– Tutto a un tratto, una sera... che potrebbe essere anche questa... arriva l’Emilietta dal lavoro, e lui con lei. Non c’è nulla di straordinario, direte, e avrete ragione, perché egli, la vigila sempre come un fratello, quando è buio, e anche quando non è buio. Ma questo giovane marinaio le afferra la mano, e mi grida beato: «Guarda qui, questa è la mia mogliettina». Ed essa dice, un po’
ardita e un po’ timida, un po’ ridendo e un po’ piangendo: «Sì, zio, se non ti dispiace». Come poteva dispiacer-mi? – esclamò il pescatore Peggotty, girando in estasi gli occhi. – Signore, come se io andassi trovando altro,
«Se non ti dispiace, son decisa ora, e ci ho ripensato, e sarò per lui una buona mogliettina, perché lui è un caro e bravo giovane». Allora la signora Gummidge batte le mani come a teatro, e voi entrate in quell’istante. Ecco, come è andata! – disse il pescatore Peggotty. – Voi siete entrati in quell’istante. È successo proprio in questo mo-559
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mento, ed ecco l’uomo che la sposerà, non appena lei avrà finito il suo tempo a bottega.
Cam barcollò, quando poté, sotto il pugno appioppa-togli dal pescatore Peggotty nella sua gioia sconfinata, come un segno di fiducia e di amicizia; ma sentendosi obbligato a dirci qualche cosa anche lui, narrò, balbet-tando e con gran difficoltà:
– Non era più alta di voi, signorino Davy... quando veniste qui la prima volta... e io già pensavo come sarebbe diventata... La veggo crescere... signori... come un fiore. Io darci la mia vita per lei... signorino Davy...
Oh, son tanto contento, tanto felice! Essa è per me... signori... più di... essa è per me tutto ciò che potrei desiderare... più di quanto potrei dire. Io... io le voglio tanto bene. Non v’è un uomo su tutta la terra... e neppure sul mare... che possa voler bene alla sua donna più di quanto io ne voglio a lei, benché ci siano molti... che direb-bero meglio... ciò che voglio dire.
Mi parve commovente vedere un giovane robusto come Cam tremare nella forza di ciò che sentiva per la creatura che s’era impossessata del suo cuore. Mi commoveva anche la ingenua fiducia messa in noi da lui e dal pescatore Peggotty. E la storia mi scosse tutto. Fin dove i miei sentimenti fossero sotto l’influsso dei ricordi della mia infanzia, non so. Se fossi arrivato lì con qualche vaga fantasia di voler ancora far all’amore con l’Emilietta, non so. So soltanto che traboccavo dal piacere di ogni 560
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cosa; ma, in principio, con un piacere indicibilmente delicato, che un nulla avrebbe trasformato in sensazione dolorosa.
Perciò, se avessi dovuto io toccare la corda che vibrava in quell’istante in tutti i cuori, la mia sarebbe stata una mano disadatta. La toccò Steerforth; e con tanta destrezza, che in pochi minuti eravamo tutti a nostro agio, e felici che più non era possibile.
— Signor Peggotty – egli disse – voi siete un perfetto galantuomo, e meritate d’essere sempre felice come stasera. Qua la mano Cam, io vi faccio le mie congratulazioni. Qua la mano, anche voi. Margheritina, attizza il fuoco, perché sia più allegro! E, signor Peggotty, se non potete indurre la vostra graziosa nipote a ritornar qui fra noi, e a sedersi qui nell’angolo che lascio per lei, io me ne andrò. Non vorrei, per tutto l’oro del mondo, che io fossi stasera cagione d’un vuoto... e che vuoto!... al vostro focolare!...
Subito il pescatore Peggotty si levò, e andò a pigliare l’Emilietta. In principio l’Emilietta non voleva venire, e andò a persuaderla anche Cam. E la ricondussero in due accanto al fuoco, molto confusa e molto timida – ma ella si rimise quando vide con quanto rispetto e gentilezza Steerforth le parlava; con quanta destrezza egli evita-va tutto ciò che potesse imbarazzarla; come discuteva col pescatore Peggotty di battelli e di bastimenti, e di mare, e di pesca; come destava i miei ricordi intorno al 561
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tempo ch’egli aveva conosciuto il pescatore Peggotty a Salem House; come si mostrava incantato di quella loro dimora e di tutto ciò che le si riferiva; con quanta leggerezza e tatto egli ci conduceva, pian piano, in un cerchio incantato, nel quale tutti parlavamo a nostro agio, senza alcuna riserva.
