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"E tu che ci fai qui?

"Mamma ha detto che devo aspettare qui. Mi ha chiesto dov'eri andato.

"E tu che le hai detto?

"Che eri andato sulla montagna.

I grandi sono rimasti a casa di Salvatore tutta la sera.

Noi aspettavamo nel cortile, seduti sul bordo della fontana.

"Quando finiscono?" mi ha chiesto Maria per la centesima volta.

E io per la centesima volta le ho risposto: "Non lo so.

Ci avevano detto di aspettare, stavano parlando.

Barbara saliva le scale e bussava alla porta ogni cinque minuti, ma nessuno apriva. Era preoccupata. "Ma di che parlano per così tanto tempo?

"Non lo so.

Il Teschio se n'era andato insieme a Remo. Salvatore era dentro, di sicuro rintanato in camera sua.

Barbara mi si è seduta accanto. "Ma che sta succedendo?

Ho sollevato le spalle.

Mi ha guardato. "Che hai?

"Niente. Sono stanco.

"Barbara!" Angela Mura era affacciata alla finestra. "Barbara, vai a casa.

Barbara ha chiesto: "Quando vieni?

"Presto. Corri.

Barbara ci ha salutato e se n'è andata mogia mogia.

"Mia mamma quando esce?" ha chiesto Maria ad Angela Mura.

Ci ha guardato e ha detto: "Andate a casa e mangiate da soli, arriva presto". Ha richiuso la finestra.

Maria ha fatto no con la testa. "Io non ci vado, io aspetto qua.

Mi sono alzato. "Andiamo, che è meglio.

"No!

"Forza. Dammi la mano.

Ha incrociato le braccia. "No! Io rimango qui tutta la notte, non mi importa.

"Dammi la mano, su.

Si è aggiustata gli occhiali e si è messa in piedi.

"Io però non dormo.

"E non dormire.

E, mano nella mano, siamo tornati a casa.

10.

Urlavano così forte che ci hanno svegliato.

Ci eravamo abituati a tutto. Alle riunioni notturne, al rumore, alla voce alta, ai piatti rotti, ma ora urlavano troppo.

"Perché strillano così?" mi ha chiesto Maria stesa sul suo letto.

"Non lo so.

"Che ore sono?

"Tardi.

Era notte fonda, la stanza era buia ed eravamo in camera nostra, svegli come grilli.

"Falli smettere," si è lamentata Maria. "Mi danno fastidio. Digli di strillare più piano.

"Non posso.

Cercavo di capire che dicevano, ma le voci si mischiavano.

Maria mi si è sdraiata accanto. "Ho paura.

"Loro hanno paura.

"Perché?

"Perché urlano.

Quelle urla erano come i soffi dei ramarri.

I ramarri quando non possono più scappare e li stai per prendere, spalan-cano la bocca, si gonfiano e soffiano e cercano di farti paura perché loro hanno più paura di te, tu sei il gigante, e l'ultima cosa che gli rimane è cercare di spaventarti. E se tu non lo sai che sono buoni, che non fanno niente, che è una finta, non li tocchi.

Si è aperta la porta.

Are sens