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– Voi avete qualche cosa da dire, mio buon amico e lo direte meglio senza di me.

– Con vostro permesso, signora – rispose il pescatore Peggotty – se le mie ciarle non v’annoiano, mi fareste una gentilezza a rimaner qui.

– Sì? – disse mia zia, in tono affettuoso e breve. – Allora, rimarrò.

Così si mise a braccetto del pescatore Peggotty, e si diresse con lui verso un padiglioncino frondoso, in fondo al giardino; si sedette su una panca e io mi misi accanto a lei. V’era posto anche per il pescatore Peggotty, ma questi preferì rimanere in piedi poggiando la mano sul tavolinetto rustico lì innanzi. Mentre se ne stava così, fissando un po’ il cappello prima di cominciare a parlare, non potei impedirmi dall’osservare quale possanza e forza di carattere esprimesse la sua mano muscolosa, che aveva un degno riscontro nella sua fronte onesta e nei suoi capelli color grigio-ferro.

– Ieri sera mi son portato via la mia cara figliuola – cominciò il pescatore Peggotty, levando gli occhi su noi –

nella casa dove l’avevo aspettata tanto tempo e che avevo preparata per lei. Passarono delle ore prima ch’ella mi riconoscesse, e quando mi riconobbe mi s’inginocchiò ai piedi, e gentilmente mi disse tutto, come se pre-gasse. Quando sentii la sua voce, che era stata sempre così lieta a casa... e la vidi umiliata, come se fosse nella 1289

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polvere dove il nostro Signore scrisse con la sua mano benedetta... ebbi una trafittura al cuore, nonostante mi traboccasse di gratitudine.

Si passò la manica sugli occhi, senza cercar di nasconder perché; e poi si schiarì la voce.

– Ma fu un momento passeggero; perché io l’avevo trovata. Veramente non so neanche perché lo rammenti ora.

Un minuto fa non pensavo affatto di dire una parola di me; ma m’è venuta così spontanea, che mi son lasciato trascinare senza avvedermene.

– Voi avete un cuor nobile – disse mia zia – e un giorno ne avrete la ricompensa.

Il pescatore Peggotty, sul cui viso giocherellavano le ombre delle foglie, fece sorpreso un inchino a mia zia, come per ringraziarla della buona opinione ch’ella aveva di lui; poi riprese il filo interrotto.

– Quando Emilia fuggì – disse con un movimento di collera subito represso – dalla casa dove era tenuta prigioniera da quel serpente a sonagli che il signorino Davy ha veduto... e quel ch’egli m’ha detto è vero; che Dio punisca quello scellerato!... era notte, una notte nera, con molte stelle in cielo. Ella era come una pazza.

Corse lungo la spiaggia, credendo di trovarvi il nostro vecchio battello; e gridandoci di nascondere il viso, perché doveva passare lei. Nel suo delirio, credeva di sentir piangere un’altra, e si feriva i piedi sui sassi aguzzi e 1290

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sulle rocce, e non se ne accorgeva, come fosse stata di pietra anche lei. E continuò a correre così, come avesse il fuoco negli occhi, e uno strepito nelle orecchie. A un tratto... a lei così parve... spuntò il giorno, piovoso e burrascoso, ed ella si trovò coricata sotto un mucchio di pietre lungo la spiaggia, mentre una donna le parlava, domandandole, nella lingua del paese, che cosa le fosse accaduto.

Egli vedeva tutto ciò che raccontava. Mentre parlava, ogni particolare gli passava innanzi con tanta vivezza, che nell’intensità della narrazione mi presentava ciò che mi descriveva con una precisione ché non saprei ugua-gliare. Oggi, dopo tanto tempo, posso difficilmente credere che io non abbia assistito a tutti quegli avvenimenti, rimastimi impressi in mente con tanta chiarezza.

– Quando gli occhi di Emilia... che erano offuscati... videro bene la donna – continuò il pescatore Peggotty –

ella la riconobbe per una di quelle con le quali s’era in-trattenuta spesso sulla spiaggia. Ché, sebbene avesse corso tanto, come ho già detto, in tutta la notte, conosceva tutto il paese lungo la costa, per miglia e miglia: molte volte l’aveva percorso o a piedi, o in barca, o in vettura. Quella donna era sposa da poco; non aveva figli, e ne aspettava uno fra breve. E possano le mie preghiere essere esaudite in cielo, ch’egli sia per lei una felicità, una consolazione, un onore per tutta la vita. Ch’egli l’ami e la rispetti nella sua vecchiaia; che la conforti fino all’ul-1291

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timo momento; che per lei sia un angelo quaggiù e nel cielo.

– Amen! – disse mia zia.

