Mi sono affacciato. Era ribaltato, a pancia all'aria, con la coperta in testa.
"Filippo, tutto bene?
"Sono arrivato?" ha chiesto.
"Aspetta". Sono corso intorno alla casa per cercare una tavola, un palo, qualcosa che mi potesse aiutare. Nella stalla ho trovato una vecchia porta scrostata e mezza rotta. L'ho trascinata fino al cortile. Volevo calarla nel buco e farci salire sopra Filippo. L'ho messa in piedi sul ciglio, ma mi è caduta a terra e si è spaccata in due metà piene di schegge appuntite. Il legno era tutto mangiato dai tarli. Non era buona.
"Michele?" Filippo mi stava chiamando.
"Un momento! Aspetta un momento!" ho urlato e ho preso un pezzo di quella porta bastarda e l'ho sollevata sulla testa e l'ho gettata su una scala.
Una scala?
Era lì, a due metri dal buco. Una bellissima scala di legno pittato di verde adagiata sull'edera che copriva un mucchio di calcinacci e di terra. Era sempre stata lì e io non l'avevo mai vista. Ecco come scendevano.
"Ho trovato una scala!" ho detto a Filippo.
L'ho presa e l'ho calata nel buco.
L'ho trascinato nel boschetto, sotto un albero.
C'erano gli uccelli. Le cicale. L'ombra. E c'era un buon odore di terra umida, di muschio.
Gli ho domandato: "Posso levarti la coperta dalla faccia?
"C'è il sole?
"No.
Non voleva togliersela, alla fine sono riuscito a convincerlo a farsi bendare gli occhi con la mia maglietta. Era contento, si vedeva da come sorrideva. Un venticello gli accarezzava la pelle e lui se lo godeva tutto.
Gli ho chiesto: "Perché ti hanno messo qui?
"Non lo so. Non mi ricordo.
"Niente proprio?
"Mi sono trovato qua.
"Che ti ricordi?
"Che ero a scuola". Dondolava la testa. "Questo me lo ricordo. C'era ginnastica. E poi sono uscito fuori. Una macchina bianca si è fermata. E mi sono trovato qua.
"Ma tu dove abiti?
"In via Modigliani 36. All'angolo con via Cavalier D'Arpino.
"E dove sta?
"A Pavia.
"In Italia?
"Sì.
"Anche qui è Italia.
Ha smesso di parlare. Ho pensato che si era addormentato, ma a un certo punto mi ha chiesto: "Che uccelli sono questi?
Mi sono guardato intorno. "Passeri.
"Sei sicuro che non sono pipistrelli?
"No. Quelli di giorno dormono e fanno un altro rumore.
"Le volpi volanti invece volano anche di giorno e cinguettano come gli uccelli. E pesano più di un chilo. Se si attaccano ai rami piccoli cadono a terra.
Queste, secondo me, sono volpi volanti.
Dopo la storia degli orsetti lavatori non potevo più dire niente, magari in America esistevano anche le volpi volanti. Gli ho domandato: "Ma tu sei mai andato in America?
"Ieri ho visto la mia mamma. Mi ha detto che non può venire a prendermi perché è morta. E' morta con tutta la mia famiglia. Sennò, ha detto, verrebbe subito.
Mi sono tappato le orecchie.
"Filippo, è tardi. Ti devo portare giù.
"Posso tornare giù davvero?