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Mentre eravamo a colazione, mi fu consegnata una lettera di mia zia. Siccome conteneva cose sulle quali credevo che Steerforth potesse consigliarmi come chiunque 606

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altro, e sulle quali mi sarebbe stato gradito consultarlo, decisi di discuterle con lui nel nostro viaggio di ritorno.

Per quel momento, avevamo abbastanza da fare nel con-gedarci da tutti i nostri amici. Fra essi Barkis non si mostrò l’ultimo nel dolersi della nostra partenza; e credo che, se avessimo potuto rimanere per altre quarantotto ore a Yarmouth, non avrebbe esitato ad aprire di nuovo il forziere e sacrificare un’altra ghinea. Peggotty e tutta la sua famiglia erano veramente afflitti della nostra risoluzione. L’intera ditta Omer e Joram venne a dirci addio; e v’erano tanti marinai in servizio di Steerforth quando le nostre valige furono dirette alla diligenza, che se avessimo avuto i bagagli d’un intero reggimento, quasi non avremmo avuto bisogno di facchini per trasportarli.

In una parola, partimmo col rimpianto e l’affetto di tutte le nostre conoscenze, e lasciammo dietro di noi molta gente sinceramente rattristata.

– Vi tratterrete a lungo qui, Littimer? – domandai, vedendolo in attesa della partenza della diligenza.

– No, signore – rispose – probabilmente non molto.

– È difficile che possa saperlo ora – osservò Steerforth, con aria indifferente. – Egli sa ciò che ha da fare e lo farà.

– Ne sono sicuro – dissi.

Littimer si toccò il cappello in segno di riconoscenza per la mia buona opinione, e a me parve di non aver più 607

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di otto anni. Se lo toccò un’altra volta, augurandomi buon viaggio; e lo lasciammo, in mezzo alla strada, alto, rispettabile e misterioso come una piramide d’Egitto.

Per qualche tempo rimanemmo in silenzio; Steerforth, contro il suo solito, taceva; e io ero abbastanza occupato nel dirmi mentalmente che chi sa mai quando avrei riveduto di nuovo quei luoghi, e che nel frattempo chi sa quali altri cambiamenti sarebbero avvenuti in me ed in essi. Finalmente Steerforth, fattosi allegro e ciar-liero ad un tratto, perché poteva diventar tutto ciò che gli piaceva in qualunque momento, mi scosse per il braccio:

– Parla, Davide. Che dicevi di quella lettera a colazione?

– Oh! – dissi, traendola di tasca. – È di mia zia.

– E che dice d’interessante?

– Mi rammenta, Steerforth – io dissi – che ho fatto questo viaggio per osservare e pensare un po’.

– Cosa che, naturalmente, hai fatto.

– Veramente non posso dirlo in modo speciale. A dirti la verità, temo che me ne sia dimenticato.

Bene, osserva ora, e ripara alla tua negligenza – disse Steerforth. – Guarda a destra,e vedrai una pianura, un po’ paludosa; guarda a sinistra, e vedrai la stessa cosa.

Guarda dinanzi, e non troverai nulla di diverso; guarda 608

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di dietro, e sarà tale e quale.

Risi, e dissi che non vedevo in tutto il paesaggio nessuna professione adatta; forse a cagione della sua uniformità.

– Che dice nostra zia sull’argomento? – chiese Steerforth, dando un’occhiata alla lettera che avevo in mano. – Ti suggerisce qualche cosa?

– Ebbene, sì – io dissi. – Ella mi domanda se non mi piacerebbe d’essere procuratore. Tu che ne pensi?

– Veramente non so – rispose Steerforth, freddo. –

Puoi fare il procuratore, come puoi far qualche altra cosa, immagino.

Non potei fare a meno dal ridere per questo suo giudizio d’eguaglianza di tutti i mestieri e di tutte le professioni; e glielo dissi.

– Che cosa fa il procuratore? – gli domandai.

