"Sì.
"Come russava? Fammi sentire.
Ho cercato di fargli il verso.
"Ma questo è un maiale! Così fanno i maiali.
Maria, facci sentire come russa papà.
E Maria ha fatto papà.
"Non siete capaci. Adesso vi faccio sentire papà.
Lo faceva identico. Con il fischio.
Abbiamo riso molto.
Si è alzata e si è tirata giù il vestito. "Ti scaldo il latte.
Le ho chiesto: "E papà dove sta?
"E' uscito con Sergio... Ha detto che la prossima settimana ci porta a mare.
E andremo pure al ristorante a mangiare le cozze.
Io e Maria abbiamo cominciato a saltare sul divano. "A mare! A mare! A mangiare le cozze!
Mamma ha guardato verso i campi poi ha chiuso le persiane. "Speriamo bene.
Ho fatto colazione. C'era il pan di Spagna. Me ne sono mangiate due fette inzuppate nel latte.
Senza farmi vedere ne ho tagliata un'altra, l'ho avvolta nel tovagliolo e me la sono cacciata in tasca.
Filippo sarebbe stato felice.
Mamma ha sparecchiato. "Appena hai finito porta questo dolce a casa di Salvatore. Mettiti la maglietta pulita.
Mamma era brava a cucinare. E quando preparava le torte o i maccheroni al forno o cuoceva il pane, ne faceva sempre in più e lo vendeva alla mamma di Salvatore.
Mi sono lavato i denti, ho messo la maglietta delle Olimpiadi e sono uscito con la teglia tra le mani.
Non c'era vento. Il sole piombava a picco sulle case.
Maria stava seduta sulle scale con le sue Barbie, in uno spicchio d'ombra.
"Tu la sai costruire una casa per le bambole?
"Certo". Non lo avevo mai fatto, ma non doveva essere difficile. "Nel camion di papà c'è uno scatolone. Possiamo tagliarlo e farci una casa. E poi co-lorarlo. Ora non ho tempo, però. Devo andare da Salvatore". Sono sceso in strada.
Non c'era nessuno. Solo le galline che razzolavano nella polvere e le rondini che s'infilavano sotto i tetti.
Dal capannone venivano dei rumori. Mi sono avvicinato. La 127 di Felice aveva il cofano sollevato e stava tutta piegata da una parte. Da sotto spuntavano un paio di grossi anfibi neri.
Quando Felice era ad Acqua Traverse trafficava sempre con la macchina. La lavava. La ingrassava. La spolverava. Ci aveva pure dipinto sopra una larga striscia nera, come su quelle dei poliziotti americani. Smontava il motore e poi non riusciva a rimetterlo a posto o si perdeva qualche bullone, allora ci obbligava ad andare fino a Lucignano a comprarglielo.
"Michele! Michele, vieni qua!" ha urlato Felice da sotto la macchina.
Mi sono fermato. "Che vuoi?
"Aiutami.
"Non posso. Devo fare un servizio per mia madre". Volevo dare la torta alla mamma di Salvatore, saltare sulla Scassona e correre da Filippo.
"Vieni qua.
"Non posso... Devo fare una cosa.
Ha ringhiato. "Se non vieni qua, ti ammazzo...
"Che vuoi?
"Sono incastrato. Non posso muovermi. Si è staccata una ruota mentre stavo sotto, porcalaputtana. Sto qua sotto da mezz'ora!
Ho guardato dentro il cofano, da sopra il motore vedevo la faccia nera di grasso e gli occhi rossi e disperati. "Vado a chiamare tuo padre?
Il padre di Felice da giovane era meccanico. E quando Felice trafficava con la macchina si arrabbiava da morire.
"Sei scemo? Quello mi fa due coglioni... Aiutami.