Charles Dickens
David Copperfield
che aveva sempre fatto gravemente appello all’onore di noi ragazzi.
– Vi do la mia parola, signore – risposi, nel modo stesso che promettevamo una volta a scuola.
– Allora va bene – disse il dottore, battendomi sulla spalla, e tenendovi poi di nuovo poggiata la mano, mentre passeggiavamo su e giù.
– E io sarò venti volte più felice, signore – dissi, con una piccola e, spero, innocente adulazione – se intendete d’occuparmi al lavoro del dizionario.
Il dottore si fermò, mi batté di nuovo sulla spalla con un sorriso, ed esclamò, con un’aria di trionfo che era veramente un incanto a vedersi, come se io fossi penetrato nell’ima profondità della sagacia umana:
– Amico caro, hai indovinato. Si tratta del dizionario!
Come si poteva trattar d’altro? Ne aveva piene le tasche, come la testa. Il dizionario gli trasudava da tutti i pori.
Egli mi narrò che da quando aveva abbandonato la scuola, era andato meravigliosamente innanzi nel suo lavoro; e che nulla poteva convenirgli meglio di quell’orario, che gli proponevo, della mattina e del pomeriggio, giacché era sua abitudine nelle altre ore di passeggiare per meditare ad agio. In quel momento nelle sue carte c’era un po’ di confusione, perché Jack Maldon recentemente gli s’era offerto qualche volta come amanuense, senza essere esperto in quel genere di lavoro; ma noi 929
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avremmo messo in ordine tutto, andando trionfalmente innanzi. Dopo, quando ci mettemmo coraggiosamente all’opera, gli sforzi di Jack Maldon mi diedero immediatamente da fare, giacché egli non s’era soltanto limitato a commettere numerosi errori, ma aveva schizzato tanti soldati e tante teste di donne sui manoscritti del dottore, che io spesso mi trovavo involto in laberinti inestricabili.
Il dottore era veramente entusiasta della prospettiva d’avermi a suo collaboratore nella sua impresa meravigliosa, e fissò l’inizio del lavoro per la mattina alle sette il giorno dopo. Dovevamo occuparcene due ore la mattina e tre ore la sera, tranne il sabato consacrato al riposo.
Dovevo riposare anche la domenica naturalmente; e queste condizioni mi parvero assai convenienti.
Stabiliti i nostri patti con reciproca soddisfazione, il dottore mi condusse in casa per presentarmi alla signora, che era occupata a spolverare i libri nel nuovo studio del dottore, operazione ch’egli non avrebbe mai permesso ad altri di fare.
Essi avevano ritardato l’ora della colazione per me, e ci mettemmo a tavola insieme. Ci eravamo appena seduti che notai nel volto della signora Strong come un’ansia per un imminente arrivo, prima di sentire che un visitatore si avvicinava. Un signore scese da cavallo al cancello, e conducendo, come fosse di casa, per la briglia infilata al braccio la bestia nel cortiletto, la legò a un 930
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anello nel muro sotto una tettoia vuota, e quindi entrò nella stanza da pranzo col frustino in mano. Era Jack Maldon; e mi parve che l’India non avesse giovato molto a Jack Maldon. È vero, però, che la mia impressione, nei termini di rigida virtù, entro i quali m’ero messo nel giudizio sui giovani non occupati ad abbattere gli alberi nella foresta delle difficoltà, deve essere ricevuta con beneficio d’inventario.
– Il signor Jack Maldon – disse il dottore. – Il signor Copperfield.
Il signor Jack Maldon mi strinse la mano; ma senza molto calore, mi parve, e un’aria di languido patrocinio, della quale m’adombrai molto in segreto. Del resto la sua languidezza era uno spettacolo magnifico, tranne nei momenti che egli volgeva la parola alla cugina Annie.
– Hai fatto colazione questa mattina, Jack? – disse il dottore,
– È difficile che io faccia mai colazione – egli rispose, con la testa appoggiata alla spalliera di una poltrona. –
Mi secca terribilmente.
– Vi sono delle notizie, oggi? – chiese il dottore.
– Veramente nulla – rispose Jack Maldon. – Si parla di gente affamata e malcontenta nel Nord, ma v’è sempre della gente affamata e malcontenta in qualche parte.
Il dottore assunse una fisonomia grave, e disse, come 931
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per cambiar discorso:
– Allora non vi son nuove. E niuna nuova, si dice, buona nuova.
– Nei giornali si parla a lungo d’un assassinio – osservò Jack Maldon. – Ma si assassina sempre qualcuno, e io non mi curo di legger nulla.
Una mostra d’indifferenza per tutte le azioni e passioni umane non era giudicata, credo, un nobile tratto a quel tempo, come l’ho vista ritenuta poi, e diventata moda elegante. L’ho veduta sfoggiare con tanto successo, che ho incontrato delle belle signore e dei signori che avrebbero potuto indifferentemente nascere bruchi. Forse mi fece allora maggiore impressione, perché mi giungeva nuova; ma certo non contribuì ad ispirarmi una stima maggiore o una fiducia maggiore in Jack Maldon.
– Son venuto per sapere se Annie intende di venire a teatro stasera – disse Jack Maldon volgendosi a lei. –
Sarà l’ultima bella rappresentazione di questa stagione.
C’è una cantante che merita veramente d’essere sentita.
È veramente un incanto. E inoltre è d’una squisita brut-tezza – aggiunse in tono di languore.
Il dottore, sempre lieto di fare la volontà della moglie, si volse a lei e disse:
– Tu devi andare, Annie; devi andare.