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passa per le vie tristi, sozzo e miserabile... e va come la mia vita a un gran mare continuamente in burrasca... e sento che debbo accompagnarlo.

Tranne che in queste parole, non avevo mai conosciuto che fosse la disperazione.

– Non posso lasciarlo. Non posso dimenticarlo. M’os-1212

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sessiona giorno e notte. È la sola cosa al mondo degna di me! Oh, l’orribile fiume!

Mi passò per la mente il pensiero che nel viso del mio compagno, che la guardava muto e immobile, avrei potuto leggere la storia della nipote, se anche non l’avessi saputa. Non avevo mai visto, in nulla di vero o d’imma-ginario, l’orrore e la pietà così perfettamente fusi. Egli tremava, come una foglia, e la sua mano, che io toccai, perché il suo aspetto m’aveva fatto paura, era mortalmente gelida.

– Ella è in accesso di follia – gli bisbigliai. – Fra poco parlerà diversamente.

Non so che cosa egli volesse rispondermi. Accennò a parlare, e parve pensare che m’avesse risposto; ma non aveva fatto altro che stendere la mano e indicarmi Marta, la quale era stata presa da un nuovo scoppio di pianto, e rassomigliava, con la testa nascosta fra le pietre, a una immagine prostrata di abbiezione e di rovina. Convinto che bisognava lasciarle il tempo di calmarsi, prima di poterla interrogare con qualche speranza, trattenni il pescatore Peggotty che voleva rialzarla, e aspettammo in silenzio che ella si calmasse un poco.

– Marta – dissi allora, chinandomi per rialzarla: sembrava che si volesse alzare con l’intenzione di andarsene, ma era così debole che si appoggiò contro una barca. –

Sapete chi è qui con me?

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Con un fil di voce, ella disse: «Sì».

– Sapete che stasera vi abbiamo seguita per un bel tratto?

Ella scosse il capo, non guardando né lui né me, umilmente atteggiata, col cappellino e lo scialle in una mano, come se non sapesse che fossero, e premendosi la fronte con l’altra.

– Siete calma abbastanza – domandai – per parlarci sul soggetto che vi stava tanto a cuore... spero che ve ne ricordiate... quella sera che nevicava così forte?

Ricominciò a singhiozzare, e mormorò a fatica che mi ringraziava tanto per non averla scacciata.

– Non voglio dir nulla per giustificarmi – ella disse, dopo qualche istante. – Io son colpevole, io son perduta, non ho nessuna speranza. Ma dite a lui, signore – ella s’era scostata dal pescatore Peggotty – se avete un po’

di pietà per me, che non fui io la causa della sua disgrazia.

– Non è stata mai attribuita a voi – dissi, rispondendo vivamente al suo appello.

– Foste voi, se non m’inganno – ella disse con voce soffocata dal pianto – che entraste nella cucina quella sera ch’ella ebbe tanta pietà di me. Era così buona, e non mi respingeva come gli altri, e mi soccorreva. Foste voi, signore?

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– Sì – risposi.

– Da quanto tempo sarei nel fiume – disse guardandolo con una terribile espressione – se avessi avuto verso di lei il minimo torto da rimproverarmi. Dalla prima notte di questo inverno mi sarei resa giustizia, se avessi avuto la minima parte di colpa in ciò che ella ha commesso.

– Ma si sa benissimo la causa della sua fuga – dissi.

– Voi non ne avete colpa, lo sappiamo benissimo, siate-ne certa.

– Oh, se fossi stata più buona, avrei seguito i suoi consigli! – esclamò la ragazza, con disperato rimpianto. –

Perché essa con me fu sempre tanto buona. Non mi disse mai una parola che non fosse dolce e onesta. È verosimile che io tentassi di farla simile a me, conoscendomi come mi conosco? Quando io perdetti tutto ciò che fa cara la vita, il più doloroso di tutti i miei pensieri fu che io era separata per sempre da lei.

