"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » Italian Books » 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Add to favorite 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

Fino a quando, una notte, ho inventato un sistema per non fare brutti sogni.

Ho trovato un posto dove rinchiudere quegli esseri deformi e spaventosi e dormire sereno.

Mi rilassavo e aspettavo che le palpebre diventassero pesanti e quando stavo per cadere addormentato, proprio in quel momento esatto, mi immaginavo di vederli camminare, tutti insieme, su per una salita. Come nella proces-sione della Madonna di Lucignano.

La strega Bistrega gobba e rugosa. Il lupo mannaro a quattro zampe, con i vestiti strappati e le zanne bianche. L'uomo nero, un'ombra che scivolava

come una serpe tra le pietre. Lazzaro, un mangiacadaveri divorato dagli insetti e avvolto da una nube di mosche. L'orco, un gigante con gli occhi piccoli e il gozzo, le scarpe enormi e un sacco sulle spalle pieno di bambini. Gli zingari, delle specie di volpi che camminavano su zampe di gallina. L'uomo con il cerchio, un tipo con una tuta blu elettrico e un cerchio di luce che poteva lan-ciare lontanissimo. L'uomo pesce che viveva nelle profondità del mare e reggeva la madre sulle spalle. Il bambino polpo, nato con i tentacoli al posto delle gambe e delle braccia.

Avanzavano tutti insieme. Verso un posto imprecisato. Erano terrificanti. E

infatti nessuno si fermava a guardarli.

A un tratto appariva un pullman, tutto dorato, con i campanelli e le lucette colorate. Sul tetto c'era un megafono che strillava. «Signore e signori, salite sul pullman dei desideri! Salite su questo pullman magnifico che vi porterà tutti al circo senza tirare fuori una lira! Oggi gratis al circo! Salite! Salite!»

I mostri, felici di quella insperata occasione, salivano sul pullman. A quel punto m'immaginavo che la mia pancia si apriva, un lungo taglio si spalancava e loro ci entravano dentro tutti tranquilli.

Quegli scemi credevano che era il circo. Io richiudevo la ferita e loro rimanevano fregati. Ora bastava addormentarsi con le mani sulla pancia per non fare brutti sogni.

Li avevo appena intrappolati, quando il vecchio è entrato, mi sono distratto, ho tolto le mani e loro sono fuggiti. Ho chiuso gli occhi e ho fatto finta di dormire.

Il vecchio faceva un sacco di rumori. Trafficava nella valigia. Tossiva. Soffiava.

Mi sono coperto la testa con un braccio e ho guardato che combinava.

Un raggio di luce rischiarava uno spicchio di stanza. Il vecchio stava seduto sul letto di Maria.

Secco, gobbo e scuro. Fumava. E quando aspirava vedevo quel naso a becco e gli occhi incavati tingersi di rosso. Sentivo l'odore del fumo e l'odore della colonia. Ogni tanto faceva no con la testa. Poi sbuffava come se stesse litigando con qualcuno.

Ha incominciato a spogliarsi. Si è tolto gli stivaletti, le calze, i pantaloni, la camicia. E' rimasto in mutande. Aveva la pelle flaccida, appesa a quelle ossa lunghe come se l'avessero cucita sopra. Ha buttato la sigaretta dalla finestra.

La cicca è scomparsa nella notte, come un lapillo infuocato. Si è sciolto i capelli e sembrava un vecchio Tarzan malato. Si è sdraiato sul letto.

Ora non lo vedevo più, ma era vicino. A meno di mezzo metro dai miei piedi. Se allungava un braccio mi acchiappava una caviglia. Mi sono chiuso come un riccio.

Non dovevo dormire. Se mi addormentavo mi poteva prendere. Dovevo in-ventarmi qualcosa.

Mettermi i chiodi nel letto. Così non avrei dormito.

Si è raschiato la gola. "Si schiatta di caldo qua dentro. Come fai a starci?

Ho smesso di respirare.

"Lo so che non stai dormendo.

Mi voleva fregare.

"Sei un furbetto tu... Non ti piaccio, eh?

No, non mi piaci! Avrei voluto rispondere. Ma non potevo. Stavo dormendo.

