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Charles Dickens David Copperfield

– Chi è? – disse Marta, con un bisbiglio. – È entrata nella mia camera, e io non la conosco.

Io l’avevo riconosciuta. Con mia gran meraviglia avevo visto i lineamenti della signorina Dartle.

Alla mia conduttrice mormorai qualche parola per dirle che era una donna che io conoscevo; e non avevo ancora finito, che sentimmo, di dove eravamo, giunger la sua voce, pur non comprendendo ciò che diceva. Marta, meravigliata, ripeté il cenno di seguirla, e mi condusse pianamente su; e, poi, per una porticina che sembrava non avesse serratura, e che essa spalancò con una spinta, mi fece entrare in una specie di piccolo ripostiglio vuoto, poco più grande d’una credenza, dal tetto basso e inclinato. Fra quel camerino e la stanza ch’ella chiamava sua, v’era una porticina di comunicazione socchiusa. Ivi ci fermammo, ansanti dopo la salita, ed ella mi mise pianamente la sua mano sulle labbra. Della camera attigua vedevo solo che era piuttosto grande; che v’era un letto, e dei quadretti di bastimenti sulle pareti. Non potevo vedere né la signorina Dartle, né la persona alla quale ella aveva parlato. Neanche la mia compagna poteva, perché il mio posto d’osservazione era migliore del suo.

Regnò per un momento un silenzio mortale. Marta mi teneva una mano sulle labbra, e aveva l’altra levata in atto d’ascoltare.

– M’importa poco ch’ella non sia in casa – disse 1277

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Rosa Dartle con alterezza. – Non la conosco. Io sono venuta a veder voi.

– Me? – rispose una morbida voce.

A quel suono un brivido mi corse la schiena, perché era la voce di Emilia.

– Sì – rispose la signorina Dartle – sono venuta a veder voi. Come? Non vi vergognate con quella faccia di peccato?

Il risoluto e inflessibile odio del suo accento, la sua fredda acredine e il suo furore frenato, me la presentarono agli occhi della mente come se la vedessi in piena luce. Vidi i neri occhi lampeggianti, e la persona arsa dall’ira; e vidi la cicatrice, col segno bianco che le traversava le labbra, fremere e vibrare mentre parlava.

– Son venuta a vedere – ella disse – il capriccio di Giacomo Steerforth; la ragazza che è fuggita con lui, ed è la ciarla di tutto il popolino del suo paese; la sfrontata, la scaltra, la perfida compagna d’una persona come Giacomo Steerforth. Voglio sapere com’è fatta una simile miserabile.

Vi fu un fruscio, come se la infelice ragazza , sulla quale si ammucchiavano tante ingiurie, corresse verso la porta; ma la signorina Dartle rapidamente s’interpose.

Seguì un istante di silenzio.

Quando la signorina Dartle riprese a parlare, lo fece 1278

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a denti stretti e battendo un piede.

– State qui – ella disse – o vi smaschero innanzi a tutti gli inquilini di questa casa e tutta la via. Se provate a fuggire, vi farò fermare io, dovessi afferrarvi per i capelli, e sollevare contro di voi le stesse pietre del muro.

Un mormorìo di sgomento mi giunse alle orecchie. Successe un istante di silenzio. Non sapevo che fare. Per quanto desiderassi di troncare quel colloquio, sentivo che non avevo il diritto di presentarmi; che solo il pescatore Peggotty doveva vedere l’Emilia e riprendersela.

Perché ritardava tanto? pensavo con impazienza.

– Così – disse Rosa Dartle, con una risata di sprezzo –

finalmente la veggo. Sì, egli è stato un ingenuo a farsi accalappiare da quella falsa modestia e da quella testa di tortora.

– Oh, per l’amor del Cielo, abbiate pietà di me! – esclamò l’Emilia. – Chiunque siate, voi sapete la mia storia dolorosa, e per l’amor del Cielo, abbiate pietà di me, se vorrete pietà!

– Se vorrò pietà! – rispose alteramente l’altra. – Credete che ci sia qualche cosa di comune fra noi due?

– Nulla se non il sesso – disse Emilia con uno scoppio di pianto.