Emilia, veramente, parlò poco quella sera; ma guardava e ascoltava intenta, e il viso le si animava, e appariva incantevole. Steerforth narrò la storia di un triste naufragio (a proposito di una conversazione col pescatore Peggotty) come se vi assistesse in quell’istante – e gli occhi dell’Emilietta s’incatenarono su lui, come se anche lei vi assistesse. Egli ci narrò un’avventura comica che gli era capitata un giorno, come per compensarci della storia del naufragio, con una indescrivibile vivezza di rappresentazione – e l’Emilietta rise tanto da far echeggiare il battello con quella sua musica lieta, e ridemmo tutti (e Steerforth rise anche lui) trascinati in un irresistibile vortice di allegria. Egli riuscì a far cantare, o meglio muggire il pescatore Peggotty: «Quando il vento soffia, soffia... » e si mise a cantare anche lui una canzone ma-rinaresca con tanto sentimento, che avrei quasi potuto immaginare che il vento che gemeva fuori, e si sentiva mormorare nel nostro silenzio, stesse lì ad origliare.
Quanto alla signora Gummidge, egli riuscì a far salire quella vittima dello sconforto a un grado di allegria che nessuno le aveva fatto mai raggiungere (come c’informò 562
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il pescatore Peggotty), dopo la morte del vecchio. Le lasciò così poco tempo di sentirsi disgraziata, che il giorno dopo ella disse che certo era stata stregata.
Ma non crediate ch’egli avesse il monopolio dell’attenzione di tutti, o della conversazione. Quando l’Emilietta si fece più ardita e mi parlò (ancora timidamente) delle nostre passeggiate sulla spiaggia in traccia di conchiglie e di sassi; e quando le chiesi se essa ricordasse quanto io le ero devoto; e quando entrambi ridemmo e arrossim-mo nella contemplazione di quegli antichi incantevoli giorni, che sembravano ormai fantastici, egli stette pensoso e intento, e ci guardò tacito. Ella era seduta, in quel momento, e vi rimase tutta la sera, sul vecchio baule del vecchio angolo accanto al fuoco, e Cam le stava a fianco, seduto dove una volta sedevo io. Non potei scoprire se per uno dei suoi soliti capricci, o per una sua vergina-le riserva innanzi a noi, se ne rimanesse così tutta la sera stretta al muro, e lontana da lui. Certo non la vidi acco-starsi a Cam neppure una volta.
Ricordo che era quasi mezzanotte, quando ci congedammo. Avevamo cenato con dei biscotti e del pesce secco; e Steerforth aveva tratto di tasca una bottiglia di ginepro olandese, che noi uomini (dico noi uomini, ora, senza arrossire) avevamo vuotata. Ci separammo allegramente: e mentre essi stavano raggruppati sulla porta per farci lume finché era possibile, vidi i dolci occhi azzurri dell’Emilietta seguirci di dietro il baluardo di Cam, e 563
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udii la sua morbida voce avvertirci di stare attenti e non inciampare.
– Una bellezza veramente affascinante! – disse Steerforth, prendendomi il braccio. – Bene! È una casa curiosa, e della gente curiosa. Si prova una nuova sensazione a star con loro.
– Siamo stati anche fortunati – risposi – ad esser testimoni della loro felicità per quel matrimonio. Non ho visto mai della gente così dolce. Che piacere vedere, e partecipare, come abbiamo fatto noi, alla loro gioia innocente!
– Per quella ragazza, lo sposo è un po’ baggiano, non ti pare? – disse Steerforth.
Egli s’era dimostrato così cordiale con lui, e con tutti, che sentii un urto a questa fredda e inattesa risposta. Ma volgendomi subito a lui, e vedendogli un sorriso negli occhi, risposi, con gran sollievo:
– Ah, Steerforth! Ridi, ridi pure di quella povera gente. Tu puoi discutere con la signorina Dartle, o cercar per giuoco di nascondermi i tuoi veri sentimenti; ma io ti conosco. Quando veggo come tu comprendi perfettamente quella povera gente, con quanta schiettezza tu puoi partecipare alla felicità di quel semplice pescatore, o secondare l’affetto che ho per la mia vecchia governante, so che non v’è gioia o afflizione, non v’è sentimento di quella gente che possa esserti indifferente. E
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perciò ti ammiro e ti voglio bene, Steerforth, venti volte di più.
Si fermò per guardarmi in viso, e mi disse:
– Credo che tu parli sul serio, e che sii buono. Vorrei che tutti fossimo lo stesso.