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Non era possibile meravigliarsi d’altro in questo mondo corporeo, che di Dora Spenlow. Dissi: «Come state, signorina Murdstone? Spero che stiate bene». Ella rispose: «Benissimo». Dissi: «Come sta il signor Murdstone?». Ella rispose: «Mio fratello sta meraviglio-691

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samente, grazie!».

Il signor Spenlow, che, credo, era rimasto sorpreso a vedere che ci conoscevamo, mise la sua parola in quel punto.

– Son contento di vedere – egli disse – Copperfield, che voi e la signorina Murdstone già vi conoscete.

– Il signor Copperfield e io – disse la signorina Murdstone, con severa compostezza – siamo un po’ parenti.

Negli anni passati ci siamo conosciuti un poco. Egli era bambino. I casi della vita ci hanno da allora separati. Io non l’avrei riconosciuto.

Risposi che io invece l’avrei riconosciuta, dovunque, il che era abbastanza vero.

– La signorina Murdstone ha avuto la bontà – mi disse il signor Spenlow – d’accettare l’ufficio, se così posso chiamarlo, di amica di fiducia di mia figlia Dora. Disgraziatamente mia figlia Dora non ha più la madre, e la signorina Murdstone è stata tanto buona da diventare sua compagna e protettrice.

Mi passò per la testa un’idea, che la signorina Murdstone, come un bastone animato, fosse piuttosto adatta al-l’aggressione che alla protezione. Ma siccome non avevo altri pensieri che quelli che riguardavano Dora, subito dopo guardai Dora, e mi parve di comprendere, dalle sue maniere leggiadramente capricciose, ch’ella non fosse particolarmente disposta a metter tutta la sua fidu-692

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cia nella sua compagna e protettrice. Ma s’udì il tocco d’una campana; il signor Spenlow mi disse che era il primo annuncio del pranzo, e mi condusse nella camera assegnatami perché mi rivestissi per andare a tavola.

L’idea di vestirsi, o di far qualunque altra cosa che im-plicasse un’azione, era un po’ troppo ridicola in quel fervore d’amore. Potei solo rimanermene innanzi al fuoco, mordendo la chiave della valigetta, e pensando all’amabile, seducente, capricciosa e radiosa Dora. Che forme che aveva, che viso che aveva, che leggiadre, varie e incantevoli maniere!

La campana sonò una seconda volta così presto che trattai il mio vestito come un’insalata, invece di operare con la diligenza richiesta dalla circostanza, e corsi da basso a precipizio. V’erano altri ospiti. Dora parlava con un vecchio signore dalla testa grigia. Grigio com’era – e bi-savolo per giunta, com’egli narrò – mi sentii pazzamen-te geloso di lui.

Ahi, la condizione del mio spirito! Ero geloso di tutti. Non potevo sopportar l’idea che altri conoscesse meglio di me il signor Spenlow. Mi straziava sentir qualcuno parlar con lui di avvenimenti nei quali non avevo avuto alcuna parte. Quando una persona molto gentile, dal cranio calvo e lucidissimo, seduta a tavola di fronte a me, mi chiese se quella fosse la prima volta che visitavo la villa, sarei stato capace di rispondergli con un atto di selvaggia vendetta.

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Tranne Dora, non ricordo affatto chi ci fosse. Non ho la minima idea di ciò che ebbi a pranzo, oltre Dora.

Ho l’impressione che desinassi esclusivamente di Dora, e mandassi via cinque o sei piatti senza assag-giarli. Le sedevo accanto. Le parlavo. Ella aveva una vocina soavissima, il più lieto sorrisetto, i vezzi più incantevoli e affascinanti, che mai fossero serviti a trarre un giovane smarrito nello stato della più disperata schiavitù. Era piuttosto piccola. Tanto più preziosa, pensavo.

Quando uscì dalla stanza con la signora Murdstone (non avevano partecipato altre donne al pranzo), mi misi a fantasticare, non turbato che da un solo timore: che la signorina Murdstone avesse cercato di denigrarmi presso di lei. L’amabile signore dalla testa lucida mi fece un lungo discorso che trattava, credo, di giardinaggio. Mi par che dicesse «il mio giardiniere» parecchie volte. Io mostravo di prestargli la più profonda attenzione, ma, nel frattempo, vagavo con Dora nel giardino dell’Eden.

