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Evviva!», mettendosi a picchiare sulla parete, per applaudire.

La nostra conversazione, dopo, assunse un carattere più mondano. Il signor Micawber ci disse di trovar incomoda l’abitazione di Camden Town e che la prima cosa che contava di fare, appena l’annuncio avesse avuto un effetto soddisfacente, era di cambiar casa. Parlò d’una abitazione all’estremità occidentale di Oxford Street, di fronte a Hyde Park, che aveva tenuta sempre d’occhio, ma che non sperava di prendere subito, perché avrebbe richiesto un impianto di grandi proporzioni. Probabilmente vi sarebbe stato un intervallo, egli spiegò, durante il quale si sarebbe accontentato della parte superiore di una casa, su qualche grandioso magazzino – per esempio in Piccadilly – che sarebbe stata una posizione gradita alla signora Micawber; e dove, costruendo una terrazza o un altro piano, o facendo qualche cambiamento dello stesso genere, essi avrebbero potuto abitare, comodamente e decorosamente, per alcuni anni. Ma checché 749

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gli fosse riservato, egli espressamente dichiarò, o dovunque la sua abitazione dovesse trovarsi, potevamo esser sicuri di una cosa – che vi sarebbe stata sempre una camera per Traddles, e un coltello e una forchetta per me. Lo ringraziammo per la sua gentilezza; ed egli ci pregò di perdonargli per essersi diffuso in questi particolari casalinghi e pratici, naturali, d’altra parte, in chi tracciava lo schema d’una nuova vita.

La signora Micawber, picchiando di nuovo sulla parete, per sapere se il tè fosse pronto, interruppe questa parte della nostra amichevole conversazione. Ella ci fece il tè in maniera piacevolissima; e tutte le volte che io me le avvicinavo, nel portare in giro le tazze e le fette di pane imburrato, mi chiedeva sottovoce, se D... fosse bionda o bruna, se fosse bassa o alta: o qualche altra cosa dello stesso genere; il che credo mi facesse piacere. Dopo il tè, discutemmo accanto al fuoco su una gran quantità di soggetti; e la signora Micawber fu abbastanza buona da cantarci (con una voce piccola e sottile, che ricordavo d’aver considerato, quando la conoscevo da poco, la vera birra da tavola dell’acustica) le ballate popolari del

«Temerario sergente bianco» e del «Piccolo Tafflin».

Per queste due ballate la signora Micawber era stata famosa quando stava a casa sua con mamma e papà. Il signor Micawber ci disse che quando la sentì cantare la prima ballata, la prima volta che la vide sotto il tetto paterno, ella attrasse la sua attenzione in un grado eminente; ma che quando arrivò al «Piccolo Tafflin» egli aveva 750

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risoluto di far sua quella donna o di perire in quel tentativo.

S’era fra le dieci e le undici quando la signora Micawber si levò per rimettere il cappello nel pacchetto di carta grigia, e per appuntarsi il cappellino. Il signor Micawber colse il destro mentre Traddles s’infilava il soprabito, per cacciarmi una lettera in mano, bisbiglian-domi in fretta che me la leggessi a mio agio. Anch’io colsi il destro, mentre sporgevo una candela oltre la ringhiera a rischiararli nell’atto che signor Micawber andava innanzi, seguito dalla signora Micawber e da Traddles col pacchetto grigio, per trattenere un istante Traddles sul pianerottolo.

– Traddles – dissi, – il signor Micawber non ha cattive intenzioni, povero diavolo; ma, se fossi in te, non gli presterei nulla.

– Mio caro Copperfield – rispose Traddles, sorridendo; – non ho nulla da prestargli.

– Hai il nome, lo sai – dissi.

– Oh! Tu credi che il nome possa prestarsi? – rispose Traddles, con uno sguardo pensoso.

– Certo.

– Oh! – disse Traddles. – Sì, sicuro. Ti ringrazio, Copperfield; ma... temo d’averglielo già prestato.

– Per quella cambiale che sarà un investimento fruttife-751

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ro? – chiesi.

