"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Add to favorite 💛🌾📚Io non ho paura – Niccolò Ammaniti💛🌾📚

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

Una civetta.

E' risalita, si è dissolta nel nero, poi è scesa di nuovo verso il terrapieno ed è ritornata in cielo.

Strano, erano uccelli buoni.

Perché mi attaccava?

"Me ne vado, me ne vado," ho sussurrato.

La stradina proseguiva e io ho ripreso la discesa reggendomi alla corda.

Dovevo camminare rannicchiato e tastare con le mani gli ostacoli che mi si paravano davanti, come fanno i ciechi. Quando sono arrivato in fondo alla go-la, sono rimasto a bocca aperta. I cespugli di pungitopo, i cardi, i corbezzoli, i muschi e le rocce erano coperti di puntini luminosi che pulsavano come piccoli fari nella notte. Lucciole.

Le nubi si erano diradate e una mezza luna tingeva di giallo la gravina. I grilli cantavano. Il cane di Melichetti aveva smesso di abbaiare. C'era pace.

Di fronte a me cresceva un boschetto di ulivi e dietro, sull'altro versante della gola, si apriva una stretta spaccatura nella pietra.

Da dentro usciva un odore acido, di sterco. Sono entrato appena e ho sentito movimenti e belati.

Un tappeto di pecore. Le avevano chiuse dentro la grotta con una rete metallica. Erano stipate come sardine. Spazio per Filippo non ce n'era.

Sono tornato sull'altro versante, ma non riuscivo a trovare buchi, tane dove nascondere un bambino.

Quando mi ero buttato giù dalla finestra non mi era nemmeno passato per la testa che forse non riuscivo a trovarlo. Mi bastava attraversare il buio e non farmi mangiare dai maiali e lui era li.

Non era così.

Quella gravina era lunghissima e Filippo potevano averlo messo da un'altra parte.

Ero avvilito. "Filippo, dove sei?" ho urlato. Ma molto piano. Melichetti mi poteva sentire. "Rispondimi! Dove sei? Rispondimi.

Niente.

Mi ha risposto solo una civetta. Faceva un verso strano, sembrava che di-cesse «Tuttomio, tuttomio, tuttomio». Poteva essere la stessa che mi aveva attaccato prima.

Non era giusto. Avevo fatto tutta quella strada, avevo rischiato la vita per lui e lui non si faceva trovare. Ho cominciato a correre avanti e indietro tra le rocce e gli ulivi, a caso, mentre mi pigliava la disperazione.

Per la rabbia ho afferrato un ramo da terra e ho cominciato a batterlo contro una roccia, fino a spellarmi le mani. Poi mi sono seduto. Scuotevo il capo e cercavo di allontanare il pensiero che tutto era stato inutile.

Ero scappato di casa come uno scemo.

Papà doveva essere infuriato. Mi avrebbe ammazzato di botte.

Si dovevano essere accorti che non c'ero in camera mia. E anche se non lo avevano scoperto, tra poco arrivavano li per uccidere Filippo.

Papà e il vecchio davanti, Felice e il barbiere dietro. A tutta velocità, nel bu-io, sulla macchina grigia con il mirino sul cofano, schiacciando con le ruote i rospi.

Michele, che aspetti? Torna a casa, mi ha ordinato la voce di Maria.

"Torno," ho detto.

Avevo fatto quello che potevo e lui non si era fatto trovare. Non avevo col-pe.

Dovevo muovermi in fretta, potevano arrivare da un momento all'altro.

Se correvo, senza fermarmi mai, forse arrivavo a casa prima che loro uscivano. Nessuno si sarebbe accorto di nulla. Sarebbe stato bello.

Mi sono arrampicato veloce tra le rocce ripercorrendo la strada già fatta.

Ora che c'era un po' di luce era più facile.

La civetta. Volteggiava sopra il terrapieno, e quando passava davanti alla luna vedevo la sagoma nera, le ali larghe e corte.

"Ma che vuoi?" Sono passato sul terrapieno di corsa, vicino alle caprette, e l'uccello ha picchiato di nuovo. Mi sono allontanato e mi sono voltato a guardare quella civetta pazza.

Continuava a volteggiare sul terrapieno. Sfiorava la catasta di pali poggiati contro la roccia, faceva un giro e tornava indietro, testarda.

Ma perché faceva così? C'era un topo? No. Cosa, allora?

Il nido!

Certo. Il nido. I piccoli.

Anche le rondini se gli butti giù il nido continuano a girare in tondo fino a quando non muoiono di stanchezza.

A quella civetta gli avevano coperto il nido. E le civette fanno il nido nei buchi.

I buchi!

Sono tornato indietro e ho cominciato a spostare i pali accatastati con la civetta che mi sfiorava. "Aspetta, aspetta," le ho detto.

Nascosta alla buona c'era un'apertura nella roccia. Una bocca ovale larga come la ruota di un camion.

La civetta ci si è infilata dentro.

Era nero come la pece. E c'era odore di legna bruciata e cenere. Non capivo quanto era profondo.

Ci ho infilato la testa e ho chiamato. "Filippo?

Mi ha risposto l'eco della mia voce

"Filippo?" Mi sono affacciato di più. "Filippo?

Ho aspettato. Nessun rumore.

"Filippo, mi senti?

Non c'era.

Are sens