– Quella donna s’era mostrata un po’ timida al principio

– disse il pescatore Peggotty – ed era rimasta occupata a filare o a fare non so che altro, in disparte, quando Emilia parlava coi bambini. Ma Emilia l’aveva osservata e le aveva rivolto la parola. Siccome quella giovane voleva molto bene ai bambini, esse erano subito diventate amiche. Di modo che quando Emilia andava da quella parte, quella le offriva sempre dei fiori. Ed era lei che domandava ora all’Emilia che cosa le fosse accaduto.

Emilia glielo disse... e lei, lei... la condusse in casa sua.

Sì, veramente, la condusse in casa sua – disse il pescatore Peggotty coprendosi il viso.

Dalla sera che la nipote lo aveva lasciato, nulla l’aveva più commosso di questo atto di gentilezza. Mia zia e io non tentammo di disturbarlo.

– Come potete immaginare, era una casetta – egli subito riprese – ma ella vi trovò un posticino per l’Emilia... il marito era in mare... e non disse nulla a nessuno e otten-ne dai vicini, che non erano molti, che neppur essi parlassero. Emilia cadde malata… e ciò che mi meraviglia molto... forse la gente istruita non se ne meravigliereb-be... le uscì dalla memoria tutta la lingua di quel paese, e non poteva parlare che la propria, la quale non era ca-1292

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pita da nessuno. Ella ricorda, come in sogno, che era coricata lì, e parlava la lingua propria, e credeva che il nostro vecchio battello fosse lì presso nella baia, e pregava e scongiurava di mandarvi qualcuno a dire che ella era in punto di morte, invocava una lettera di perdono, fosse anche d’una sola parola. In tutto quel tempo ella immaginava che l’individuo, di cui ho parlato poco fa, l’attendesse sotto la finestra o che colui che l’aveva indotta al cattivo passo s’aggirasse nella stanza... E supplicava la donna di non lasciarla prendere, pur sapendo che quella non poteva intenderla, temendo ogni momento di esser portata via. E aveva del fuoco innanzi agli occhi, e aveva del ronzìo negli orecchi; e per lei non esisteva né l’oggi, né l’ieri, né il domani; e pure tutto ciò che le non le era accaduto e che non sarebbe potuto mai accaderle le s’affollava insieme in mente, e in quella ridda turbinosa del cervello, essa cantava e rideva. Non so quanto tempo durasse a questo modo; ma poi s’addormentò, e dall’esser più forte del solito, cadde da quel sonno in uno stato di profonda debolezza.

A questo punto egli si fermò, come per riposarsi dal terrore che gli facevano le sue stesse parole. Dopo un silenzio di pochi istanti, continuò:

– Si svegliò in un bel pomeriggio: c’era tanta calma che non sentiva altro che il bacio dolce dell’acqua azzurra sulla spiaggia. In principio, credé di stare a casa, coi suoi, una domenica mattina; ma le foglie di vite che 1293

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vide alla finestra e le colline in fondo l’avvertirono dell’errore. Poi entrò la donna e s’avvicinò al letto a guardarla; e allora s’accorse che il nostro vecchio battello non era più nella baia, ma assai lungi di lì; e s’avvide dov’era, e perché; e scoppiò a piangere in seno a quella buona donna, là dove spero che riposi ora un bimbo, al-lietandola con la luce dei suoi begli occhi.

Egli non poteva parlare di quella buona amica di Emilia senza commuoversi. Invano tentava di dominarsi. Si mise di nuovo a piangere, mormorando: «Che Dio la benedica!».

– Quel pianto fece bene all’Emilia – egli ripigliò, dopo essere stato in preda a una commozione alla quale io non avevo potuto assistere senza parteciparvi: quanto a mia zia, dei grossi lagrimoni le solcavano il viso; – quel pianto fece bene all’Emilia, ed ella cominciò a sentirsi meglio. Ma aveva dimenticato la lingua di quel paese ed era costretta di farsi intendere a segni. Continuò così a sentirsi meglio di giorno in giorno, con molta lentezza, però, e a tentar di apprendere i nomi degli oggetti più comuni, come se non li avesse mai saputi, finché una sera, stando alla finestra, non si mise a guardare una bambina che si trastullava sulla spiaggia. A un tratto quella bambina alzò una mano e disse ciò che in inglese verrebbe a significare: «Figlia di pescatore, ecco una conchiglia!»... perché, dovete sapere, che prima la chiamavano «Bella signora», come è costume laggiù, e che 1294

