Ero scappato di casa come uno scemo.
Papà doveva essere infuriato. Mi avrebbe ammazzato di botte.
Si dovevano essere accorti che non c'ero in camera mia. E anche se non lo avevano scoperto, tra poco arrivavano li per uccidere Filippo.
Papà e il vecchio davanti, Felice e il barbiere dietro. A tutta velocità, nel bu-io, sulla macchina grigia con il mirino sul cofano, schiacciando con le ruote i rospi.
Michele, che aspetti? Torna a casa, mi ha ordinato la voce di Maria.
"Torno," ho detto.
Avevo fatto quello che potevo e lui non si era fatto trovare. Non avevo col-pe.
Dovevo muovermi in fretta, potevano arrivare da un momento all'altro.
Se correvo, senza fermarmi mai, forse arrivavo a casa prima che loro uscivano. Nessuno si sarebbe accorto di nulla. Sarebbe stato bello.
Mi sono arrampicato veloce tra le rocce ripercorrendo la strada già fatta.
Ora che c'era un po' di luce era più facile.
La civetta. Volteggiava sopra il terrapieno, e quando passava davanti alla luna vedevo la sagoma nera, le ali larghe e corte.
"Ma che vuoi?" Sono passato sul terrapieno di corsa, vicino alle caprette, e l'uccello ha picchiato di nuovo. Mi sono allontanato e mi sono voltato a guardare quella civetta pazza.
Continuava a volteggiare sul terrapieno. Sfiorava la catasta di pali poggiati contro la roccia, faceva un giro e tornava indietro, testarda.
Ma perché faceva così? C'era un topo? No. Cosa, allora?
Il nido!
Certo. Il nido. I piccoli.
Anche le rondini se gli butti giù il nido continuano a girare in tondo fino a quando non muoiono di stanchezza.
A quella civetta gli avevano coperto il nido. E le civette fanno il nido nei buchi.
I buchi!
Sono tornato indietro e ho cominciato a spostare i pali accatastati con la civetta che mi sfiorava. "Aspetta, aspetta," le ho detto.
Nascosta alla buona c'era un'apertura nella roccia. Una bocca ovale larga come la ruota di un camion.
La civetta ci si è infilata dentro.
Era nero come la pece. E c'era odore di legna bruciata e cenere. Non capivo quanto era profondo.
Ci ho infilato la testa e ho chiamato. "Filippo?
Mi ha risposto l'eco della mia voce
"Filippo?" Mi sono affacciato di più. "Filippo?
Ho aspettato. Nessun rumore.
"Filippo, mi senti?
Non c'era.
Non c'è. Corri a casa, mi ha ripetuto la voce di mia sorella.
Ho fatto tre passi quando ho avuto l'impressione di sentire un lamento, un gemito sordo.
Me l'ero immaginato?
Sono tornato indietro e ho cacciato la testa nel buco.
"Filippo? Filippo, ci sei?
E dal buco è uscito un «Mmmm! Mmmm!»
"Filippo, sei tu?
"Mmmm!
Era lì!
Ho sentito un peso che mi si scioglieva nel petto, mi sono appoggiato alla roccia e sono scivolato giù. Sono rimasto lì seduto, abbandonato su quel terrapieno coperto di cacche di capra, con il sorriso sulla bocca.