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Si è steso sul letto. "Mia moglie.

"Hai una moglie negra?

"Sì. Quella vecchia l'ho lasciata. Questa ha ventitré anni. E' un fiorellino. Si chiama Sonia. E se quello ti sembra un prosciutto, ti sbagli, è speck.

Originale del Veneto. Gliel'ho portato dall'Italia.

In Brasile non esiste, è una raffinatezza. E' stata una rogna portarlo.

M'hanno pure fermato alla dogana.

Lo volevano aprire, pensavano che dentro c'era la droga... Vabbe', spengo la luce, che sono stanco.

Nella stanza è calato il buio. Sentivo che respirava e faceva degli strani rumori con la bocca.

A un certo punto ha detto: "Non sai come si sta laggiù. La vita non costa niente. Tutti che ti servono. Non fai un cazzo tutto il giorno. Altrochè questo paese di merda. Io con questo paese ho chiuso.

Gli ho chiesto: "Dove sta il Brasile?

"Lontano. Troppo lontano. Buona notte e sogni d'oro.

"Buona notte.

8.

E tutto si è fermato.

Una fata aveva addormentato Acqua Traverse.

I giorni seguivano uno dopo l'altro, bollenti, uguali e senza fine.

I grandi non uscivano più nemmeno la sera. Prima, dopo cena, mettevano fuori i tavoli e giocavano a carte. Ora se ne rimanevano dentro. Felice non si vedeva più. Papà se ne stava tutto il giorno a letto e parlava solo con il vecchio. Mamma cucinava. Salvatore si era chiuso in casa.

Andavo sulla mia nuova bicicletta. Tutti volevano provarla. Il Teschio si faceva Acqua Traverse su una ruota sola. Io neanche due metri.

Me ne stavo spesso per conto mio. Pedalavo oltre il torrente secco, prendevo stradine polverose tra i campi che mi portavano distante, dove non c'era più niente se non pali abbattuti e filo spinato mangiato dalla ruggine. In lontananza le mietitrebbia rosse tremolavano nelle onde di calore che salivano dai campi.

Era come se Dio aveva tagliato i capelli a zero al mondo. Qualche volta i camion con i sacchi di grano passavano per Acqua Traverse lasciandosi dietro scie di fumo nero.

Quando stavo in strada avevo l'impressione che tutti osservavano quello che facevo. Mi pareva di scorgere dietro le finestre la madre di Barbara che mi spiava, il Teschio che mi indicava e bisbigliava con Remo, Barbara che mi sorrideva strana. Ma anche quando stavo solo, seduto su un ramo del carrubo o in bicicletta, quell'impressione non mi lasciava. Anche quando mi aprivo un varco nei resti di quel mare di spighe destinato a essere stipato nelle balle e intorno non avevo che cielo, mi pareva che mille occhi mi guardavano.

Non ci vado, state tranquilli. L'ho giurato.

Ma la collina era là, e mi aspettava.

Ho cominciato a fare la strada che portava alla fattoria di Melichetti. E ogni giorno, senza rendermene conto, ne facevo un pezzettino in più.

Filippo si era scordato di me. Lo sentivo.

Cercavo di chiamarlo con il pensiero.

Filippo? Filippo mi senti?

Non posso venire. Non posso.

Non mi pensava.

Forse era morto. Forse non c'era più.

Un pomeriggio, dopo mangiato, mi sono messo sul letto a leggere. La luce premeva contro gli scuri e filtrava nella stanza bollente. Avevo i grilli nelle orecchie. Mi sono addormentato con il giornaletto di Tiramolla in mano.

Ho sognato che era notte, ma io ci vedevo lo stesso. Le colline si muovevano nel buio. Si spostavano lente come tartarughe sotto un tappeto.

Poi tutte insieme spalancavano gli occhi, buchi rossi che si aprivano nel grano, e si sollevavano, sicure di non essere viste, e diventavano dei giganti fatti di terra e coperti di spighe che avanzavano ondeggiando sui campi e mi venivano addosso e mi seppellivano.

Mi sono risvegliato in un bagno di sudore. Sono andato al frigo a prendere l'acqua. Vedevo i giganti.

Sono uscito e ho preso la Scassona.

Ero davanti al sentiero che portava alla casa abbandonata.

La collina era li. Fosca, velata dal caldo. Mi sembrava di scorgere due occhi neri nel grano, proprio sotto la cima, ma erano solo macchie di luce, delle pieghe del terreno. Il sole aveva cominciato a scendere e smorzarsi. L'ombra della collina copriva lentamente la pianura.

Potevo salire.

Ma la voce di papà mi tratteneva. «Ascoltami bene. Se torni lì lo uccidono.

Lo hanno giurato».

Chi? Chi lo aveva giurato? Chi lo uccideva?

Il vecchio? No. Non lui. Lui non era abbastanza potente.

Loro, i giganti di terra. I signori della collina.

Ora erano stesi nei campi ed erano invisibili, ma di notte si svegliavano e attraversavano la campagna.

Se adesso andavo da Filippo, non importava che era giorno, si sarebbero sollevati come onde dell'oceano e sarebbero arrivati li e avrebbero scaricato la loro terra nel buco e lo avrebbero seppellito.

Torna indietro, Michele. Torna indietro, mi ha detto la vocina di mia sorella.

Ho girato la bicicletta e mi sono lanciato nel grano, tra le buche, pedalando come un disperato e sperando di passargli sopra la schiena a quei maledetti mostri.

Ero nascosto sotto una roccia del torrente secco.

Sudavo. Le mosche non mi lasciavano in pace.

Il Teschio li aveva stanati tutti. Ero rimasto solo io. Ora si faceva difficile.

Are sens