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ella aveva detto di chiamarla invece: «Figlia di pescatore». La bambina dice a un tratto: «Figlia di pescatore, ecco una conchiglia!» Emilia la comprende, e risponde, scoppiando in pianto, e si rammenta di quanto sa della lingua del paese. Quando Emilia fu di nuovo in forze –

disse il pescatore Peggotty, dopo un altro breve intervallo di silenzio – si preparò a congedarsi da quella eccellente donna e a ritornare in patria. Il marito era tornato a casa; e tutti e due l’accompagnarono a bordo di un piccolo bastimento che veleggiava per Livorno, e di lì in Francia. Ella aveva un po’ di denaro, ma quelli non vollero accettar nulla in compenso di tutto ciò che avevano fatto per lei. E ne son quasi contento, nonostante la loro povertà. Ciò che essi hanno fatto è stato serbato dove né i tarli, né la polvere possono corromperlo e dove i ladri non hanno nulla da prendere. Signorino Davy, il bene da essi fatto durerà più di tutti i tesori del mondo. Emilia andò in Francia, e s’occupò in un albergo per servire le signore in viaggio. Ma ecco che un giorno arriva lì quel serpente... Che non mi passi mai da presso! Non so che male sarei capace di fargli. Non appena ella lo vede (lui non l’aveva vista), atterrita di nuovo, fugge lontano, si dirige in Inghilterra e sbarca a Dover. Non so – disse il pescatore Peggotty – quando il coraggio cominciò a mancarle; ma in viaggio ella aveva deciso di presentarsi a casa; e non appena fu in Inghilterra volse i suoi passi colà. Ma fosse il timore di non esser perdonata, e d’esser da per tutto segnata a dito, o il pensiero che qualcu-1295

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no di noi fosse morto in sua assenza, fosse una ragione o l’altra, il fatto sta che per strada le mancò il coraggio:

«Zio, zio – ella mi dice – la paura di non esser degna di fare ciò che il mio povero cuore straziato desiderava ardentemente di fare, era per me il più grave ostacolo di tutti. Tornai indietro, proprio quando invocavo il Signore che mi facesse la grazia di poter trascinarmi, di notte, fino alla porta di casa, di baciarla, di poggiarvi la mia testa colpevole, e di esser trovata morta, la mattina».

Ella venne – disse il pescatore Peggotty, abbassando la voce al tono d’un timido bisbiglio – a Londra. Lei, che non l’aveva mai veduta in vita sua, venire a Londra sola... senza un soldo... giovane... così bella. Nel momento che arrivò qui, smarrita e desolata, credette d’aver trovata un’amica: una donna dall’aspetto decoroso che le parlò di voler darle da cucire della biancheria, di voler alloggiarla per la notte, e di mettersi il giorno appresso segretamente in cerca di me e di tutta la mia famiglia. Quando la mia diletta – egli disse ad alta voce, e con un’energia di gratitudine che lo scosse dalla testa ai piedi – stava sull’orlo dell’abisso... fu salvata da Marta, che ha mantenuto la sua promessa...

Non potei reprimere un’esclamazione di gioia.

– Signorino Davy! – egli disse; stringendomi la destra nella sua mano muscolosa – foste voi la prima volta a propormela. Io ve ne sono grato. Lei si diede seriamente a cercare. Sapeva, per la sua triste esperienza, 1296

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dove vigilare e che fare. E l’ha fatto. E il Signore ci guidava tutti! Ella andò, pallida e tremante, a chiamare l’Emilia addormentata. Le disse: «Levati da un pericolo peggiore della morte e vieni con me». Quelli a cui apparteneva la casa volevano impedirlo, ma fu come voler fermare il mare. «Allontanatevi – ella disse – io sono uno spettro che viene a strapparla dal sepolcro che s’è aperto innanzi a lei». Disse all’Emilia che m’aveva veduto, e che io le volevo ancora bene e che le avevo perdonato. In fretta, la fece vestire, le prese il braccio e la condusse via, debole e tremante. Di quanto si diceva intorno non sentì nulla, come se fosse sorda. Passò fra quella gente, guidando la mia diletta, non badando che a lei; traendola sana e salva, nel cuor della notte, da quel nero antro di perdizione. Ella ebbe cura dell’Emilia –

disse il pescatore Peggotty, che mi aveva lasciato la mano per portarsi la sua al petto, che ansava; – ebbe cura dell’Emilia, e la vegliò instancabilmente, e corse qua e là per lei negli intervalli, fino al giorno dopo. Si mise in giro a cercar di me, e poi a cercar di voi, signorino Davy. Non diceva all’Emilia per quale ragione usciva, per timore che le mancasse il cuore di vedermi, e tentasse di nascondersi. Non so dire come quella crudele signorina fosse venuta a sapere ch’ella era lì. Se l’individuo di cui vi ho già tanto parlato le avesse viste entrare, o se, come credo più probabile, lo avesse appreso dalla donna che voleva perderla, non mi importa molto sapere. Quel che m’importa è che mia nipote è 1297

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