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Non c'è. Corri a casa, mi ha ripetuto la voce di mia sorella.

Ho fatto tre passi quando ho avuto l'impressione di sentire un lamento, un gemito sordo.

Me l'ero immaginato?

Sono tornato indietro e ho cacciato la testa nel buco.

"Filippo? Filippo, ci sei?

E dal buco è uscito un «Mmmm! Mmmm!»

"Filippo, sei tu?

"Mmmm!

Era lì!

Ho sentito un peso che mi si scioglieva nel petto, mi sono appoggiato alla roccia e sono scivolato giù. Sono rimasto lì seduto, abbandonato su quel terrapieno coperto di cacche di capra, con il sorriso sulla bocca.

Lo avevo trovato.

Mi veniva da piangere. Mi sono asciugato gli occhi con le mani.

"Mmmm!

Mi sono alzato. "Arrivo. Arrivo subito. Hai visto? Sono venuto, ho mantenu-to la promessa. Hai visto?

Una corda. Ne ho trovata una, arrotolata accanto alle falci. L'ho legata alla radice dove stavano le capre e l'ho gettata nel buco. "Eccomi.

Mi sono calato dentro. Il cuore pompava così forte da farmi tremare il petto e le braccia. Le tenebre mi davano le vertigini. Mi mancava l'aria.

Sembrava di stare nel petrolio e faceva freddo.

Non ho fatto neanche due metri che ho toccato terra. Era pieno di pali, pezzi di legno, cassette dei pomodori ammassate. Carponi, con le mani avanti tastavo il buio. Ero nudo e tremavo per il gelo.

"Filippo, dove sei?

"Mmmm!

Gli avevano tappato la bocca.

"Sto... "Un piede mi si è infilato tra i rami, sono scivolato a braccia in avanti sopra delle fascine piene di spine. Una fitta aguzza di dolore mi ha azzannato la caviglia. Ho urlato e un rigurgito caldo e acido di bile mi è salito su. Una vampata ghiacciata mi ha spazzato la schiena e ho sentito le orecchie in fiamme.

Con le mani che tremavano ho tirato fuori il piede incastrato. Il dolore mi premeva dentro la caviglia. "Mi sa che ho preso una storta," ho rantolato.

"Dove stai?

"Mmmm!

Mi sono trascinato, a denti stretti, verso il gemito, e l'ho trovato. Era sotto le fascine. Gliele ho tolte di dosso e l'ho tastato. Era steso a terra. Nudo.

Aveva le braccia e le gambe legate con lo scotch da pacchi.

"Mmmm!

Gli ho messo le mani sulla faccia. Anche sulla bocca aveva lo scotch.

"Non puoi parlare. Aspetta, te lo levo. Forse ti faccio un po' male.

Gliel'ho strappato via. Non ha urlato, ma ha cominciato ad ansimare.

"Come stai?

Non ha detto niente.

"Filippo, come stai, rispondimi?

Ansimava come il bracco morso dalla vipera.

"Ti senti male?

Gli ho toccato il petto. Si gonfiava e si sgonfiava troppo in fretta.

"Ora andiamo via. Andiamo via. Aspetta".

Ho provato a slegargli i polsi e le caviglie. Era stretto. Alla fine, con i denti, disperato, ho cominciato a segare lo scotch. Gli ho liberato prima le mani e poi i piedi.

"Ecco fatto. Andiamo". Gli ho preso un braccio. Ma il braccio è ricaduto senza forze. "Mettiti dritto, ti prego. Dobbiamo andare, stanno arrivando". Cercavo di tirarlo su, ma ricadeva giù come un burattino. Non c'era più un briciolo di energia in quel corpicino esausto. Non era morto solo perché continuava a respirare. "Io non ti posso portare su. Mi fa male la gamba! Ti prego, Filippo, aiutami... "L'ho preso per le braccia. "Dai! Dai!" L'ho messo seduto, ma appena l'ho lasciato si è afflosciato a terra. "Che devo fare? Non lo capisci che ti sparano se resti qua?" Un groppo mi otturava la gola. "Muori così, scemo, brutto scemo! Io sono venuto qui per te, fino a qua, io la promessa l'ho man-tenuta e tu... e tu... "Sono scoppiato a piangere. Ero scosso dai singhiozzi.

"Ti... devi... alzare... stupido, stupido... che... non sei altro". Ci ho riprovato ancora e ancora, testardo, ma si è lasciato andare nella cenere, con il capo

tutto piegato, come una gallina morta. "Alzati! Alzati!" ho urlato, e l'ho preso a pugni.

Non sapevo che fare. Mi sono accucciato, con la testa sulle ginocchia. "Non sei ancora morto, lo capisci?" Sono rimasto così, a piangere. "Questo non è il paradiso.

Per un istante ha smesso di ansimare e ha bisbigliato qualcosa.

Ho avvicinato l'orecchio alla bocca. "Cos'hai detto?

Ha sussurrato. "Non ce la faccio.

L'ho scosso. "Come non ce la fai?

"Non ce la faccio, scusami.

"Si che ce la fai. Sì...

Non parlava più. L'ho abbracciato. Coperti di fango, tremavamo di freddo.

Are sens