Il signor Micawber tossì, e bevve il ponce con un’aria di estrema soddisfazione, guardando di nuovo Traddles, come se desiderasse di sentir la sua opinione.
– Ebbene, il vero stato delle cose, signora Micawber –
disse Traddles, rivelandole dolcemente la verità – intendo il fatto reale e prosaico, sapete...
– Appunto – disse la signora Micawber – mio caro signor Traddles, io desidero d’esser per quanto più è possibile prosaica e precisa in un soggetto di tanta importanza.
– ... E – disse Traddles – che questo ramo legale, anche se il signor Micawber fosse iscritto regolarmente procuratore...
– Appunto – rispose la signora Micawber – (Wilkins, tu storci gli occhi, e poi non potrai raddrizzarli).
– ... Non ha nulla da fare con quell’altro – proseguì Traddles. – Solo gli avvocati sono eleggibili ai posti della magistratura; e il signor Micawber non potrebbe essere avvocato, se non dopo aver seguito per cinque anni un corso regolare di studi.
– Vi ho ben compreso? – disse la signora Micawber, con 947
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la più affabile aria di discussione pratica. – Comprendo, mio caro signor Traddles, che al termine di cinque anni, il signor Micawber potrebbe essere eletto o giudice o cancelliere.
– Potrebbe – rispose Traddles, con una grande energia su quella parola.
– Grazie – disse la signora Micawber. – È quello che volevo sapere. Se è così, mio marito non rinuncia a nessun privilegio assumendo l’impiego accettato e la mia inquietudine non ha ragione di esistere. Io parlo – disse la signora Micawber – da donna, naturalmente; ma son sempre stata d’opinione che mio marito possegga ciò che sentivo il mio papà chiamare, quando ero ragazza, lo spirito forense; e confido che mio marito entri ora in un campo dove quello spirito si svilupperà e assumerà una parte preponderante.
Veramente credo che il signor Micawber si vedesse, con l’occhio del suo spirito forense, seduto sul sacco di lana del Lord Cancelliere. Egli si passò la mano con compiacenza sulla testa calva, e disse mostrando una certa rassegnazione:
– Mia cara, non anticipiamo i decreti del fato. Se son destinato a portare la parrucca, fisicamente almeno sono adatto – disse alludendo alla calvizie – per quella dignità. Non rimpiango – disse il signor Micawber – i miei capelli, e forse ne sono stato privato per uno scopo spe-948
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cifico. Chi sa! È mia intenzione, mio caro Copperfield, di educare mio figlio alla Chiesa; non nego che sarei felice per lui se in essa raggiungesse l’eminenza.
– Alla Chiesa? – io dissi, pensando intanto a Uriah Heep.
– Sì – disse il signor Micawber. – Egli ha una bella voce di testa, e comincerà come corista. La nostra residenza a Canterbury, e le nostre relazioni locali lo metteranno senza dubbio in grado di profittare di qualche posto vacante che potrà farsi un giorno o l’altro fra i cantori della cattedrale.
Guardando di nuovo il signorino Micawber, vidi che aveva certa espressione di viso, la quale pareva indicare che avesse la voce dietro le sopracciglia; e appunto colà l’aveva allorché si mise a cantare «Il picchio verde che martella» (gli era stato ingiunto o di cantare o di andare a letto). Dopo parecchi complimenti sull’esecuzione di quel pezzo, si conversò su argomenti generali; e siccome io ero troppo colmo delle mie intenzioni disperate per non traboccare, partecipai al signore e alla signora Micawber la notizia del mutamento avvenuto nelle mie condizioni. Non posso dire quanto si dimostrassero entrambi dolenti all’idea delle difficoltà pecuniarie di mia zia; e come a un tratto diventassero doppiamente affabili e disinvolti.
Quando si fu quasi da presso all’ultima distribuzione del 949
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ponce, mi volsi a Traddles e gli rammentai che non dovevamo separarci dai nostri amici senza augurar loro salute, felicità e successo nella nuova carriera. Pregai il signor Micawber di riempire i bicchieri e brindai alla sua salute nella debita forma; gli strinsi la mano a traverso la tavola, e baciai la signora Micawber per commemora-re quella circostanza piena di eventi. Traddles mi imitò nel primo atto, ma non si giudicò abbastanza intimo per avventurarsi al secondo.