Il pescatore Peggotty, stando con una mano sulla prora d’una barca, e gli occhi abbassati, si portò la mano libera al viso.

– E quando seppi da qualcuno del nostro paese ciò che era successo – esclamò Marta – il mio più triste pensiero fu che la gente, pensando che a lei una volta non dispiaceva la mia compagnia, avrebbe detto che io l’avevo pervertita. E Iddio sa che avrei dato la vita per restituirle l’onore.

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Marta, non più avvezza a dominarsi, s’abbandonava tutta alla straziante ambascia del suo rimorso.

– Morire non sarebbe stato molto... no... avrei vissuto! –

ella esclamò. – Sarei invecchiata in queste strade miserabili... fuggita da tutti, avrei vagato nel buio... avrei visto il giorno spuntare sui muri delle case, ricordando come una volta il sole veniva a svegliarmi nella mia camera... avrei fatto anche questo, per salvarla!

Abbandonata fra le pietre, ne stringeva una in mano, come se volesse stritolarla. A ogni istante mutava d’atteggiamento: irrigidiva le braccia, se le torceva innanzi al viso, come per allontanar dagli occhi la poca luce che vi filtrava, e chinava la testa al suolo, come oppressa da ricordi insopportabili.

– Che debbo fare? – ella disse, continuando a lottare con la propria disperazione. – Come potrò continuare a vivere così, perseguitata dalla maledizione che porto in me stessa, viva disgrazia di quanti avvicino? – Improvvisamente, ella si volse al mio compagno: – Calpestatemi, uccidetemi! Quando essa formava il vostro orgoglio, voi credevate che avrei potuto farle del male, soltanto a sfiorarla per strada. Voi non potete credere... e perché dovreste?... una sola sillaba che mi esce di bocca. Sarebbe un gran disonore per voi, anche ora, se lei e io scam-biassimo una parola. Non me ne lagno. Non dico che lei e io siamo simili. So che v’è una grande... una grande distanza fra noi... Dico soltanto che io, benché tanto col-1216

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pevole e miserabile, le son grata dal profondo dell’anima e le voglio bene. Oh, non crediate che io sia diventata incapace di voler bene a qualcuno! Gettatemi via come fanno tutti! Uccidetemi per esser diventata ciò che sono, e perché l’ho cercata e conosciuta, ma non pensate questo di me!

A sentirsi così supplicato, egli la guardava con espressione di strazio; e, quando ella tacque, la rialzò dolcemente.

– Marta – disse il pescatore Peggotty – Dio mi liberi dal giudicarvi. Dio me ne liberi, me più degli altri, figlia mia! Voi non immaginate il mutamento che è avvenuto in me in questo frattempo. Bene! – Si fermò un momento, poi continuò: – Voi non sapete perché questo signore qui e io desideriamo di parlarvi. Voi non sapete che cosa vogliamo. Ascoltate, ora!

La sua influenza su lei fu completa. Ella stava umilmente innanzi a lui, come se temesse d’incontrarne gli occhi; il suo dolore affannoso era diventato a un tratto muto.

– Giacché ascoltaste – disse il pescatore Peggotty – ciò che si disse fra me e il signor Copperfield. quella sera che nevicava tanto, sapete che sono andato molto lontano... dove non sono andato?... per cercar mia nipote. La mia cara nipote – egli ripeté lentamente. – Perché ora, Marta, essa m’è più cara di prima.

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Marta si velò con le mani il viso, ma rimase calma.

– Sentii dire da Emilia – disse il pescatore Peggotty –

che da piccina eravate rimasta senza padre e senza madre, e che non un amico aveva preso il loro posto per voi. Forse voi comprenderete che se aveste avuto un amico che vi avesse fatto da padre, sareste pian piano arrivata a volergli bene... come Emilia aveva fatto con me.

Ella tremava in silenzio, ed egli, raccogliendo lo scialle di terra, glielo mise dolcemente sulle spalle.

Are sens