– Veramente! – dissi. E davvero era un ottimo calligrafo, che scriveva con straordinaria nitidezza.
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David Copperfield
– Non potreste – disse Traddles – occuparvi a copiare, signore, le carte che io potrei procurarvi?
Il signor Dick mi guardò con un’occhiata incerta:
– Eh, Trotwood?
Scossi il capo. Il signor Dick scosse il suo, sospirando.
– Digli del memoriale – disse il signor Dick. Spiegai a Traddles che era difficile tenere il Re Carlo I lontano dai manoscritti del signor Dick, il quale, intanto, nell’atto di succhiarsi il pollice, guardava Traddles con aria grave e deferente.
– Ma le carte di cui vi parlo – disse Traddles, dopo aver pensato un poco – sono già scritte da capo a fondo. Non sarebbe diverso, Copperfield? In ogni caso, perché non proviamo?
Questo ci diede una nuova speranza. Traddles e io ci consultammo in disparte, mentre il signor Dick ci guardava ansioso dal suo posto; e pensammo a un espediente mercé il quale potemmo dargli da lavorare il giorno dopo con gran successo.
Sul tavolino accanto alla finestra del mio appartamentino di Buckingham Street, noi mettemmo il lavoro procacciatogli da Traddles – si dovevano fare non so più quante copie d’un documento legale di certo diritto di passaggio – e su un altro tavolino spiegammo l’ultimo manoscritto incompleto del grande memoriale. Le istru-938
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zioni date al signor Dick furono le seguenti: che egli doveva copiare esattamente ciò che aveva davanti, senza dipartirsi minimamente dall’originale; e che, quando gli fosse parso necessario alludere in qualche modo al Re Carlo I, avrebbe dovuto servirsi del memoriale. Esortan-dolo caldamente a mostrare in questo un’esemplare fermezza, lasciammo mia zia a sorvegliarlo. Mia zia ci narrò, dopo, che egli, in principio, come un sonatore di due tamburi, aveva diviso la sua attenzione fra i due strumenti; ma che, dopo, confuso e affaticato, e col manoscritto da copiare direttamente sotto gli occhi, s’era messo a riprodurlo semplicemente e ordinatamente, ri-mandando il memoriale a tempo più propizio. In una parola, benché cercassimo di non farlo affaticar molto, e benché non avesse cominciato all’inizio della settimana, il sabato sera aveva guadagnato più di nove scellini; e non dimenticherò mai, fin che campo, il suo giro per tutte le botteghe del vicinato per farsi cambiare tutto il suo tesoro in monete spicciole, le quali, disposte su un vassoio in forma di cuore, furono presentate a mia zia, con lagrime di gioia e di orgoglio. Dal momento che fu utilmente occupato, egli apparve come sotto il benefico influsso d’un incanto: e se vi fu al mondo un essere felice quel sabato sera, esso fu la creatura riconoscente che giudicava mia zia la donna più meravigliosa della creazione, e me il più meraviglioso fra i giovani viventi. –
Non c’è più pericolo di morir di fame, ora, Trotwood –
mi disse il signor Dick in un angolo, stringendomi la 939
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mano. – Io sarò capace di provvedere ai suoi bisogni, Trot! – e agitava in aria le dieci dita, come se fossero dieci banche.
Non so veramente se fosse più contento Traddles o io.
– La cosa – disse improvvisamente Traddles, cavando una lettera di tasca e porgendomela – m’ha fatto uscir di mente il signor Micawber.
La lettera (il signor Micawber non si lasciava sfuggire nessuna occasione mai di scrivere una lettera) era indirizzata a me (il signor Traddles, dell’Inner Temple, la consegnerà per favore). Diceva così:
« Mio caro Copperfield,
«Tu forse non sei impreparato a ricevere la novella che la carta è cambiata. Forse altre volte ebbi l’occasione di menzionarti che io ero in attesa d’un simile evento.
«Io mi accingo a stabilirmi in una città di provincia della nostra gloriosa isola (dove la popolazione si può ritenere una felice mescolanza di agricoltori e di ecclesiastici), in immediato rapporto con persona che esercita una dotta professione. La signora Micawber e la nostra prole mi accompagneranno. Le nostre ceneri, in un tempo avvenire, saranno probabilmente trovate commiste nel cimitero annesso a un venerabile edificio, il quale ha dato gran fama al punto al quale alludo, perfino, direi, nella Cina e nel Perù.
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«Nel dire addio alla moderna Babilonia, dove noi siamo stati in balìa di molte vicissitudini, voglio sperare non ignobilmente, la signora Micawber e io non possiamo dissimularci che ci separiamo, forse temporaneamente ma forse anche per sempre, da un individuo legato da forti rimembranze all’altare della nostra vita domestica.
Se alla vigilia d’una simile partenza, tu vorrai accompagnare il nostro comune amico Tommaso Traddles alla nostra attuale dimora, è ivi ricambiare gli auguri naturali alla circostanza, tu farai un gran regalo.
«A
«Quello
«Che
«È
«Sempre
«Il tuo
«WILKINS MICAWBER».
Ero lieto di apprendere che il signor Micawber si fosse liberato delle sue polveri e delle sue ceneri, e che la carta fosse finalmente cambiata. Apprendendo da Traddles che l’invito era per quella stessa sera, mi dichiarai pronto ad accettarlo, e ci recammo insieme nell’appartamento che il signor Micawber occupava col nome del signor Mortimer, e che era situato di fianco all’estremità di 941
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