciagola. "Il magazzino che contiene tante casse, alcune nere, alcune gialle, alcune rosse...

Da una parte all'altra. Da una parte all'altra.

Fino a quando non siamo crollati sul divano.

"Sentite... Il cuore. Sentite il cuore... di vostra. .. madre... muore... "Aveva il fiatone. Le abbiamo poggiato la mano sul seno, sotto c'era un tamburo.

Siamo rimasti uno vicino all'altro, buttati sui cuscini. Poi mamma si è siste-mata i capelli e mi ha chiesto: "Allora Sergio non ti ha mangiato questa notte?

"No.

"Ti ha fatto dormire?

"Si.

"Russava?

Are sens

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