– No – disse Traddles. – Non per nulla. Di questa ho sentito ora parlare per la prima volta. Ho pensato che con tutta probabilità me ne parlerà ora, per strada. Si tratta di un’altra.

– Spero che non ci sia pericolo – dissi.

– Speriamo – disse Traddles. – Credo di no, anzi, perché appunto l’altro giorno mi disse che aveva provveduto.

Fu l’espressione del signor Micawber: «Provveduto».

Siccome il signor Micawber levava in quel momento gli occhi verso di noi, io ebbi appena il tempo di ripetere l’avvertimento. Traddles mi ringraziò, e discese. Ma temei, a ragione, osservando la sua maniera gioviale di portare il cappello in mano e di dare il braccio alla signora Micawber, che Traddles sarebbe stato portato, legato mani e piedi, agli affaristi della City.

Tornai al mio focolare, e stavo pensando, un po’ grave e un po’ divertito, al carattere del signor Micawber e alle antiche nostre relazioni, quando sentii un rapido passo salir per le scale. In principio credetti che fosse Traddles che tornasse a pigliar qualche oggetto dimenticato dalla signora Micawber; ma come il passo s’avvicinava, lo riconobbi, e sentii il cuore martellarmi forte, e il sangue salirmi alla faccia, perché era quello di Steerforth.

Non avevo dimenticato mai Agnese, la cui immagine era sempre nel santuario dei miei pensieri – se posso 752

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chiamarlo così – dove l’avevo messa fin da principio.

Ma quand’egli entrò e mi stette innanzi con la mano stesa, la tenebra ch’era caduta su di lui si cambiò in luce, e mi sentii confuso e vergognoso d’aver dubitato di uno a cui volevo bene con tanta cordialità. Non volevo meno bene a lei, e la pensavo sempre come l’angelo dolce e pio della mia vita; rimproveravo non lei, ma me stesso, per avergli fatto torto; e avrei fatto non so che cosa per ripararlo.

– Ebbene, Margheritina, caro amico, sei stordito! –

esclamò Steerforth, ridendo, stringendomi calorosamente la mano, allontanandomela allegramente. – T’ho sorpreso in un altro festino, sibarita! Mi sembra che gli studenti del Doctor’s Commons se la spassino di bene in meglio, lasciando egoisticamente a far penitenza la so-bria gioventù d’Oxford! – I suoi vivi sguardi si volsero lietamente in giro per la stanza, mentr’egli si sedeva di contro a me sul canapè, al posto lasciato vuoto dalla signora Micawber, e attizzava il fuoco che scoppiò in una fiammata.

– M’hai fatto una tale sorpresa – dissi, dandogli il benvenuto con ogni cordialità – che m’è rimasto appena il fiato per salutarti, Steerforth.

– Ebbene, chi ha male agli occhi guarisce se mi vede, come dicono gli Scozzesi – rispose Steerforth – e così avviene contemplandoti, Margheritina in pieno fiore.

Come stai, signor Baccanale?

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– Sto benissimo – dissi – e stasera niente baccanale, perché confesso d’aver avuto a pranzo tre amici.

– Quelli che ho incontrati per via, e che facevano a voce alta il tuo elogio – rispose Steerforth. – E chi era quello coi calzoni stretti?

Gli diedi la migliore idea che mi fosse possibile, in poche parole, del signor Micawber. Egli rise cordialmente del debole ritratto che ne feci, e disse che era un uomo da conoscere, e ch’egli si proponeva di farne la conoscenza.

– Ma chi credi che sia l’altro? – dissi, a mia volta.

– Dio sa – disse Steerforth. – Spero che non sia un sec-catore, perché me n’ha tutta l’aria.

– Traddles! – risposi con un accento di trionfo.

– Chi? – rispose Steerforth, con aria incurante.

– Non ricordi Traddles? Traddles che era con noi, a Salem House?

– Ah, lui! – disse Steerforth, battendo con l’attizzatoio un grosso pezzo di carbone sulla sommità del fuoco. – È

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