"Unleash your creativity and unlock your potential with MsgBrains.Com - the innovative platform for nurturing your intellect." » » David Copperfield- Charles Dickens-eBook online free

Add to favorite David Copperfield- Charles Dickens-eBook online free

Select the language in which you want the text you are reading to be translated, then select the words you don't know with the cursor to get the translation above the selected word!




Go to page:
Text Size:

Ella veramente non appariva felice, mi sembrava, ma aveva un’espressione tranquilla, se non era simulata. La guardai spesso, perché si era seduta accanto alla finestra mentre noi lavoravamo, e preparava la colazione che mangiammo a morsi, senza interrompere la nostra occupazione. Alle nove, quando me ne andai, ella era ingi-nocchiata ai piedi del dottore, per mettergli le scarpe e abbottonargli le uose. Le foglie d’una pianta rampicante che pendeva fuori della finestra della stanza le ombreg-giavano il viso; e pensai per tutta la via, recandomi al Doctor’s Commons, a quella sera in cui l’avevo veduta con gli occhi fissi sul marito che leggeva.

Avevo molto da fare, ora: mi levavo alle cinque la mattina, e non rientravo che alle nove o le dieci di sera.

Ma sentivo una gran soddisfazione nell’essere così preso dal lavoro, e non camminavo mai lentamente per nessun motivo: pensavo con entusiasmo che più mi stancavo, e più mi sforzavo di meritar Dora. A lei non avevo ancora rivelato il mutamento delle mie condizioni, perché ella sarebbe venuta fra pochi giorni a fare una visita alla signorina Mills, e avevo rimandato fino a quel giorno ciò che m’ero riserbato di dirle. Frattanto, avevo notevolmente ridotto la mia razione di grasso d’orso, interamente abbandonato il sapone profumato e l’acqua di lavanda, e rivenduto, perdendoci molto, tre sottovesti troppo sontuose per una vita così austera come la mia.

934

Charles Dickens

David Copperfield

Non ancora soddisfatto di questi sacrifici, ma arden-do dell’impazienza di imprender qualche cosa di più, andai a trovar Traddles, che allora abitava dietro il ba-stione d’una casa di Castle Street, Holborn. Condussi con me il signor Dick, che già due volte era venuto con me a Highgate e ché aveva ripreso le sue abitudini d’intimità col dottore.

Condussi con me il signor Dick, perché egli, acutamente sensibile al rovescio finanziario di mia zia, e sinceramente convinto che nessuno schiavo di galera o forzato lavorasse quanto lavoravo io, aveva cominciato a perdere l’appetito e a consumarsi dalla voglia di far qualche cosa di utile. In queste condizioni, si sentiva più incapace che mai di finire il memoriale, e più s’accaniva a la-vorarvi, e più frequentemente la disgraziata cervice di Carlo I vi faceva capolino. Sinceramente convinti che la sua malattia si sarebbe aggravata, se non avessimo ordito qualche innocente inganno per fargli credere alla propria utilità, o se non l’avessimo messo in grado di rendersi effettivamente utile (che sarebbe stato meglio), pensai di tentare se Traddles non potesse aiutarci. Prima d’andarlo a trovare, gli scrissi un fedele resoconto di ciò che era accaduto, e Traddles mi fece una magnifica risposta, riboccante di simpatia e d’amicizia.

Lo trovammo occupato al lavoro, col calamaio e le carte, allietato dallo spettacolo della colonna per il vaso da fiori e del tavolino tondo col piano di marmo in un an-935

Charles Dickens

David Copperfield

golo della stanzetta. Ci ricevette con grande cordialità, e diventò in un momento amico del signor Dick. Il signor Dick disse d’essere assolutamente certo d’averlo incontrato prima, ed entrambi esclamammo: «Molto probabilmente».

La prima questione sulla quale dovevo consultare Traddles era questa. – Io avevo sentito dire che molti, i quali poi s’erano segnalati in varie professioni, avevano cominciato la vita col fare il resoconto delle discussioni parlamentari. Traddles m’aveva parlato dei giornali, come di una delle sue speranze, e io unendo le due cose, gli avevo detto nella lettera che desideravo saper da lui la maniera di conseguire i titoli adatti a quel mestiere.

Traddles allora m’informò, come risultato della sua in-chiesta, che la semplice condizione meccanica necessaria per la perfetta eccellenza del resoconto, vale a dire la perfetta e intera padronanza del mistero della stenografia, equivaleva in difficoltà, tranne che in rari casi, alla conoscenza di sei lingue; e che poteva forse essere raggiunta, a forza di tenacia, nel corso di parecchi anni.