Il mio timore di esser denigrato presso l’oggetto del mio esclusivo affetto si ridestò, quando passammo in salotto, di fronte alla fosca riserva dipinta sul volto della signorina Murdstone. Ma ne fui liberato in maniera inaspettata.

– Davide Copperfield – disse la signorina Murdstone, facendomi cenno di raggiungerla nel vano d’una finestra. – Una parola.

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Stetti solo al cospetto della signorina Murdstone.

– Davide Copperfield – disse la signorina Murdstone – non è necessario diffonderci sulle circostanze familiari. Il soggetto non è attraente.

– Tutt’altro, signorina – risposi.

– Tutt’altro – assentì la signorina Murdstone.

Io non ho alcun desiderio di ricordare gli antichi litigi, o le antiche ingiurie. Io fui ingiuriata da una persona...

una donna, mi dispiace di dirlo per l’onore del mio sesso... che non posso ricordare senza disprezzo e nausea; e perciò sarà meglio non nominarla.

Fervevo di collera per conto di mia zia; ma dissi che sarebbe stato certamente meglio, secondo il piacere della signorina Murdstone, non nominarla. Aggiunsi che dal canto mio non avrei sopportato che si fosse parlato di quella persona in modo men che rispettoso, senza esprimere la mia opinione in tono reciso.

La signorina Murdstone chiuse gli occhi, e disdegnosamente chinò la testa; poi, riaprendoli, pianamente ripigliò:

– Davide Copperfield, non tenterò di nascondere il fatto che nella vostra infanzia mi formai di voi una cattiva opinione. Posso aver errato, o voi potete aver cessato di giustificarla. Ma ora non si tratta di questo. Appartengo a una famiglia onorevole, credo, per fermezza di caratte-695

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re; e non son tale da lasciarmi governare dalle circostanze o da qualunque mutamento.

Io posso avere la mia opinione di voi; voi potete avere la vostra opinione di me.

Io chinai la testa a mia volta.

– Ma non è necessario – disse la signorina Murdstone –

che queste opinioni debbano proprio venire a cozzare qui. Nelle circostanze attuali è bene, per tante ragioni, che questo non avvenga. Siccome i casi della vita ci hanno fatto incontrare qui, e possono farci incontrare altrove, direi di comportarci come semplici conoscenti. Le nostre lontane relazioni familiari sono una ragione sufficiente per spiegare questo genere di rapporti fra noi; e non è necessario che l’uno o l’altro di noi debba far l’altro oggetto delle proprie osservazioni. Approvate questo accordo?

– Signorina Murdstone – risposi – io son persuaso che voi e il signor Murdstone vi comportaste con me molto crudelmente, e che trattaste molto duramente mia madre. Penserò così fin che campo. Ma son perfettamente d’accordo con voi in ciò che mi proponete.

La signorina Murdstone di nuovo chiuse gli occhi, e piegò la testa. Poi, toccandomi appena il dorso della mano con le punte delle sue dita rigide e fredde, s’allontanò accomodandosi le catenine dei polsi e del collo: che sembravano fossero lo stesso finimento, nello stesso 696

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preciso stato, dell’ultima volta che l’avevo vista. Esse mi rammentavano, in rapporto all’indole della signorina Murdstone, le catene e il ferro di una porta di prigione, che danno dall’esterno ai riguardanti l’idea di ciò che possono trovar nell’interno.

Tutto ciò che so, del resto della serata, si è che udii l’im-peratrice del mio cuore cantare affascinanti ballate in lingua francese, le quali dicevano in generale che, comunque l’andasse, dovevamo sempre ballare. Tra ra la, Tra ra la. Ella si accompagnava su un incantevole strumento che somigliava a una Chitarra. So che io ero perduto in un mare di beatitudine. Che rifiutai ogni rinfresco. Che l’anima mia ebbe un orrore particolare del ponce. Che quando la signorina Murdstone si levò per prendere in custodia e condur via Dora, questa mi sorrise e mi diede da stringere una manina deliziosa. Che vidi per caso la mia immagine in uno specchio, e mi parve quella d’un perfetto idiota. Che andai a letto in una semie-brietà di spirito, e mi levai con un principio di demenza.

Are sens