– Mio caro Copperfield – disse il signor Micawber, levandosi con un pollice in ciascuna tasca della sottoveste
– compagno della mia giovinezza, se mi è lecita questa espressione, e voi, stimato amico Traddles, se mi è lecito chiamarvi così, permettetemi, in nome mio, in nome della signora Micawber, e in nome della mia prole, di ringraziarvi calorosamente e con la massima effusione dei vostri auguri sinceri. Si può ragionevolmente attendere che nell’ora estrema della nostra emigrazione, che ci apre un’esistenza assolutamente nuova – il signor Micawber parlava come se dovesse andare cinquemila miglia lontano – io debba pronunziare qualche parola d’addio a due amici come quelli che mi sono dinanzi. Ma tutto ciò che ho da dire su questo, l’ho già detto. Quale che possa essere il grado sociale che forse raggiungerò, per mezzo della dotta professione della quale indegna-mente son sul punto di divenire cultore, mi sforzerò di non esserne immeritevole e di fare onore alla signora Micawber. Sotto il peso temporaneo di obbligazioni pe-950
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cuniarie, contratte con l’intenzione del loro saldo immediato, ma non saldate per un cumulo di penose circostanze, sono stato costretto ad assumere un travestimento dal quale il mio istinto naturale rifugge... alludo agli occhiali... e a impossessarmi d’un cognome sul quale non posso stabilire alcuna pretesa legittima. Tutto ciò che ho da dire su questo si è che la nuvola è scomparsa dal diro orizzonte, e che il dio del giorno è di nuovo salito sulle vette delle montagne. Il prossimo lunedì, al-l’arrivo a Canterbury della diligenza delle quattro, il mio piede calpesterà le zolle natie... e io mi chiamerò Micawber.
Il signor Micawber ripigliò il suo posto alla fine di queste osservazioni, e bevve gravemente, l’uno dopo l’altro, due bicchieri di ponce. Poi disse con maggiore solennità: – Una cosa ho da aggiungere, prima che la separazione sia completa: ho un atto di giustizia da compiere. Il mio amico signor Tommaso Traddles ha, in due diverse occasioni, «messo il suo nome», se posso usare la comune espressione, a cambiali scontate per mio uso personale. Alla scadenza della prima il signor Tommaso Traddles fu lasciato – permettete che lo dica – nelle peste. La seconda non è ancora scaduta. Il primo effetto ammontava – qui il signor Micawber consultò diligentemente alcune carte – ammontava a ventitré sterline, quattro scellini e nove pence e mezzo; la seconda, come risulta dalle mie note, a diciotto sterline, sei scellini e due pence. Queste due somme fanno un totale, se il mio 951
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conto torna, di quaranta e una sterlina, dieci scellini e undici pence e mezzo. Vuol l’amico Copperfield farmi il favore di verificare? Verificai e trovai il conto esatto.
– Lasciare questa metropoli – disse il signor Micawber
– e il mio amico Tommaso Traddles, senza saldare la partita pecuniaria dell’obbligazione che ho con lui, sarebbe come caricarmi di un peso insopportabile. Ho, perciò, preparato per il mio amico Tommaso Traddles, e ho in questo momento in mano un documento, che risponde al mio desiderio. Io mi onoro di porgere al mio amico Tommaso Traddles una mia cambiale per quarantuna sterlina, dieci scellini e undici pence e mezzo, e sono felice di riacquistare la mia dignità morale, e di sapere che posso ancora una volta camminare a fronte alta innanzi al mio simile!
Con questa introduzione (che lo commosse grandemente) il signor Micawber mise la cambiale nelle mani di Traddles, dicendogli che gli augurava ogni bene in ogni contingenza della vita. Ed io son persuaso che non solo per il signor Micawber quell’atto equivalesse a un pagamento in moneta sonante, ma che per lo stesso Traddles, prima d’aver l’agio di ripensarci, non fosse chiara la differenza. Il signor Micawber camminava con la fronte così alta innanzi al proprio simile, in virtù di quell’onorevole azione, che il petto sembrava gli si fosse allargato della metà nel momento che egli ci fece lume per le scale. Ci separammo con grande cordialità da entrambe le 952
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parti, e quando ebbi accompagnato Traddles fino alla porta di casa sua, e m’avviai verso la mia solo, pensai, fra tante altre strane contraddittorie cose che mi s’affollarono in mente, che, facile a sdrucciolare com’era il signor Micawber, dovessi forse al pietoso ricordo ch’egli conservava del povero ragazzo suo inquilino, la circostanza che non m’aveva chiesto mai del denaro in prestito. Certamente non avrei avuto il coraggio morale di rifiutarglielo; e non ho dubbio che egli, sia detto a sua lode, lo sapesse perfettamente.