Traddles ragionevolmente supponeva che questo avrebbe soffocato in me ogni velleità di quella specie; ma io, solo al sentire che v’era davvero un po’ di alberi grossi da abbattere, immediatamente decisi d’aprirmi la via fino a Dora a traverso quella selva, con la scure in mano.

– Ti sono molto obbligato, mio caro Traddles! – dissi. –

936

Charles Dickens

David Copperfield

Comincerò domani.

Traddles mi guardò attonito, più che mai attonito, perché, non aveva la minima idea del grado di fervore che m’aveva invaso.

– Comprerò un libro – dissi – un buon trattato di stenografia, e me lo studierò al Commons, ove non ho molto da fare; per esercitarmi trascriverò i discorsi forensi...

Traddles, amico caro, saprò riuscire.

– Santo Cielo – disse Traddles, spalancando gli occhi. –

Non credevo che tu avessi un carattere così risoluto, Copperfield.

E non avrebbe potuto saperlo, perché per me era una cosa nuova. Ma cambiai il discorso, per mettere il signor Dick sul tappeto.

– Vedete – disse il signor Dick risoluto – se io potessi far qualcosa, signor Traddles... se potessi battere il tam-buro... o soffiare in qualche cosa.

Poveretto! Io non ho dubbio che egli preferisse nell’imo del cuore un impiego di simil genere a tutti gli altri.

Traddles, che non avrebbe sorriso per nulla al mondo, rispose con compostezza:

– Ma voi siete un buon calligrafo, signore. Me l’ha detto Copperfield.

– Veramente! – dissi. E davvero era un ottimo calligrafo, che scriveva con straordinaria nitidezza.

937

Charles Dickens

David Copperfield

– Non potreste – disse Traddles – occuparvi a copiare, signore, le carte che io potrei procurarvi?

Il signor Dick mi guardò con un’occhiata incerta:

– Eh, Trotwood?

Scossi il capo. Il signor Dick scosse il suo, sospirando.

– Digli del memoriale – disse il signor Dick. Spiegai a Traddles che era difficile tenere il Re Carlo I lontano dai manoscritti del signor Dick, il quale, intanto, nell’atto di succhiarsi il pollice, guardava Traddles con aria grave e deferente.

– Ma le carte di cui vi parlo – disse Traddles, dopo aver pensato un poco – sono già scritte da capo a fondo. Non sarebbe diverso, Copperfield? In ogni caso, perché non proviamo?

Questo ci diede una nuova speranza. Traddles e io ci consultammo in disparte, mentre il signor Dick ci guardava ansioso dal suo posto; e pensammo a un espediente mercé il quale potemmo dargli da lavorare il giorno dopo con gran successo.

Sul tavolino accanto alla finestra del mio appartamentino di Buckingham Street, noi mettemmo il lavoro procacciatogli da Traddles – si dovevano fare non so più quante copie d’un documento legale di certo diritto di passaggio – e su un altro tavolino spiegammo l’ultimo manoscritto incompleto del grande memoriale. Le istru-938

Charles Dickens

David Copperfield

zioni date al signor Dick furono le seguenti: che egli doveva copiare esattamente ciò che aveva davanti, senza dipartirsi minimamente dall’originale; e che, quando gli fosse parso necessario alludere in qualche modo al Re Carlo I, avrebbe dovuto servirsi del memoriale. Esortan-dolo caldamente a mostrare in questo un’esemplare fermezza, lasciammo mia zia a sorvegliarlo. Mia zia ci narrò, dopo, che egli, in principio, come un sonatore di due tamburi, aveva diviso la sua attenzione fra i due strumenti; ma che, dopo, confuso e affaticato, e col manoscritto da copiare direttamente sotto gli occhi, s’era messo a riprodurlo semplicemente e ordinatamente, ri-mandando il memoriale a tempo più propizio. In una parola, benché cercassimo di non farlo affaticar molto, e benché non avesse cominciato all’inizio della settimana, il sabato sera aveva guadagnato più di nove scellini; e non dimenticherò mai, fin che campo, il suo giro per tutte le botteghe del vicinato per farsi cambiare tutto il suo tesoro in monete spicciole, le quali, disposte su un vassoio in forma di cuore, furono presentate a mia zia, con lagrime di gioia e di orgoglio. Dal momento che fu utilmente occupato, egli apparve come sotto il benefico influsso d’un incanto: e se vi fu al mondo un essere felice quel sabato sera, esso fu la creatura riconoscente che giudicava mia zia la donna più meravigliosa della creazione, e me il più meraviglioso fra i giovani viventi. –

Non c’è più pericolo di morir di fame, ora, Trotwood –

mi disse il signor Dick in un angolo, stringendomi la 939

Charles Dickens

David Copperfield

mano. – Io sarò capace di provvedere ai suoi bisogni, Trot! – e agitava in aria le dieci dita, come se fossero dieci banche.

Are sens