E anche da sveglio non avrei mai avuto il coraggio di dirglielo.

"Pure ai miei figli non piacevo". Ha raccolto da terra una bottiglia che mamma aveva messo apposta per lui e ha preso un paio di sorsi. "E' calda come piscio," si è lamentato. "Due ne avevo. Uno è vivo, ma è come se fosse morto. L'altro è morto, ma è come se fosse vivo. Quello vivo si chiama Giulia-no. E' più grande di te. Non vive più in Italia. Se n'è andato. In India... Cinque anni fa. Sta in una comunità. Gli hanno riempito il cervello di stronzate.

Si è rapato. Si veste tutto di arancione e si crede indiano pure lui. E crede che si vive un sacco di volte. Si droga come un cane e ci morirà come un cane, là.

Certo io non vado laggiù a riprenderlo...

Gli è venuto un attacco di tosse. Secca. Spacca polmoni. Ha ripreso fiato e ha continuato. "Francesco è morto cinque anni fa. A ottobre farebbe trenta-due anni. Quello sì che era bravo, a lui gli volevo bene". Si è acceso un'altra sigaretta. "Un giorno ha conosciuto una. L'ho vista e non mi è piaciuta. Da subito. Diceva che faceva l'insegnante di ginnastica. Una troietta... Una bion-dina secca... mezza slava. Gli slavi sono i peggiori.

Me lo ha incartato come una caramella. Era una poveraccia e ha visto Francesco e gli si è attaccata perché Francesco è un bravo ragazzo, generoso, uno che alla fine si faceva prendere in giro da tutti. Chissà cosa cazzo gli ha fatto per riscemirlo così. Dopo mi hanno raccontato che quella troia intrallaz-zava con una specie di mago. Un pezzo di merda che gli deve aver lanciato una fattura. Quei due insieme lo hanno fottuto. Me lo hanno indebolito. S'era smagrito. Era un ragazzone forte, è diventato uno scheletro, non si reggeva più in piedi. Un giorno viene e dice che si sposa. Non c'è stato niente da fare.

Io ci ho provato a dirgli che quella lo rovinava, ma alla fine la vita era la sua.

Si sono sposati. Sono partiti per il viaggio di nozze in macchina. Andavano a Positano e ad Amalfi, sulla costiera. Passano due giorni e non chiama.

E' normale, dico, stanno in viaggio di nozze. Chiamerà. E invece chi chiama? Il commissariato di Sorrento. Dicono che devo andare subito là. Gli chiedo perché. Non me lo possono dire per telefono. Devo andare là se lo voglio sapere. Mi dicono che è per mio figlio. Io come cazzo ci andavo? Io non ci potevo andare. Se facevano un controllo ero finito. Mi cercavano perché non mi ero presentato alla condizionale. Mi rimettevano dentro. Li ho fatti chiamare da uno che conoscevo.

Uno ammanicato. E quello mi dice che mio figlio è morto. Come è morto? E

quello mi dice che si è ammazzato, che si è buttato giù da un dirupo. Che ha fatto un volo di duecento metri e si è schiantato sulle rocce. Mio figlio? Francesco che si ammazzava? Mi volevano prendere per il culo? Io non ci potevo andare. Allora ho mandato quella deficiente di sua madre a vedere che era successo.

"Che era successo?" mi è scappato.

"Secondo loro Francesco si è fermato lungo la strada a guardare il panorama, lei stava in macchina, lui le ha fatto una fotografia poi ha scavalcato il muretto e si è buttato di sotto. Uno fa una foto alla moglie e poi si butta di sotto? Dice che lo hanno trovato spiaccicato, con l'uccello fuori dai pantaloni e la macchina fotografica al collo. Secondo te uno che si vuole ammazzare, fa una foto, si tira fuori l'uccello e si butta di sotto? Ma che stronzata è? Io lo so come è andata la cosa... Altro che panorama. Francesco si è fermato perché doveva pisciare. Non la voleva fare in mezzo alla strada. E' un giovane educato. Ha scavalcato il muretto e si è liberato e quella troia lo ha spinto giù.

Ma nessuno mi crede. Una spinta e via. Ammazzato.

Are sens

Copyright 2023-2059 MsgBrains.Com