– Ed è un così forte legame codesto, quando è invocato da un infame come voi, che se non avessi per voi in pet-1279

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to altro che disprezzo e odio, m’agghiaccerebbe d’orrore. Il nostro sesso. Fate un bell’onore al nostro sesso!

– Me lo merito, questo trattamento – esclamò Emilia –

ma è terribile. Cara, mia cara signora, pensate a ciò che ho sofferto, e come sono caduta. Oh, Marta, ritorna! O

casa, o casa mia!

La signorina Dartle occupò una sedia di fronte alla porta, tenendo gli occhi fissi al suolo, come se Emilia fosse prostrata innanzi a lei. Potevo ora vedere il labbro arricciato, e i crudeli occhi sdegnosamente fissati su un punto, in un trasporto di trionfo.

– Ascoltate ciò che vi dico – ella disse – e riservatevi quegli artifici per i vostri merletti! Sperate di commuovermi con le lagrime? Con me non servono né lagrime, né sorrisi, schiava venduta!

– Oh, abbiate compassione di me! – esclamò Emilia. –

Un po’ di pietà per me, o morirò pazza.

– Non sarebbe un gran castigo – disse Rosa Dartle – per i vostri delitti. Sapete ciò che avete fatto? Pensate mai alla casa che avete riempita di desolazione?

– Passa mai notte o giorno che io non ci pensi? – esclamò Emilia. E in quel momento la potei vedere in ginocchio, con la testa indietro, il pallido viso con gli sguardi in alto, le mani fortemente intrecciate e sollevate, la chioma sciolta sulle spalle. – Vi è stato mai un solo minuto, nella veglia o nel sonno, ch’essa non mi sia stata 1280

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innanzi agli occhi appunto come nei giorni che la lasciai per sempre? O casa, casa mia! O caro, mio caro zio, se tu avessi saputo l’angoscia che mi avrebbe data il tuo amore quando sarei cascata nel male, non mi avresti voluto sempre così bene; tu ti saresti almeno qualche volta mostrato crudele verso di me, perché potessi avere qualche conforto. Io non ho nessuno, nessun conforto sulla terra, perché tutti, tutti mi vollero sempre bene! – Ella cadde a faccia a terra, innanzi all’imperiosa donna seduta, sforzandosi con un gesto supplichevole di prenderle un lembo della gonna.

Rosa Dartle la contemplava inflessibile, immota come una statua di bronzo. Stringeva le labbra, come se fosse costretta a frenarsi – scrivo ciò che sinceramente credo

– per non colpir col piede la bella creatura prostrata. La vedevo distintamente, e tutta la forza del suo viso e del suo carattere sembrava concentrata in quell’espressione.

Ed egli non veniva mai!

– La ridicola vanità di questi vermi di terra! – ella disse, quando, riuscita a dominare l’irata agitazione del petto, poté rischiar di parlare. – Casa vostra! Immaginate che io le faccia l’onore d’un pensiero, o che voi abbiate fatto un tal male a quel mucchio di miserabili che non si possa riparare bravamente con del denaro? Casa vostra! Voi eravate una parte del commercio di casa vostra, e foste comprata e venduta come qualunque altro oggetto di cui la vostra famiglia faceva traffico.

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– Oh, no! – esclamò Emilia. – Dite qualunque cosa di me; ma non attribuite la mia disgrazia e la mia vergogna a persone che sono onorevoli come voi e che soltanto io ho disonorate. Se siete una gentildonna, rispettatele, anche se non avete pietà di me.

– Io parlo – ella disse, non degnandosi di badare a questa supplica, e raccogliendosi la gonna per tenerla lungi dal contatto di Emilia – io parlo di casa sua... quella dove abito io. Ecco – ella disse tendendo la mano con un riso di sprezzo e con gli occhi fissi sulla ragazza prostrata – ecco una degna causa di divisione fra una madre gentildonna e un figlio gentiluomo; di infelicità in una casa dove ella non sarebbe stata ammessa come sguatte-ra; di collera, di lamenti e di recriminazioni. Campione di putridume, raccolto dall’acqua per il capriccio d’un momento, e poi rigettato nel fango che l’ha prodotto.

– No, no! – esclamò Emilia, giungendo le mani. –

Are sens