– È una specie d’avvocato monastico – rispose Steerforth. – : Egli fa, nelle vecchie Corti del Doctor’s Commons... in un sonnolento cantuccio presso il cimitero di San Paolo... ciò che fanno gli avvocati nelle Corti di giustizia. È un funzionario, la cui esistenza sarebbe dovuta cessare, nel corso naturale delle cose, circa duecento anni fa. Ti dirò meglio che fa, dicendoti ciò che è il Doctor’s Commons. È un cantuccio remoto, dove si applica ciò che si chiama la legge ecclesiastica, e dove 609

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si giuoca ogni sorta di tiri con decrepite mostre di atti parlamentari, ignorati da tre quarti del mondo e creduti dall’altro quarto vecchi fossili scavati nel tempo degli Edoardi. È un luogo che ha un antico monopolio sui processi derivanti da testamenti e matrimoni, e sulle liti che s’accendono a proposito di navi e di battelli.

– Che dici, Steerforth! – esclamai. – Non vuoi darmi a intendere che vi sia qualche affinità fra gli affari nautici e gli ecclesiastici?

– Io no, amico caro – egli rispose – ma intendo dire che essi sono trattati e decisi dalle stesse persone, laggiù nello stesso Doctor’s Commons. Vacci un giorno, e le troverai impastoiate nella metà dei vocaboli nautici del dizionario dello Young, a proposito della Nancy che ha mandato a picco la Sarah Jane, o a proposito del pescatore Peggotty e dei marinai di Yarmouth, che durante una raffica di tempesta hanno portato un’ancora e un cavo al bastimento Nelson in pericolo; e se ci andrai un altro giorno, le troverai occupate ad esaminare le testimonianze pro e contro un ecclesiastico, che s’è condotto male; e troverai il giudice del caso nautico avvocato nel caso ecclesiastico, o viceversa. Sono come gli attori: ora si è giudici, ora non si è più giudici; ora si è una cosa, ora un’altra; e si cambia sempre; ma questa commedia di società, presentata a un pubblico straordinariamente scelto, è sempre un affaruccio lucroso e divertente.

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– Ma gli avvocati e i procuratori non sono la stessa cosa? – dissi un po’ confuso. – No?

– No – rispose Steerforth – gli avvocati sono dei ci-vilisti, uomini a cui fu conferito il titolo di dottore al-l’Università, e questa è la ragione perché io ne so qualche cosa. Essi impiegano i procuratori e viceversa, e gli uni e gli altri si beccano magnifici onorarî, e insieme se la spassano allegramente e magnificamente. Dopo tutto, ti raccomanderei di non sdegnare d’impiegarti al Doctor’s Commons, Davide. Tutti quelli che vi si sono impiegati, sappilo, se ti fa piacere, se ne tengono come d’un ufficio che conferisce una gran dignità.

Facendo un po’ di tara alla leggerezza ironica di Steerforth nel trattare l’argomento, e considerando l’aspetto solenne di gravità e d’antichità col quale mi s’era sempre presentato quel «sonnolento cantuccio presso il cimitero di San Paolo», non mi sentivo mal disposto a seguire il suggerimento di mia zia; la quale, d’altra parte, mi lasciava libero della mia decisione, narrandomi francamente che le era sorta in mente quell’idea in una recente visita al suo procuratore nel Doctor’s Commons, ov’era andata per far testamento in mio favore.

– In ogni modo, questo è un passo commendevole da parte di nostra zia – disse Steerforth, apprendendo la cosa; – e merita ogni incoraggiamento. Margheritina, ti consiglio di non sdegnare d’impiegarti al Doctor’s Commons.

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Deliberai dunque di fare come diceva mia zia. Dissi allora a Steerforth ch’ella m’aspettava a Londra (come diceva la lettera) dove aveva preso dimora, in Lincoln’s Inn Field, in una specie di pensione, che aveva una scalinata di pietra e una porta di soccorso sul tetto; perché mia zia era fermamente persuasa che non ci fosse casa in Londra che ogni sera non pigliasse fuoco.

Are sens